¹𝗛𝗮𝗸𝗸𝗮𝗶 𝗦𝗵𝗶𝗯𝗮 𝘅 𝗳𝗲𝗺. 𝗿𝗲𝗮𝗱𝗲𝗿

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Tw: death, blood, hysterical cry

Genere: angst, hurt

SPOILER ALLERT (?)

𝐈𝐭'𝐬 𝐧𝐨𝐭 𝐠𝐨𝐨𝐝𝐛𝐲𝐞

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𝐈𝐭'𝐬 𝐧𝐨𝐭 𝐠𝐨𝐨𝐝𝐛𝐲𝐞.

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Le lacrime salate iniziarono a cadere anche sul parquet del mio appartamento, singhiozzando, ne feci - sbadatamente - cadere altre. Non riuscivo proprio a smettere. Faceva male, malissimo. Continuavo a piangere abbracciata dall'ombra e carezzata dalla lieve luce lunare che s'era riuscita a introdurre tra due (o tre) spifferi delle persiane della cucina.

Continuavo a chiamarlo al cellulare sperando in qualche sua risposta, ma niente, risultava irraggiungibile. Singhiozzai ancora e mi sedetti per terra. Stingendo le gambe continuai a piangere cercando di calmarmi.

...

Ormai erano circa le 3:00 di notte e, come volevasi dimostrare, avevo pianto così tanto da finire le lacrime.

Con una mano le asciugai dal viso.

-"Ahi!"- sussultai.

Accesi la luce della cappa - per non stressare ulteriormente gli occhi con la luce - e guardai la nocca dell'incide destro con cui mi ero asciugata le lacrime per accorgermi di alcune goccioline di sangue su di essa.

-"Perfetto ..."- pensai.

Ora non potevo nemmeno più piangere. La pelle era talmente irritata da iniziare a sanguinare.

Mi recai in bagno con l'intento di procurarmi un dischetto di cotone e dell'acqua ossigenata, ma feci un grosso errore: questa stanza era il posto in cui io e Hakkai - la persona per cui mi sto disperando - facevamo i discorsi più significativi. Bizzarro, vero?

Eravamo soliti farci il bagno insieme e, come per magia, cullati dall'acqua calda e il profumo dei sali minerali, iniziavamo a parlare del più e del meno. Intersecavamo discorsi idioti con quelli più profondi, ci scioglievamo, trovando sempre il sostegno dell'altro, pronto a consolarci. Fantasticavamo sulla nostra futura vita e sul nostro matrimonio ormai alle porte.

Percepii gli occhi diventare nuovamente lucidi, ma non potei piangere, non me lo permisi.

Afferrai l'acqua ossigenata e i dischetti di cotone per uscire velocemente da lì. Poco dopo mi accinsi a tamponare delicatamente la pelle e fermare il flusso di sangue.

Finito ciò poggiai sul tavolino del soggiorno i due oggetti e buttai i dischetti usati nella pattumiera. Rimasi inerme dinanzi ad essa.

-"Mi sento così."- dissi.

Sul serio, mi sentivo uno schifo. Da quando se n'è andato non passava giorno in cui non lo pensassi, in cui non lo chiamassi - invano - al telefono, in cui non mi disperassi, in cui non provassi ad andare avanti senza mai riuscirci.

𝗧𝗢𝗞𝗬𝗢 𝗥𝗘𝗩𝗘𝗡𝗚𝗘𝗥𝗦 𝙾𝙽𝙴𝚂𝙷𝙾𝚃 ✧ 𝙷𝙴𝙰𝙳𝙲𝙰𝙽𝙾𝙽Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora