Medaglia

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Lavinia pov

Alla fine, facemmo finta di niente e mi portò dove aveva promesso, in un posto senza il sole: L'acquario.

Iniziai a pensare più del solito, facendo invidia alle menti dei più illustri poeti.
Non capivo come la medusa potesse essere un animale pericoloso.

C'era qualcosa nel modo in cui volteggiava nell'acqua che mi faceva sentire in pace con me stessa. Mentre la osservavo muoversi pensavo che erano tante le cose che erano belle, ma erano in grado di ferirci e provai un profondo fastidio nascere da dentro, proprio all'altezza del cuore.

Quando mi voltai a guardare Harry la situazione non migliorò. I suoi occhi vispi seguivano i pesci nella grande vasca sopra di noi e non fecero che intensificare quel fastidio. Vederlo comportarsi come se non fosse successo niente, era troppo anche per me.

Avevo pensato di poter migliorare, di essere una buona amica quella volta, ma continuavo ad inciampare sempre sul solito errore che la vita continuava a farmi rivivere, fin quando avessi preso la scelta giusta.

Dannate lezioni karmiche.

Sembrava di vivere in un videogioco, senza sapere quali tasti premere per giocare. Senza nessuno che ti indirizzasse la giusta via da seguire e senza dimenticarsi tutto al nuovo livello.

Ogni partita era sempre più difficile per colpa del fardello di errori che ti portavi dietro da quella precedente.

In questa partita, io provavo dei sentimenti per il mio migliore amico, e forse lui li provava per me. Ma se avessi giocato male, l'avrei perso di nuovo e forse non ci sarebbe stata un'altra occasione per averlo vicino.

«Lav? Tutto apposto?» Chiese poi portando lo sguardo, ormai accigliato, su di me. Annuii e tentai di allontanarmi ritrovandomi di fronte solo grandi distese di acqua separate dal vetro sopra le nostre teste.Mi concentravo sui pesci e sul modo in cui si seguivano senza paura di sbagliare strada e sentivo una grande e profonda invidia.

Chiusi gli occhi un attimo prima di appoggiare la fronte al vetro, ma Harry mi fu accanto nel giro di un attimo.
«Lavinia?»

Un respiro, poi un altro ancora. Ma gli occhi non accennavano ad aprirsi.

«Dimmi un ricordo felice, io ti dirò il mio.»Provò a mantenere la calma e il sorriso nonostante stesse diventando rigido. Era comprensibile visto che non sapeva cosa stesse succedendo. «Veloce prima che inizi io.» Scherzò.

Aveva funzionato perché sospirai e mi lasciai scivolare lungo la vasca finendo per sedermi in terra.

«Il primo giorno di campeggio a Gallipoli» O questa mattina, premuta contro la mia libreria.

«Di tutti i ricordi felici tu scegli un campeggio sperduto in mezzo al niente?» Sbuffò una risata prima di sedersi accanto a me.

E intanto le persone che avevamo intorno sembravano sparite mentre continuavamo a percorrere il sentiero del passato.

«Avevano le frise in quel campeggio.» Risposi ovvia.
«Pane e acqua intendi?» Annuì ironico. «Sì, ricordo che il piatto del giorno è simile anche in carcere.» Lo colpii con la spalla trattenendo una risata.

«E' il tuo turno.»Dissi guardandolo mentre l'acqua gli disegnava sul volto alcuni riflessi bluastri.

«Il cinema a Parigi.» Disse convinto con un cenno del capo.

«Dimenticavo la tua ossessione per i fratelli Lumière.» Roteai gli occhi prima di guardarlo.

«Non è un'ossessione quella che hai per i libri?»
«Colpita e affondata.» Alzai le braccia in segno di resa e stavolta iniziai a ridere davvero. La tensione accumulato quella mattina iniziò a lasciarmi. Forse c'era ancora tempo per essere soltanto amici.

«Tu leggi le storie, io le guardo.» Disse poi alzando la testa per guardare in alto. «Due facce della stessa medaglia, tu ed io.»

«Lo credi davvero?»

Annuì soltanto prima di sussurrare qualcosa. Non seppi mai perché lo sussurrò, ma mi piaceva pensare che volesse un'altra scusa per avvicinarsi e far sì che lo sentissi soltanto io.

«E il tuo libro che storia racconta?»
«La storia di tutti e di nessuno.» Mi strinsi tra le spalle.
«E questo che cosa vorrebbe dire?»
«Che se ti ritrovi nelle pagine che leggi, potrebbe parlare anche di te. Un libro è bello quando non siamo noi a leggere lui, ma lui a leggere noi.»

Risposi assorta non accorgendomi di quanto fosse vicino in quel momento. Così vicini un'altra volta, tanto da poter sentire il suo respiro sul collo. Mi voltai lentamente e vidi il fantasma delle sue labbra sulle mie.

«Me lo farai leggere?»Sussurrò lui portando una mano sulla mia guancia. Chiusi gli occhi al contatto, poi li riaprii solo un attimo per guardare le sue labbra. Fu come se sapessimo che il fuoco stesse per collidere fino a diventare cenere. Quello eravamo io e lui. Vicini tanto da toccarci, da sentirci. Ma spaventati da non riuscirci mai veramente.

Fuoco e cenere.
Lava e mare.

«Potrei fartelo vedere.»
E proprio quando fummo sul punto di dare al cielo quello che voleva, il telefono squillò di nuovo, facendolo allontanare immediatamente come se si fosse svegliato e reso conto di quello che stava per succedere. Un'altra volta. Chiusi gli occhi senza sapere se essere grata o meno al mio disturbatore: Step.

Risposi guardando Harry e il modo buffo in cui si sfregava le cosce con le mani e buttava fuori l'aria. Quando riattaccai il telefono, lo guardai e lui mi fece un mezzo sorriso senza guardarmi troppo a lungo.

«Amici, giusto?»
Quella frase fu come un pugno nello stomaco e mi sentii più confusa che mai.Il cuore batteva tanto forte da fermarsi per un attimo e rimuginare su quello che era successo quel giorno.

Non saremo mai soltanto amici.

«Amici.» Feci del mio meglio per sorridere, porgendogli una mano che lui strinse come a sigillare un accordo. Continuò a stringerla per aiutarmi a tirarmi in piedi. Continuammo il giro lungo le vasche, assaporando sempre più l'imbarazzo che cresceva intorno a noi.

Se eravamo soltanto amici, perché non riuscivo a sentire il suono della sua voce?

Sperai fosse lui a fare il primo passo, a tagliare quella tensione che si era creata tra noi dicendo qualsiasi cosa,ma non successe e quel che fu peggio, fu il telefono che non emise alcun suono una volta tornata a casa. 

Mi addormentai con lo schermo tra le dita, aperto sulla sua chat. Sperando in un messaggio, che forse non sarebbe mai arrivato.

Gli amici non avevano bisogno della buonanotte, dopotutto.

Le stelle dentro | Harry Styles |Where stories live. Discover now