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L'indomani mattina Hily e Selene decisero di andare da zia Fiona. Dopo che Margot aveva spiegato tutto quello che era successo a Lucien, i primi sintomi della malattia, il peggioramento lieve ma sempre costante, i suoi malesseri e le sue debolezze, per Hily e Selene non c'era nient'altro da fare che provare a chiedere aiuto alla zia. Era una grande strega, molto potente e con tanta esperienza alle spalle. Forse avrebbe potuto aiutarli a scoprire qualcosa di più su questa malattia o, addirittura, a trovare una cura per salvare Lucien.

Zia Fiona viveva nel quartiere francese di New Orleans, in Bourbon Street. Era la sorella del padre di Hily e Selene, Viktor Van Der Meer. Hily aveva sempre voluto bene a zia Fiona, apprezzava la sua compagnia e il suo sarcasmo. Poi, purtroppo, un giorno, quando Selene era ancora piccola, Fiona aveva litigato pesantemente con Viktor ed aveva lasciato l'Olanda per trasferirsi in America. Aveva anche cambiato il suo cognome con uno più americano. Hily non ha mai saputo il motivo del loro litigio, sua madre non gliel'ha mai raccontato perché lei stessa non ne era mai stata messa al corrente.

La casa di Fiona era molto grande e bella, forse un po' troppo grande per una donna sola, ma lei viveva bene così.

" Zia Fiona, ci sei? Siamo Hily e Selene. "

Fiona corse ad aprire la porta, sorpresa e allo stesso tempo felice di quella inaspettata visita.

" Bambine mie! Che gioia rivedervi! E come siete cresciute, quanto siete diventate belle! Venite qua, fatevi abbracciare! "

Selene si ricordava poco di zia Fiona. Quando ancora veniva a fare visita alla sua famiglia a Rotterdam, Selene era una bambina piccola di appena sei anni, ma si ricordava che questa zia aveva tanto amore per i suoi nipoti, in particolar modo per lei e Hily.Si ricordava anche che la zia aveva lunghi capelli biondi e occhi color nocciola, gli stessi capelli suoi e di sua sorella Hily, solo che loro avevano preso il colore degli occhi del padre, un azzurro blu intenso.

" Sai cos'è successo? "

" Si lo so, vostra madre mi ha informato. Non mi era mai piaciuto Steinar, arrogante come suo padre. Aveva una luce strana negli occhi, uno sguardo ambiguo. "

" E quando saresti tornata da noi, zia? Se non fosse accaduto tutto questo, non ci saremmo mai più riviste. "

Hily parlava con una punta di risentimento. Aveva sofferto l'allontanamento della zia, l'unica persona in quella famiglia che sapesse usare la testa in modo corretto, e non seguendo quelle stupide regole sull'ordine e il controllo che aveva istituito suo padre. Forse anche per questo la zia aveva litigato con lui.

Intervenne Selene a smorzare la tensione.

" Abbiamo un problema. Un mio amico sta molto male, ma non riusciamo a trovare una cura adatta e lui peggiora. "

" Beh, che vada da un dottore allora a farsi vedere che gli darà dei medicinali più appropriati. "

" No, zia, non si può fare... "

" E per quale motivo, scusa? "

" Eh... perché lui è un vampiro... "

" Un vampiro. In città ci sono molti vampiri e la cosa non mi stupisce. Quello che mi stupisce invece è che un vampiro sia malato. Devo vederlo. Portatemi da lui. "

Morean era pensieroso. Questo era un problema davvero grave, la malattia di Lucien, il non sapere come curarlo per guarirlo, e non sapere nemmeno come si era potuto ammalare. La cosa più grave era che negli ultimi giorni era più stanco del solito, sembrava che le tisane avessero perso il loro effetto benefico. O forse la malattia stava avanzando più velocemente. Morean aveva voluto provare a dargli da bere persino il suo sangue, ma non era cambiato granchè, anche se Lucien si sentiva un po' meglio dopo averlo bevuto e poteva stare alzato per qualche ora. Come succedeva prima con le tisane. Non sapevano più da che parte cercare. L'unica speranza era che la zia di Selene e Hily portasse qualche buona notizia. Morean era preoccupato anche per Dorian. Lo vedeva che soffriva in silenzio, anche se cercava di nasconderlo dietro ai suoi sorrisi per non farsi notare proprio da Lucien. Dorian cercava di tenere alti gli animi, ma era lui stesso il primo che crollava, che moriva dentro.

