chapter 8

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"Siamo andati bene." Prese a parlare l'inglese, enfatizzando le sue parole dando anche una pacca amichevole sulla spalla di Toto Wolff che gli sorrise. Probabilmente avere nel proprio team uno con 7 campionati mondiali vinti era davvero emozionante, che quasi era difficile stupirsi quando portava a casa dei buoni risultati.

"Decisamente - si guardò il suo orologio costoso e rialzò il capo - Mancano poco più di due ore alla prossima sessione quindi vedi di riposarti." Il team principal si tolse con agilità le cuffie e si alzò dalla sua postazione andandosene verso gli ingegneri poco dopo aver sentito la risposta del suo pilota, che era piuttosto affermativa; forse anche lui aveva voglia di stendersi e rilassare i propri muscoli dolenti. Quest'ultimo però, e senza alcun preavviso, si girò nella mia direzione, beccandomi a fissarlo spudoratamente e al che alzò un angolo della sua bocca leggermente soddisfatto di avere anche un pubblico adatto con cui parlare.

"Sei stata grande poco fa, non pensavo che una ragazza come te sapesse riparare certe cose."

"Una ragazza come me?" Gli chiesi confusa, non riuscendo a capire se quello fosse un complimento o un insulto verso il genere femminile. 

"Si, in senso una che non pensa solo al trucco o alle unghie come la maggior parte di voi."

"Stai dicendo che quelle come me pensano solo a queste due cose? Sicuro di star bene Hamilton, perché stai peggiorando la situazione continuando a parlare." Alzai un sopracciglio incrociando le braccia al petto e attendendo che il monologo del pilota finisse. Okay che era uno dei miei due piloti preferiti ma venire qua, insultarmi, sminuire il genere femminile, e dire che le ragazze pensano solo a due semplici cose era davvero offensivo da parte sua.

"No...cioè sì, cioè no - prese un respiro profondo e si sedette sullo sgabello scuro al suo fianco - sto sbagliando tutto vero?" Mi chiese prendendosi la testa tra le mani leggermente frustrato e cercando di non badare agli sguardi incuriositi di altre persone sconosciute.

"Diciamo che come presentazione questa è decisamente la peggiore che potessi scegliere." Gli sorrisi posando poi una mano sulla sua spalla, nel vano tentativo di confortarlo.

Non capivo perché ma tutto questo mi veniva naturale, come il fatto di stargli accanto, - nonostante mi avesse rivolto la parola per due miseri minuti - farlo sorridere e vederlo sereno. Saltargli addosso non mi era neanche saltato in testa nonostante per anni fremessi dalla voglia di farlo, ma stranamente in quel momento tutto pareva esser diverso.

Io stessa mi sentivo diversa. 

Il vuoto che avevo nel petto si affievoliva lentamente stando accanto a lui, come anche quando la notte prima ero rimasta, per puro caso, in compagnia di quel famosissimo Lando Norris. Ma con il ragazzo con le treccine era diverso, mi sentivo in pace con lui, in una bolla, avevo un'armonia fuori dal normale in sua compagnia e non volevo assolutamente che si allontanasse un solo secondo dalla mia figura piccola e fragile.

Era un po' egoistico pensare certe cose visto che con molta probabilità aveva una famiglia propria da cui recarsi mentre invece io no, ma non riuscivo a farne a meno. Non appena si voltò verso di me sorridendomi lasciando così intravedere i denti bianchi e allineati perfettamente, mi riscossi dai miei pensieri.

Se avessi detto a qualcuno il come in quel momento non fossi svenuta davanti a tanto fascino inglese, mi sembrava come minimo dover ricevere il premio Nobel per la ragazza più brava a tenere le mani a posto in una situazione del genere.

"Ricominciamo da capo? Sai non mi farebbe bella pubblicità se qualcuno andasse in giro a dire che sono stato un vero e proprio maleducato con una ragazza bella come te." Disse con fare ironico facendomi ridere tanto da contagiare persino lui.

Fino a te.. [in pausa]Where stories live. Discover now