Prologo

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Anno 2578 

Capitale Nowood

Regno di Varesian



Il ticchettio degli stivali in cuoio riempì i silenziosi corridoi in mattoni grigi che conducevano alla sala del trono. Il ragazzo svoltò l'angolo, e si ritrovò davanti l'enorme porta in legno massiccio che lo separava dall'unica persona di cui avesse mai avuto paura in tutta la sua giovane vita. L'unica che riusciva ad annodargli le viscere con una sola parola.

Due guardie ne sorvegliavano l'ingresso.

Appena lo videro, entrambe chinarono il capo rispettosamente.

«Vostra Altezza» salutarono all'unisono.

Il giovane fece un breve cenno verso la porta, e la guardia alla sua destra si voltò, afferrò le eleganti maniglie e la spalancò.

«Fa il suo ingresso: Sua Altezza Reale, il Principe Daerian» annunciò.

Daerian deglutì. Inalò tutto l'ossigeno che i suoi polmoni erano in grado di contenere, poi espirò, assaporando la dolce ma fugace calma che il gesto gli conferiva.

Si incamminò verso il trono, la mano sinistra stretta intorno all'elsa della spada al suo fianco.

Lanciò qualche occhiata alle persone intorno a lui. Ogni Lord del Regno era lì, ogni Generale, insieme a chiunque contasse vagamente qualcosa in tutta Varesian.

Gli parve di giungere troppo in fretta dinanzi al suo destino. Toccò ora a lui chinare il capo e rimanere a fissare il pavimento in marmo bianco della sala per un tempo che sembrò interminabile.

«Figlio mio!»

Daerian alzò la testa, incontrando quegli occhi verdognoli così simili ai suoi. Non un classico verde, ma uno cupo, scuro. Come quello delle foglie più vecchie in cima agli alberi più antichi, che avevano visto il tempo scorrere sopra di loro, senza però esserne mai partecipi.

Quegli stessi occhi ora lo stavano scrutando. Cercavano di leggere ogni minuscolo dettaglio di lui, trafiggendolo da parte a parte. Suo padre, il Re Thael, sedeva su un trono in avorio nero, i gomiti distesi sui braccioli finemente lavorati dai migliori artigiani di Varesian, che erano riusciti a far assumere a quel raro ma forte materiale la forma di un lupo: lo stemma della casata dei Thorne.

«Padre» salutò pacatamente il giovane.

Il sovrano schioccò la lingua, mentre un sorriso che non raggiungeva il suo sguardo gli si dipinse sul volto ricoperto da una curata barba nera.

«Il momento è arrivato» annunciò orgoglioso a Daerian, poi spostò la sua attenzione sui presenti a pochi metri da lui. «Tra pochi giorni, vendicheremo la nostra adorata Regina Dilca estirpando una volta per tutte quella feccia dalle orecchie a punta che sporca con la sua esistenza la nostra amata Ashima.»

Daerian si guardò intorno. Ovunque i suoi occhi si posassero, trovava unicamente assenso. Con dispiacere, persino quello del Generale Stokovich. Un uomo tutto d'un pezzo, che serviva la casata dei Thorne da più di trent'anni. Prima di diventare Generale, Stokovich era la guardia personale di sua madre. Dopo la tragedia, il soldato non fu più lo stesso. Era compito suo proteggere la Regina, ma aveva fallito. Chiunque altro lo avrebbe condannato a morte, ma non suo padre. Il Re fu più subdolo, usò il dolore del Generale per nutrire il suo odio verso gli Elfi. Se Stokovich osava disperarsi, Thael gli metteva davanti un obiettivo; se osava abbattersi, gli ricordava della sua vendetta. Col passare degli anni aveva reso quell'uomo, una volta caparbio ma buono, un irrefrenabile sanguinario. Il ragazzo aveva sperato per anni che il Generale rinsavisse, che capisse che sterminare gli Elfi non avrebbe riportato in vita la Regina, ma ciò non accadde. Thael gli aveva risparmiato la vita, quindi ora Stokovich avrebbe dedicato la sua intera esistenza a servirlo.

Daerian ricordava appena sua madre. Le storie sulla sua morte gli sembravano a volte essere più forti del suo ricordo. Il nome di chi l'aveva uccisa veniva bisbigliato da vent'anni in ogni corridoio del castello, ma mai veniva pronunciato dinanzi al Re. Daerian aveva visto con i suoi stessi occhi come il solo sentire quel nome iniettava le iridi del padre di una cieca follia.

Ras'Dan. L'Elfo Oscuro. Il più potente tiranno di tutti i tempi. L'unico che avesse mai provato a riunire tutti e sette i regni sotto un unico impero. Era scomparso da anni ormai, qualcuno diceva fosse morto. Altri blateravano che fosse ancora vivo e che stesse aspettando il momento più opportuno per fare il suo ritorno.

Tra pettegolezzi, verità o bugie, Daerian era certo solo di una cosa: la chiamata alle armi di suo padre non aveva nulla a che vedere con Ras'Dan.

Per quanto anche lui stesso detestasse gli Elfi, questa guerra non aveva lo scopo di vendicare la Regina Dilca, ma solo quello di rendere il Re più potente.

Daerian si domandò se, quando fosse giunto il momento, sarebbe stato capace di guardare negli occhi l'ultima famiglia Elfica rimasta in tutta Ashima, e massacrarla.

Probabilmente, pensò, lo avrebbe scoperto presto.

Kingdoms Of AshimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora