Anche chi non se lo merita

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Lavinia Pov

Il vuoto freddo lasciato da Novembre venne ben presto riempito e, dove tutto appariva immensamente triste, le luci colorate ne delimitarono i contorni.

Quello era il Natale per me, quell'anno: una scatola piena di malinconia sigillata da mini lucciole e coccarde.

Non avrei mangiato i biscotti di Harry, né avrei pensato al suo regalo. Niente sarebbe stato come prima e questo rendeva tutto ancora più freddo.

Camminare per Camden Lock ad inizio Dicembre era una tradizione a cui non avrei mai rinunciato, ma quel giorno fu dura trascinarsi fuori di casa. Così, dopo aver indossato i Jeans del giorno precedente, un maglione nero e una vecchia giacca a vento del medesimo colore, uscii dall'appartamento e raggiunsi la metro.

Prima di arrivare venni travolta da un'atmosfera dolce e festosa, ma non riuscii ad essere felice. Le melodie provenienti dai carillon e le luci tutte intorno alle vetrine dei negozi non bastarono a darmi calore.

Mi strinsi nella giacca, nascondendo la bocca nella sciarpa per soffiare un po' di aria calda, ma io quel freddo, ce l'avevo anche dentro.

Raggiunta la stazione, scesi le scale velocemente senza rendermi conto di aver urtato contro un paio di persone, che sembrarono non essersene nemmeno accorte.

La metro arrivò in anticipo e feci un sospiro di sollievo quando notai un posto libero vicino all'uscita. Mi infilai le cuffie e alzai al massimo il volume, cercando di mettere a tacere quei pensieri che si erano già insediati dentro la mia testa, poi chiusi gli occhi e nel giro di un paio di canzoni, arrivai a destinazione.

Incrociai le braccia al petto, non appena la metro sfrecciò via lasciandosi dietro quell'odore acre di smog. I capelli si scompigliarono, ma non cercai di sistemarli: nessuno se ne sarebbe accorto, e anche se l'avessero fatto, i loro sguardi non sarebbero mai stati giudicanti.

Iniziai a camminare lungo la strada guardandomi intorno: c'erano bancarelle di ogni genere in contrasto con i piccoli negozi artigianali che avevano di fronte, ma tutto era in armonia. Alcuni abiti colorati erano appesi fuori dalle vetrine, così come i calzini e le borse.

Continuai a camminare, lasciandomi indietro due signore sulla settantina, che stavano discutendo su chi doveva aggiudicarsi il paio a righe gialle e nere.

Oltrepassai altri negozietti avviandomi verso il centro, alla ricerca disperata di qualcosa che avrebbe potuto rendere il mio albero meno triste e ricordo di aver pensato di averne bisogno anche io;

a Dicembre tutti si meritano di essere felici, anche chi non se lo merita davvero.

Attratta dal grande fiocco rosso sulla vetrina, decisi di entrare in un negozietto piccolissimo. Aveva le pareti ricoperte di carta da parati beige con fiorellini in stile bohemien e un bancone di legno scuro, su cui poggiava la cassa e altre cianfrusaglie.

L'odore di cannella, vaniglia e sambuco che emanava quel posto mi rincuorò, spingendomi verso gli scaffali contenenti palline di ogni tipo: c'erano quelle rosse ricoperte d'oro, quelle con le iniziali dei nomi e quelle di vetro; grandi, piccole e medie.

Sfiorai con delicatezza una delle palle rosse in vetro, prima di essere ammonita dal proprietario con un sorriso non troppo sincero.

«Mi scusi.» Ritirai la mano, continuando a fissare la palla. «È molto bella, lo so. Sono in vetro di Murano, sai?" Il signore sorriso davvero, stavolta. «Murano è-»

«Murano è una delle isole più belle che abbia visto.»
Essere con lui poi, la rendeva in qualche modo anche più bella.

«Conosce quanto è pregiata, allora.»

Le stelle dentro | Harry Styles |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora