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Steinar corse su per le scale, lo scrigno lo teneva in camera da letto, ma non sapeva bene cosa fare, se usare il pugnale per uccidere Morean o tentare di riprendere i suoi poteri. Chissà se sarebbe stato in grado di usarli ancora una volta. Aveva capito che Morean non era un essere umano, benchè effettivamente assomigliasse ad un uomo normale: no, non era possibile avere tutta quella forza, e il suo volto poi... Avrebbe tentato di usare i suoi poteri, almeno avrebbe avuto qualche possibilità. Raggiunse la camera, aprì lo scrigno e prese il pugnale.

Morean si riprese dopo pochi minuti: cosa era successo? Ah già, ora ricordava, quel bastardo gli aveva buttato addosso una libreria. Avrebbe dovuto ucciderlo subito! Si alzò barcollando: aveva una brutta ferita alla testa e un dolore fortissimo alla spalla, ma il suo sangue di vampiro stava già risanando il taglio profondo. Per la spalla doveva aspettare.

Non sentiva più Steinar, dove si era cacciato? Doveva trovarlo, doveva finire quello che aveva iniziato.

Steinar aveva il pugnale in mano, ma doveva sbrigarsi, Morean l'avrebbe trovato da un momento all'altro. Aveva sentito il rumore della libreria che si schiantava per terra e quindi lui si era già rialzato. Aveva capito che lui era un vampiro, non poteva essere altrimenti. Doveva riuscire a schermare la sua mente anche senza poteri. E ci riuscì. Doveva uscire dalla casa, ma non poteva scendere di nuovo in salone, Morean poteva essere ancora lì. Decise di buttarsi giù da una finestra. Era un po' alto, ma con un po' di fortuna sarebbe atterrato su qualche albero lì vicino. E si buttò.

Morean stava salendo le scale, il suo istinto di vampiro gli diceva di andare su e all'improvviso udì un rumore di vetri infranti. Quel bastardo stava scappando! Salì le ultime scale volando, trovò la stanza e vide lo scrigno aperto sul letto. Che coraggio buttarsi giù dalla finestra da quell'altezza per un umano! E anche Morean si calò giù.

Steinar correva nel bosco all'impazzata, cercava un posto sicuro per compiere l'incantesimo. Sperava di ricordarsi ancora le parole esatte. Arrivò ad una piccola radura, sembrava il posto giusto ma doveva fare in fretta, non aveva più tempo. Morean era dietro di lui!

Appena entrato nel bosco, Morean sentì di nuovo i pensieri di Steinar. L'avrebbe preso, era vicino. Gli piombò addosso alla velocità della luce e lo stese a terra.

Steinar stava recitando a stento le parole dell'incantesimo, non se le ricordava più molto bene, erano passati decenni dal suo ultimo incantesimo. Morean lo sorprese ancora una volta alle spalle, ruzzolarono sul fogliame secco e lottarono, ma questa volta Steinar tenne il pugnale ben stretto nella sua mano. Con velocità fulminea gli affondò la lama in corpo con tutta la forza che aveva. Poteva aver guadagnato del tempo e, forse, poteva anche averlo ucciso, ma non era sicuro che l'argento fosse mortale per i vampiri. A dire il vero non ne aveva mai incontrato uno prima d'ora. Non perse tempo e si allontanò di corsa.

Morean avvertì un dolore bruciante sul fianco, era come se lava incandescente gli stesse entrando nel corpo, la vista gli si stava annebbiando. Perse le forze, quel dolore lo stava paralizzando, le sue membra si stavano intorpidendo. L'argento non era così letale, faceva male, si, ma questo era un dolore diverso. L'unica spiegazione era che il pugnale fosse impregnato di verbena. La verbena era devastante per un vampiro, bruciava tutto dall'interno, soffocava i polmoni, non si respirava più e non c'era rimedio per questo tipo di veleno. Era una morte lenta e atroce, si era in preda ad allucinazioni ed agonie strazianti.