Hily e Selene tornarono con la zia. Margot accompagnò Fiona in camera da Lucien. Dorian si trovava già lì. Fiona si avvicinò al letto e guardò Lucien e in modo sorprendentemente gentile, gli prese la mano e si sedette vicino a lui.

" Come ti senti, ragazzo mio? "

" Ah, ultimamente me lo chiedete in tanti. Come mi sento? Mi sento come se stessi perdendo ogni singola cellula del mio corpo, anche se ormai il mio corpo è morto da secoli. A volte mi manca l'aria, a volte qualcosa mi brucia dentro, e mi lascia sempre incredibilmente stanco, ogni volta sempre più stanco. Le mie mani sono fredde, la mia pelle si scolorisce sempre di più. E ora sono spuntate anche queste odiose croste sul dorso delle mani. Ma lei chi è? Un medico, per caso? Un medico dei morti? "

" No, Lucien, sono Fiona, la zia di Selene e di Hily e sono qui per aiutarti. "

Gli diede un affettuoso bacio in fronte e uscì dalla stanza.

Dorian era meravigliato dalla dolcezza di questa donna. Sapeva che era una strega e lei sapeva che loro erano vampiri. Ma non gli piacque il volto teso della donna. Le sfiorò il braccio ma Fiona gli fece cenno di scendere in sala.

Erano tutti presenti. Persino Ebony fece capolino dal corridoio. Cordelia avrebbe voluto stare vicino a Dorian, come amica, ma a volte si sentiva di troppo. Non che i ragazzi la facessero sentire esclusa, questo mai, ma era la situazione, così estremamente delicata ed intima che la metteva un po' a disagio, le dispiaceva tanto per tutto quello che stavano passando, soprattutto Dorian, a cui voleva sempre un gran bene.

" Allora zia Fiona, che cos'ha Lucien? Perché sta così male? Non farci stare in pensiero! "

Selene era molto agitata e quel silenzio le metteva ancora più ansia addosso.

" Come ben avrete capito, il vostro amico Lucien ha una malattia, una grave malattia del sangue che ancora adesso non riesco a capire come possa essersela presa. Si è sempre pensato che un vampiro sia immortale, e questa infatti è la verità. Ma ci sono dei casi, dei casi molto rari, direi più unici che rari, in cui può capitare che un vampiro si ammali. Me ne aveva parlato tanto tempo fa vostro padre Viktor, ma nemmeno io ci credevo. "

" Esiste una cura? Abbiamo cercato tanto sui libri di magia, anche su quelli di mia nonna, ho cercato anche su libri di magia nera, ma non ho trovato niente che possa esserci utile o almeno che possa accennare a questa malattia che ha Lucien... "

Margot tratteneva a stento le lacrime.

Fiona continuava a tacere. Sembrava che sapesse qualcosa, ma che avesse paura a dirlo. O forse era solo rispetto per il dolore degli amici più stretti di Lucien? Hily non capiva questo suo silenzio, la irritava.

Finalmente Fiona si decise a parlare, anche se si notava il suo nervosismo nei gesti, nella sua postura, non riusciva a guardare dritto negli occhi nessuno dei presenti, neanche le sue nipoti. Così parlò, tenendo lo sguardo basso sul pavimento e torcendosi le mani, come se volesse nascondere qualcosa, sempre in preda a quella strana agitazione.

" Mi dispiace per quello che sto per dirvi, ma sembra che non ci sia nessun tipo di cura per la malattia di Lucien, non che io sappia, almeno. Mi dispiace. Potete continuare con le tisane e anzi, vi procurerò io stessa altre erbe ancora più efficaci, ma non c'è niente al di là di questo. "

Un ruggito profondo squassò il salone, così potente che i vetri delle finestre andarono in frantumi. Dorian era furioso oltre ogni limite, aveva perso il controllo di sé dopo quella scioccante notizia. Per un secondo Morean ebbe paura che Dorian si avventasse su Fiona per sfogare la sua frustrazione. Lo aveva visto, Dorian si era trasformato in una maschera di odio e di disperazione. Gli occhi iniettati di sangue, i canini più sporgenti dalle labbra, la pelle cosparsa da quelle piccole vene scure. Poteva succedere l'irreparabile. Cercò di calmarlo. Gli si avvicinò per cercare di parlargli, ma ormai non c'era più niente da fare. Dorian aveva perso la ragione, e con un gesto della mano lo scaraventò fuori in giardino, attraverso le finestre rotte. Poi fuggì, veloce come una scheggia, invisibile a qualsiasi occhio umano. Fuggì nella luce del mattino. Una belva in preda alla rabbia e accecata dal dolore era libera di girare per le strade di New Orleans.


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