CAPITOLO 11

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CACCIA ALL'HORCRUX

Non fu affatto semplice arrivare fino alle profondità della Gringott. La famosa banca dei goblin vantava una sicurezza impareggiabile. I pochi ladri che avevano tentato di rubare nelle camere blindate non riuscirono mai nell'impresa, al contrario incontrarono la dura legge dei goblin.

Nessuno voleva pensare alle dure pene e alle torture che i goblin avrebbero applicato sui ladri. Dopotutto bastava leggere la frase incisa sulla porta d'ingresso della prestigiosa banca per capire rigidità dei goblin.

"Entra straniero, ma ti ricordo cosa spetta a chi è ingordo. Chi prende senza meritare molto cara la dovrà pagare. Quindi se cerchi nei sotterranei qui da noi tesori che non sono tuoi... Sta' attento, ladro, sei avvisato: ben altro tesoro ti è riservato..." 

I ladri erano avvertiti.

Antares, però, non era un comune ladro. No. Era il padrone della morte. Il detentore dei tre leggendari doni della morte. Colui a cui era stato affidato il compito di distruggere gli horcrux di Voldemort dalla personificazione della Morte. Non sarebbe stata quell'incisione a fermarlo.

Si trovò quindi davanti alla camera blindata della Famiglia Lestrange. Da sotto il mantello dell'invisibilità oltrepassò lentamente e molto attentamente il drago che era stato messo in difesa della cripta.

Arrivato dinnanzi alla porta della cripta, estrasse la potente bacchetta di Sambuco e la puntò sulla porta.

"Alohomora." - sussurrò Antares.

La porta, contrariamente alle aspettative del mago, si aprì. Entrò quindi all'interno della ricca cripta. I tesori dei Lestrange erano numerosissimi, impossibili da contare nel poco tempo che aveva a disposizione.

Antares guardò i diversi lingotti d'oro e tesori vari alla ricerca dell'horcrux. Camminò per tutta la cripta finché non trovò un alto scaffale in cui erano conservati tre oggetti simili a dei trofei. Erano delle coppe e Antares non dubitava che una di quelle era l'horcrux che stava cercando.

Puntò la bacchetta in direzione dello scaffale e sussurrò l'incantesimo "Accio Horcrux". L'oscuro e vile oggetto di Voldemort rispose all'incantesimo e fluttuò verso la mano libera del forte mago.

"Vile creazione." - pensò Antares.

L'oscuro oggetto che tenne in mano capì di essere in pericolo e si difese quindi come tutti gli altri horcrux. Cercò di corrompere il mago con la sua oscura magia. Antares, però, non era affatto un mago debole. I suoi scudi da occlumeno erano stati ben allenati e resi quindi resistenti ad attacchi di quel tipo.

Scrollandosi di testa i tentativi dell'horcrux, poggiò l'oggetto sul pavimento della cripta ed estrasse la potente spada dei Peverell. La impugnò con entrambe le mani e si preparò quindi a colpire il bersaglio con un potente fendente.

Una normale spada d'acciaio non bastava per distruggere un horcrux. Ma la spada dei Peverell non era  un'arma comune. Essa, a differenza delle comuni spade da combattimento, era imbevuta  del veleno del veleno dell'antico drago di Edrebi, antenato del Nero delle Ebridi, e del veleno di basilisco. Ciò formava un mix perfetto per distruggere oggetti come gli horcrux.

La potente lama incontrò la coppa di Tassorosso senza incontrare alcuna resistenza. Conseguentemente dalla coppa della fondatrice di Hogwarts uscì improvvisamente una cortina di fumo che oscurò l'intera cripta. Nell'oscurità che si era abbattuta all'interno della camera blindata, Antares poté sentire dei sussurri.

Il Padrone della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora