CAPITOLO 8

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Victoria's Pov

Ormai erano giorni o addirittura una settimana che lo vedevo in giro, alla torre, al campo al fiume e non capivo ancora perché mi evitava
Pensavo tra me e me
*perché mi evita? Ho fatto qualcosa di sbagliato? O quella sbagliata sono io?*
Questi pensieri continuavano a frullarmi nella testa e ogni giorno diventavo sempre più acida
Suzette: ei tori, tutto bene?
Io: cosa cazzo hai?
Suzette: ei ei, calma, non ti ho fatto nulla eh, ti ho solo chiesto una cosa
Io: scusami, è che... *sospiro* cazzo...secondo te...
Suzette: secondo me cosa?
Io: no nulla, dimentica quello che ti ho detto
Suzette: no bella, ora mi dici che hai
Io: no
Suzette: si
Io: ti ho detto no
Suzette: pensi ancora a...
Io: non dire quel cazzo di nome
Suzette: perché?
Io: hai idea di quanto mi stia facendo soffrire?! Lui er... è tutto per me, è la persona che vorrei al mio fianco, vorrei che fosse qui con me, qui vicino a me ma a quanto pare io sono una ragazza come le altre, magari sta uscendo con qualcuna più bella di me, magari non si ricorda più di me, magari mi odia, magari...

Non riuscii a trattenere le lacrime, mi buttai sul cuscino con le braccia che coprivano il viso. Sentivo gli occhi come se fossero sotto un mare, si, un mare di dolore, le maniche della felpa si coprivano di chiazze più scure che mano a mano aumentavano di volume. Le corde vocali originavano suoni lontani dalle parole, erano suoni incomprensibile alle orecchie ma ben comprensibili per il cuore. Erano singhiozzi di dolore e rabbia, delusione e rimorso.

Suzette: vic senti... prova a... a parlargli no?
Immediatamente si accorse di quello che disse
Suzette: come non detto. Non so che dire... vuoi restare da sola per un po'?
Nessuna parola, solo singhiozzi
Suzette: ok... ci vediamo... domani, si, domani
Era visibilmente a disagio, continuava toccarsi le dita, come se stesse giocando con esse. Di tanto in tanto portava la sua mano un po' tremolante sui suoi capelli blu e ne faceva dei boccoli per scaricare la tensione e lo stress però alla fine lo stress ebbe la meglio e non diede altra scelta alla ragazza di lasciare un po' di privacy alla sua migliore amica
Uscita dalla porta si senti un forte "cazzo" poi scese di corsa le scale e uscì il più velocemente possibile dalla casa.

Passò circa un'ora quando smisi di piangere.
Avevo gli occhi completamente rossi, mi sentivo confusa, o meglio, una stupida. Chi avrebbe mai fatto scappare la propria migliore amica solo per delle tue fottute paranoie?
Solo io ne ero capace, solo io ero capace di distruggere rapporti in quel modo, tagliare filo per filo il rapporto che, come due sarte, abbiamo cucito in tutti questi anni.
Pensai a tutte le giornate passate insieme, a tutti i pianti fatti insieme, a tutte le risate e a tutte le cavolate fatte insieme poi lo sguardo si posò sulla forbice che fuoriusciva dal mio astuccio...

IL PRIMO SENTIMENTO Where stories live. Discover now