L'unica salvezza sarebbe stato bere del sangue di vampiro, ma Morean era solo, e lo sapeva bene a quale destino andava incontro. Che amara coincidenza: anche lui stava morendo avvelenato proprio come Isabelle. Aveva fallito, non aveva portato a termine la sua missione, si sentiva come se avesse tradito Isabelle e questo non lo sopportava. Voleva piangere, aveva un bisogno disperato di piangere, ma la verbena non gli aveva lasciato neanche più una goccia di lacrima di sangue. Sentiva che le forze lo stavano abbandonando.

Seth era irrequieto. Erano passate più di due ore da quando Morean era scappato via dall'obitorio. Non poteva lasciarlo solo, non voleva. Sarebbe andato a cercarlo, in qualche modo l'avrebbe trovato. Lo sentiva, sentiva il suo impeto violento, i suoi pensieri rabbiosi. Poi, all'improvviso, più niente. Più nessuna voce, più nessun pensiero. Morean. Gli era successo qualcosa, un vampiro riesce sempre a sentire i pensieri degli altri vampiri, ma c'è solo un caso quando non si sentono più. Oh mio dio! Non c'era tempo da perdere! Seth doveva correre da lui, poteva già essere troppo tardi e non se lo sarebbe mai perdonato! Aveva memorizzato bene il posto da cui provenivano i suoi pensieri prima che sparissero. Era in un punto del bosco nelle colline sopra Parigi. Seth uscì sul tetto e si mise in volo.

Morean stava avendo una di quelle allucinazioni. Si sentiva così leggero che neanche avvertiva più dolore. Gli parve di vedere qualcosa muoversi là in mezzo agli alberi, forse era solo il vento. Ormai stava chiudendo gli occhi, si sentiva svenire ed aveva voglia di lasciarsi cullare da quella sonnolenza che, pian piano, si faceva strada dentro di lui.

Sentì un tocco dolce e delicato sul suo viso, come una carezza, era così piacevole e confortante! Ma non aveva la forza di aprire gli occhi. Un dolce profumo di fiori freschi gli inebriava la mente.

" Morean! Svegliati! Guardami negli occhi, puoi farcela! "

Quella voce, quel profumo... Morean era ancora parecchio intontito, ma quel richiamo lo stava svegliando, e quelle dolci carezze... Finalmente aprì gli occhi e vide la sua Isabelle, bella come non mai, chinarsi a baciargli le labbra, tenendo il suo volto nelle mani. Morean non seppe mai spiegarsi cosa realmente accadde in quel momento, ma quel bacio fu miracoloso, come se lei gli avesse soffiato un nuovo alito di vita. Fece per accarezzarle il viso, ma lei svanì così come era apparsa. Si era risvegliato, ma era ancora debole. Come avrebbe fatto a prendere quel bastardo? In quel momento i suoi occhi registrarono un movimento veloce e scattante ai margini della radura, una figura si stava avvicinando.

" Morean! Oh grazie al cielo ti ho trovato, amico mio! Vieni, bevi da me, ristorati e rimettiti in forze! "

Era Seth. Finalmente l'aveva trovato. Stava perlustrando il bosco alla cieca, non aveva ancora sentito la presenza di Morean, quando gli giunse un debole segnale nella macchia di alberi più avanti.

Seth si morse il polso e Morean bevve quel tanto che bastava a farlo tornare pienamente in sé, completamente guarito e ancora più forte di prima.

" Grazie Seth, grazie di cuore. Senza di te ero spacciato. Ho di nuovo rivisto Isabelle, sai? Ma questa volta non era un sogno, era così reale! Sentivo la sua pelle sulla mia! "

" Dai, vieni Morean, andiamo. Van Der Meer è ancora qua in giro. Prendiamolo prima che riesca a scappare! "

E si incamminarono per il bosco. Il tempo stava per scadere, l'alba era quasi vicina.


Morean Il VampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora