chapter 13

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Il colore blu ha sempre predominato all'interno della scuderia della Red Bull, così tanto che vederla ogni volta salire sul podio il più delle volte ha portato nella formula 1 una nuova folata di aria fresca, oltre che a far entrare nella spirale della paura tutti i più amati sostenitori delle scuderie nemiche.

Sin dai primi giorni sui kart molti anni ormai fa, si era già intravista la grande passione e la immensa rivalità che seguiva le vicende tra il tanto famoso monegasco e l'olandese originario del Belgio. Incidenti, discussioni, molteplici liti tra i due avevano susseguito durante la loro lunga carriera, fino poi a ritrovarsi insieme ad occupare due dei 20 sedili più ambiti nella categoria di auto più veloci del mondo; e nonostante qualsiasi persona al di fuori del loro quadretto familiare, pensasse che tra i due ormai i rapporti erano freddati solo per il semplice fatto che Max avesse battuto in poco tempo qualsiasi record esistente in quello sport lasciando a bocca asciutta Charles, a me piaceva vedere le cose da tutt'altra prospettiva.

Non era un mistero quanto il carattere suscettibile e fin troppo impulsivo del ragazzo proprietario della monoposto numero 33, avesse creato molti problemi durante il suo esordio e negli anni a seguire. Ciò però che non era mai stato messo in discussione sul suo conto prima d'ora, era quanto incredibile talento e fame nel portare punti a casa e nel mostrare qualcosa a chiunque abbia mai dubitato di lui, questo giovane avesse.

Ma questo oltre a farlo risultare agli occhi degli altri piuttosto arrogante, gli aveva assicurato la fiducia del proprio team senza alcun minimo impegno.

Per il ragazzo invece con il numero 16 stampato sulla propria maglietta, tutto quello che gli era sempre appartenuto poteva sembrare un peso fin troppo grande da sostenere, persino per uno che come lui ha sempre voluto fare indipendentemente qualsiasi cosa. Era cresciuto con delle responsabilità sulle spalle e nonostante la forte passione che potesse avere a quel tempo per i motori, la gioia nel vedere il padre felice a causa dei suoi risultati nel weekend lo metteva di buon umore ogni volta. 

Era il fratello di mezzo e anche se quello maggiore, Lorenzo, avesse aiutato molto nella sua crescita e anche in quella di Arthur, egli ha sempre pensato che potesse fare qualcosa in più piuttosto che far ricadere tutto il lavoro sporco sulle mani di suo padre e di suo fratello.

Con gli anni egli aveva scalato facilmente qualsiasi categoria che si presentasse davanti a lui, ma ciò che lasciò un segno profondo nella sua anima, fu forse la perdita del suo vecchio a causa di un cancro maligno. Nel letto di ospedale gli aveva riferito che aveva firmato per correre in Ferrari l'anno successivo, e anche se questo non era affatto vero, il sorriso che spuntò sul viso dell'uomo gli fece credere di aver fatto la scelta giusta a mentire. 

Dopo la degna sepoltura di Hervé Leclerc, Charles perse qualcun'altro di troppo fondamentale nella sua vita. Egli si chiamava Jules Bianchi ed era il suo padrino nonché grande amico e fedele spalla. 

Anche lui era un grande appassionato di auto da corsa, e proprio come il monegasco correva anche lui su una monoposto. 

Penso che dopo tutto quello che ha passato questo ragazzo non si sia mai ripreso del tutto, nonostante lo si veda molto sorridente il più delle volte. 

Delle perdite non sono mai facili da superare, soprattutto se a queste si aggiungono anche molti altri problemi da risolvere, e per quanto non mi fosse poi così tanto difficile immaginare che tipo di dolore straziante avesse provato durante quei giorni, sapevo e comprendevo che la sofferenza di una persona la si affronta sempre in modi diversi. 

Non ho mai odiato la Red Bull, soprattutto per essere molto competitiva quest'anno. Che senso avrebbe avuto poi?

Era pur sempre una scuderia solida, che facendo affidamento su tutte le energie dei loro impiegati e lavorando in gruppo fregandosi dell'ora tarda che facevano il più delle volte, sono riusciti a costruire un'auto che è stata in grado di vincere 4 volte il titolo mondiale subito dopo essere appena arrivati nella formula 1.

E a me il lavoro duro è sempre piaciuto da vedere soprattutto quando esso viene felicemente ripagato. L'unico problema che sorgeva quando osservavo i loro box era quanto cavolo fastidio i loro piloti in pista davano agli altri - o meglio dire a Charles e a Hamilton -. 

Certo, la pressione era giusto che ci fosse sennò che senso avrebbe avuto? Ma vedere quanto insistente fosse gareggiare ogni volta in un circuito diverso, con sulle spalle il peso di dover portare a casa un altro titolo mondiale o per altri vincerne uno, era quasi straziante.

Ormai la giornata era terminata e con la delusione di molti il tutto si sarebbe giocato il giorno dopo nelle qualifiche, quando la monoposto più veloce avrebbe preso la pole nel circuito cittadino di Monaco.

Ma ciò che mi scosse dai miei pensieri ancor prima che potessi realizzare la cosa, fu qualcuno con estrema fretta venirmi incontro e investirmi con il suo corpo muscoloso, tanto da farmi cadere con il sedere per terra in un millesimo di secondo. 

"Oh scusami non ti avevo visto." 

"Non mi pare di essere un nano da giardino. Cioè sì, forse bassa lo sono ma non pensavo così tanto da poter essere investita." Dissi mentre mi rialzavo da terra e mi pulivo le ginocchia con fare distratto sotto lo sguardo vigile dello sbadato di turno che mi ero trovata.  

Perché ogni giorno della mia inutile esistenza mi doveva succedere qualcosa? Possibile che fossi solamente una portatrice di problemi?

"Mi dispiace davvero, solo che con tutte queste persone intorno correre non mi era sembrata una brutta idea."

"A quanto pare io direi proprio di si." Gli risposi senza pensare. E fu solo in quel momento che mi decisi di alzare lo sguardo e posarlo su due iridi ipnotizzanti e fin troppo enigmatiche.

"Piacere Charles, ma questo penso tu lo sappia già." Cercò di riportarmi sulla terra dei vivi presentandosi. Ma questo peggiorò solamente le cose perché mi fece solo realizzare il fatto che davanti a me si trovava proprio quel 'predestinato'.

"Pensi che lo sappia perché potrei essere una tua stalker?" Cercai di riprendermi e tornare con i piedi per terra.

"No ma vedo che sei all'interno del mio box quindi qualcosa sul mio conto la saprai." Rise divertito, mentre io invece non feci a meno di sprofondare nell'imbarazzo più totale. Prima Hamilton e ora il monegasco, avevo per caso una calamita in grado di farmi scontrare con i piloti? 

"C'è l'hai un nome o dovrò chiamarti sconosciuta a vita?" Gli stavo per rispondere che sconosciuta poteva chiamare di certo la sua ragazza e non me, ma come sempre qualcosa mi interruppe proprio sul più bello.

"Si chiama Summer e ora io e lei dobbiamo andare via." Lewis si fece strada verso di me, prendendomi per un braccio e trascinandomi via da quel ragazzo incantevole e per quanto potessi sembrare leggermente contrariata da questa fuga improvvisa, l'inglese aveva avuto un tempismo perfetto nell'intervenire.

Speravo solo di non esser sembrata maleducata o peggio arrogante agli occhi color smeraldo del ragazzo, l'unica cosa che non volevo era fare una brutta impressione su qualcuno.

 Di problemi già ne avevo abbastanza e altri al momento non ne cercavo affatto. 




Fino a te.. [in pausa]Where stories live. Discover now