chapter 5

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Scherzavo.

Parlavo.

Sorridevo come se tutto fosse normale. Come se io fossi normale.

Ma non era così - o forse volevo solo auto convincermene? -.

Non avevo mai portato avanti una conversazione per più di due miserabili minuti, per mia volontà. Di solito era il lavoro in officina che mi obbligava a relazionarmi con il cliente per poter comprendere che cosa ci fosse che non andava nell'auto e aggiustarla in seguito. Ma mai avevo pensato che al di fuori di quel contesto, sarei stata così propensa a socializzare con un perfetto sconosciuto. Soprattutto dopo aver trascorso un'ultima settimana piena di terrore e angoscia.

Mi stava coinvolgendo particolarmente, mi interessava davvero trascorrere quei pochi attimi con qualcuno che non era affatto a conoscenza del mio passato, della mia figura sociale nel mondo o del come mi definivano tutti gli altri.

Potevo semplicemente far finta di esser un'altra persona senza neanche che lui se ne sarebbe potuto accorgere. Una senza problemi di autostima, senza attacchi di panico frequenti, senza la mancanza di una casa o di un gruppo di persone da poter esser soprannominate come la mia famiglia.

Potevo essere me stessa, senza però il peso sulle spalle di tutte le vicende passate ad ostacolarmi.

La brezza mi accarezzava dolcemente il viso e mi infondeva una certa serenità. Mi sentivo in pace come mai prima, senza nessuna distrazione pronta ad infastidirmi o arie negative pronte ad entrare in scena.

Il ragazzo si trovava ancora a fianco a me, ma non mi dava fastidio la sua presenza. Anzi, sembrava anche che mi aiutasse a rilassarmi.

Non dico di aver provato una strana attrazione verso di lui, ma la curiosità non mancava di certo. Mi piaceva il modo fluido con cui si lasciava trasportare dai vari argomenti, come riuscisse a sorridere nonostante il forte dolore che stava provando alla mascella perfettamente squadrata.

Probabilmente la poco razionalità che pensavo mi fosse rimasta, era ormai giunta al termine, tanto da permettere alla mia mente di lasciarsi andare per una volta. Ma ciò era paragonato ad un bene o ad un male?

E mentre il ragazzo dal nome ancora non riconosciuto, guardava di fronte a sé come se si fosse perso all'interno dei suoi pensieri, io di sottecchi tornai ad analizzarlo, o dovrei dire a fissarlo intensamente sperando che non se ne accorgesse.

All'improvviso un ricordo dei miei soliti momenti rassicuranti che trascorrevo con Sam, venne a galla. Sapevo perfettamente che prima o poi sarei dovuta andare avanti con questa storia, in un modo o in un altro, ma proprio non ci riuscivo in quel momento. Quella misera chiacchierata avuta neanche 10 minuti fa, era riuscita a svegliare dentro di me quel senso di vuoto che provavo soprattutto nel ricordare il volto stanco e provato di quell'uomo.

Una lacrima stava provando a fuggire dal mio controllo, ma prima che ciò potesse accadere, un piccolo frammento di quella lettera mi tornò in mente. "- Ti auguro di trovare qualcuno che ti sappia amare come io ho fatto con mia moglie, di non allontanare le persone che vogliono conoscerti realmente, di raccontare la tua storia senza aver paura di venir giudicata e di ridere ogni tanto, perché quel sorriso va mostrato al mondo."

Non ero mai riuscita ad ammettere a me stessa quanto mi sentissi in realtà sola a dover portare avanti quella vita. Non avevo mai preso in considerazione di avere dei nuovi amici, un ragazzo, o una casa tutta mia. Mi definivo troppo inesperta e troppo indaffarata per farmi trasportare ancora una volta dalle mie emozioni. In fondo proprio grazie a quest'ultime avevo perso la possibilità più remota di essere felice, ma sapevo anche che gliel'avevo promesso. Gli avevo promesso che sarei riuscita a renderlo fiero di me, che avrei provato ad essere una semplice e comune mortale, e non Summer Miller: la ragazza che ha perso tutto nella vita.

Fino a te.. [in pausa]Where stories live. Discover now