Ancora

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Harry Pov

Non sapevo nemmeno cosa mi avesse spinto a tornare al mare lì.

Forse il fatto che i miei genitori avessero fatto dei sacrifici per permettersi quella casa. Certo, quella era la bugia che avevo raccontato a tutti, al pub.

Perché in un angolo nascosto di cuore, io speravo tornasse anche lei.

Lo volevo tanto, anche se il solo pensare di vederla in quello stabilimento mi faceva venire la tachicardia.

Ero stato attento a casa, maniacale, se vogliamo.
Ero stato in grado di evitare ogni singolo posto in cui era solita andare, e quando non potevo proprio evitarlo, evitavo di uscire.

Mi chiudevo in camera e leggevo tutti quei libri che mi aveva consigliato tempo prima. Quelli che non avevo mai letto, ma che mi ero segnato nelle note del telefono.

Così all'università quell'anno non ci andai e rinunciai al caffè di Prêt a Piccadilly Square; la metro continuai a prenderla invece, perchè era talmente pieno di teste rosse che dopo i primi giorni, finii per abituarmi.

Non ce l'avevo più con lei, d'altra parte non era colpa sua se si era innamorata di qualcuno che non ero io.

Era più l'idea di vederla e non essere in grado di dirle qualcosa e fare la figura del perfetto idiota, che non riuscivo a mandare giù.

Ecco perché l'avrei evitato per tutto il tempo possibile.

Ne avevo parlato anche con mio fratello, perché magari la sua laurea in psicologia avrebbe potuto essermi d'aiuto.

Mi sdraiavo sul suo letto e dopo aver roteato gli occhi, mi diceva di affrontare la situazione come un vero uomo, e che quella T-shirt logora dei 5Sos, proprio non mi si addiceva.

Ecco perché, titubante, decisi di tornare nella casa al mare: nello stesso stabilimento dove ci eravamo conosciuti anni prima.

Era assurdo pensare che due famiglie che vivevano a Londra si fossero ritrovate proprio a Tirrenia, ma era successo ed era solo una delle grandissime coincidenze che erano capitate a me e Lav.

La maglietta nera che indossavo, iniziava ad appiccicarsi addosso per l'umidità della sera e il bicchiere era calato sotto il livello del 'socialmente accettabile', quando decisi di allontanarmi per un attimo dalla folla, pronto a dirigermi verso il bar.

Salutai qualche faccia conosciuta con un sorriso e mi avvicinai sempre di più, fin quando i miei occhi si posarono sui capelli rossi raccolti e la schiena nuda di qualcuno che riconobbi all'istante.

Lav si trovava proprio lì, mentre affondava la cannuccia nel bicchiere senza guardarsi intorno.

Dovevo avvicinarmi, nonostante non avessi ancora la benché minima idea di che cosa dirle.

Non riuscii a vederla bene, se non di profilo e la trovai incredibilmente triste. Iniziai a chiedermi se fosse lì con qualcuno, se fosse stato proprio quel qualcuno a spengerle il sorriso.

Un sorriso che meritava di adagiarsi sulle sue labbra rosee. Lo stesso sorriso di cui mi ero nutrito così tante volte e di cui avevo dovuto fare a meno, un intero inverno.

Mi ricomposi, ma poi un'altra raffica di pensieri mi colpì.

Chissà se Sean si era fatto di nuovo vivo, finendo di distruggerla. Chissà.

Avrei voluto avvicinarmi ancora per assicurarmi che avesse sempre il solito profumo o per assicurarmi che non avesse tagliato i capelli, ma mentre fui sul punto di fare due passi in avanti, lei si voltò restando immobile.

A quel punto, la vidi davvero: i capelli erano raccolti, ma la frangia le cadeva elegantemente sugli occhi chiari, contornati da lentiggini scurite dal peso dell'estate, il vestito nero che portava lasciava ben poco all'immaginazione e deglutii sperando che non se ne accorgesse.

Era ancora più bella di come me la ricordassi, e se l'ultima volta in cui l'avevo vista ricordava una ragazzina, in quel preciso istante, riuscii a vedere la donna che era diventata.

Accade tutto in fretta: il bicchiere che le scivolò dalle mani, il ragazzo biondo che piombò dietro di lei, e io pronto ad allontanarmi nella direzione opposta.

Scappai di nuovo.

Lontano abbastanza, mi portai la testa tra le mani, facendole scivolare nei capelli per afferrarli; avrei voluto gridare, ma respirai e riuscii a mantenere un briciolo di autocontrollo.

Lei mi aveva guardato, ma finsi che non mi avesse visto un'altra volta.

Ignorarsi sarebbe stato meglio per entrambi, dopotutto. Fu quello che continuai a pensare, dopo essermi bevuto un altro gin lemon.

I cuori che hanno paura di volersi, non meritano di stare l'uno vicino all'altro.

Nota autrice

Non smetterò mai di fare sorprese.
Un altro capitolino. Ino. Ino.

Le stelle dentro | Harry Styles |Where stories live. Discover now