Capitolo 42

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Il Pokerubo era gremito di gente di ogni età. Ragazzi squattrinati in jeans e felpa, uomini di affari in giacca e cravatta, escort in smoking o abito da sera: quel luogo accoglieva ogni vittima del gioco d'azzardo, qualunque fosse il suo reddito.

Dario scrutò brevemente l'ambiente e si diresse subito alla reception. Ebbe la sensazione di sentirsi osservato, probabilmente da alcuni dei criminali lì presenti. "Chi non vuole uccidere Risonanza qua dentro?" si disse.

L'uomo palestrato dietro al bancone della reception lo guardò dall'alto in basso. Dario rispose con un'occhiata di ghiaccio, totalmente priva di paura.

L'energumeno fu irritato da quell'atteggiamento – I minori non possono entrare qui.

Dario ignorò la provocazione e sfilò un pezzo di carta e una matita. Porse quindi il foglietto al receptionist, che vi lesse "Sono qui per incontrare il boss Lamantia".

L'uomo rise di gusto, facendo danzare il drago tatuato sul suo collo. Porse allora il biglietto alla donna accanto a lui – Vincenzina, guarda qua! Questo ragazzo ha voglia di essere pestato oggi!

La donna si alzò e si avvicinò al bancone. L'arroganza del ragazzo le sembrò eccessiva per la sua stazza – E tu chi saresti scusa?

Dario abbassò il cappuccio, rivelando il volto ai due. L'uomo non sembrò riconoscerlo, al contrario di Vincenzina – Risonanza!

- Chi? Questo pelle e ossa?

La donna annuì. Era stata lei a portare via Lamantia in auto dopo l'evasione e ricordava benissimo il volto di Dario, seppur in lontananza e oscurato dalla polvere - Sì, ne sono sicura al 100% - e accompagnò la risposta con la traduzione segnata.

L'uomo rise ancora – Provalo! Provalo o non ti faccio passare. Non mi interessa cosa pensa sta sfarfallata, io non crederò mai che il nostro boss è stato salvato da un ragazzino!

Dopo aver visto i gesti di Vincenzina, Dario guardò gli oggetti disposti sul bancone e prese un mazzo di carte. Lo mischiò e lo aprì a ventaglio davanti al receptionist, invitandolo a pescare. L'uomo pescò il tre di spade, prestando attenzione a non mostrarlo al supereroe. Dario ricompattò il mazzo e lo aprì, invitandolo adesso a porre la carta su una delle due metà. Lo richiuse e lo mischiò seguendola.

Alzò quindi la mano sinistra, contenente il mazzo, mantenendo bassa la destra. Spostò leggermente le dita, lasciando cadere le carte da una mano all'altra, in modo tale da separarle in volo di alcuni millimetri. Sussurrò una frequenza contro il flusso, interrompendola soltanto in uno specifico momento intermedio. Solamente una carta cadde sulla sua mano, mentre tutte le altre furono disintegrate dal suono emesso. Dario la prese e la voltò verso l'energumeno, pietrificato dal vedere il tre di spade.

Vincenzina rise di gusto e diede una pacca sulla schiena al collega sbiancato – Ci credi adesso? - si rivolse allora a Dario, segnandogli "Seguimi, ti porto a trovare il boss. Non puoi immaginare quanto ha parlato bene di te in questi giorni. Non lo ammetterà mai in tua presenza, ma sei il suo idolo per ora!" e rise ancora.

La donna lo condusse verso quella che sembrava la porta di uno sgabuzzino. La aprì e lo guidò giù per la scalinata dietro di essa. Sotto le scale vi era una seconda porta – Boss, abbiamo visite! - urlò bussando.

Un uomo aprì loro, abbassò lo sguardo verso Risonanza e sorrise – Dario! Come stai bello?

"Alberto! Bene, considerata la situazione. Voi invece? Tutto a posto?"

- Mi sto ancora abituando alla vita da criminale, ma sì dai, non posso lamentarmi – e li invitò dentro.

Luca Lamantia alzò lo sguardo verso gli ospiti. Il suo sorriso nel vedere Dario fu così ampio da mettere in mostra entrambi i suoi denti d'oro – Guarda chi c'è! Risonanza, il mio salvatore! - e rise – Vincenzina, spero lo abbiate accolto bene lassù!

Trio OmegaWhere stories live. Discover now