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Luogo sconosciuto, a sud della Foresta Oscura

Regno di Varesian



Un rumore sordo la fece svegliare di colpo.

«Alzati, principessa! È il momento di farci belle» sbeffeggiò Howell, mentre noncurante picchiettava la lama del suo pugnale contro le sbarre in ferro della prigione, provocando un irritante frastuono.

Meel mugolò, aprendo gli occhi nella penombra della sua cella. Un fievole raggio di sole proveniva dalla finestra del corridoio alla sua sinistra, andando a illuminare la figura del suo aguzzino dinanzi a lei.

Howell aveva un odioso sorriso stampato sulla faccia paffuta. Se ne avesse avuto le forze lo avrebbe maledetto con epiteti poco idonei a una signorina, come amava definirla sua madre, ma era così debole che non era nemmeno sicura di riuscire ad alzarsi da quella posizione rannicchiata sul pavimento che aveva assunto. Era lì da giorni, aveva smesso di contare quanti, e i suoi carcerieri le avevano dato solo un po' d'acqua per tenerla in vita. Lo stomaco le faceva male in modo violento, anche se dopo un po' aveva iniziato ad abituarsi a quel fastidio.

L'uomo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni delle chiavi e con esse aprì la cella. «In piedi» le ordinò, ma quando non vide nessuna reazione nella ragazza, le si avvicinò e afferrandola per un braccio la tirò su. «Cos'è? Hai perso tutto il tuo coraggio, ora?» rise, poi la scortò fuori.

Meel si lasciò trascinare, troppo debole per poter reagire e troppo intelligente per capire che, a differenza di lui, lei non aveva nessuna arma con sé. Uscirono nel piccolo corridoio e, per la prima volta da quando era arrivata lì, la ragazza notò una fila di celle che si estendevano quasi a perdita d'occhio su entrambe le pareti. Udì uno strepitio provenire da quella a destra della sua, ma quando provò a scrutarci dentro, l'oscurità non le permise di vedere il suo ospite. Quel posto doveva essere pieno di altri prigionieri come lei.

Howell la spinse su per una scala in pietra grigia. «Dovresti essere contenta, sai» continuò lui, «stai per incontrare il capo, quindi dobbiamo renderti presentabile.»

Sbucarono in una stanza più grande, dove Meel contò almeno una decina di uomini. Se ne stavano seduti intorno a dei tavoli in legno, con le spade che ciondolavano ai loro fianchi e un boccale di birra in mano. Non sembravano soldati, nessuno di loro. Meel riconobbe Tyros, uno dei suoi rapitori. Lui si accorse di lei e le fece un occhiolino divertito, un sorriso gli stirò la faccia magra andando a mostrare dei denti ingialliti.

Uscirono presto anche da lì e si ritrovarono in un corridoio molto più luminoso rispetto al primo, non troppo lungo, che a sua volta portava a quattro diverse stanze dalle porte chiuse. Howell si fermò alla prima a destra e l'aprì. Dentro vi era un'anziana signora con indosso un lungo abito grigio e un grembiule legato intorno alla vita. Indossava una cuffia per capelli che le copriva la chioma argentea. Il viso era spigoloso e scavato e il tutto le dava un'aria malnutrita e stanca. Meel si rese conto che era la prima donna che incontrava lì.

La stanza era molto spoglia, vi era solo un tavolo con sopra due grossi secchi colmi d'acqua, dei vestiti piegati e un paio di forbici, poco distante una sedia in legno. Meel notò che il pavimento era bagnato.

«Lei è la prossima» disse Howell, spintonando Meel all'interno, l'anziana annuì in risposta. «Tu, vedi di fare la brava o sarò costretto a restare qui per controllarti» l'ammonì, e l'ultima frase la pronunciò con un ghigno viscido che fece venire a Meel i brividi. Se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

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⏰ Last updated: May 10 ⏰

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