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Nave da guerra Calliope

Acque extraterritoriali

Al Largo delle coste del Regno di Dathrika

«Tutta a babordo!»

Un altro scossone e la nave ondeggiò pericolosamente. Schizzi di cristallino mare blu colpirono il viso dell'uomo mentre saliva frettolosamente le scale che collegavano la sottocoperta al ponte. Si asciugò la guancia col polsino della giacca. I suoi occhietti scuri saettavano da poppa a prua, il panico generale si era scatenato sulla Calliope.

Si passò la lingua sulle labbra secche, inumidendole. Qualcuno sarebbe stato punito per questo. Scrutò il viavai di marinai, finché non adocchiò la sua vittima. Lo puntò come un falco mentre gli usurati stivali marroni si inzuppavano nell'acqua salmastra.

«Edvin!» sbraitò e vide la sua preda sbiancare in volto. I capelli biondi bagnati e spalmati sulla fronte. Una mano che stringeva il timone alla sua destra.

«Capitano!» tremò quello.

«Cosa diavolo sta succedendo alla mia nave?» gli domandò l'uomo, quando lo raggiunse sul ponte di comando.

Edvin deglutì, tentando di ritrovare una parvenza di compostezza. «Ci siamo impigliati in qualcosa.»

Hadran Galava, il Capitano della Calliope, una delle navi più prestigiose dell'intera flotta di Dathrika, si guardò intorno. Oltre a loro, solo l'immenso mare aperto. «Qui?» chiese, confuso.

«Io... non lo so come sia possibile» balbettò quello.

Il Capitano inspirò, digrignando i denti. «Se ci siamo impigliati, l'ultima cosa che devi fare è andare tutta a babordo! Hai intenzione di farci affondare?»

Edvin stava per rispondere, quando un altro profondo scossone lì colpì, l'uomo perse l'equilibrio e finì a terra, l'acqua che gli bagnava i pantaloni della casacca blu e oro.

Hadran dovette afferrare saldamente il corrimano per non fare la stessa fine del suo Primo Ufficiale. «Raddrizzate il timone!» urlò ai suoi sottoposti, «ammainate le vele, e fermate questa dannata nave!»

Ogni marinaio intorno a lui si affrettò a seguire gli ordini. Quando anche la vela quadra dell'albero di mezzo venne avvolta, Calliope smise di ondeggiare furiosamente.

L'uomo lanciò un'occhiataccia a Edvin. «Un altro errore del genere e ti degrado a mozzo.» Il Primo Ufficiale deglutì. «Ora,» continuò «scopri in cosa ci siamo impigliati.»

Quello sbiancò. «In che modo, Capitano?» chiese incerto.

«Beh, tuffati, ovviamente» rispose stizzito l'altro.

«Ma...» tentò di obiettare, ma ingoiò le parole quando vide lo sguardo del suo superiore trafiggergli la nuca da parte a parte.

Edvin si avvicinò titubante alla ringhiera del ponte, le dita si avvinghiarono al legno. Guardò sotto di lui i quattro metri che lo separavano dall'immenso mare aperto. Si spogliò della giacca dell'uniforme, liberandosi anche degli stivali. Gli occhi chiari indugiarono brevemente sul resto dell'equipaggio riunitosi intorno a lui. Deglutì, facendo appiglio a tutto il coraggio che riuscì a trovare. Scavalcò il corrimano, un ultimo profondo respiro, e saltò nel vuoto.

Pochi secondi, e uno splash venne udito da tutti e quarantatré gli uomini presenti sul ponte.

Hadran scrutò il punto in cui il suo Primo Ufficiale era appena stato inghiottito dalle onde scure. Tra le increspature, vide la figura dell'uomo nuotare verso la chiglia della nave.

Kingdoms Of AshimaOnde as histórias ganham vida. Descobre agora