Brocca

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Lavinia Pov

«Non pensavo tornassi quest'anno.» Disse guardando il mare mentre sfiorava la sabbia con l'indice. Cercava di non guardarmi.

«Non dovevo tornare.» ma, mi corressi. «Non volevo.»

Si voltò a guardarmi un attimo con la solita espressione che faceva quando rimaneva sorpreso da qualcosa.

Gli occhi cercarono i miei e le labbra si socchiusero. I capelli si erano completamente arricciati sul davanti mentre tentava di passarci una mano attraverso.

Non disse niente, ma tornò a guardare le onde che si infrangevano sui nostri piedi.

«Come stai?» Chiesi sinceramente cercando di togliere i granelli di sabbia dalle mani. Era una delle poche cose che mi interessava sapere veramente. In risposta, sbuffò una risata.

«Molto bene.» Annuì prima di voltarsi verso di me. «Tu?»

«Come ti sembra che stia?» Sentii la tensione sfiorarmi il collo mentre mi proteggevo con un solito sorriso garbato.

«Per essere una che è quasi annegata?»
Arricciò le labbra prima di tirarle su per sorridere, e le sue fossette fecero capolinea. «Direi alla grande.»

Scoppiò a ridere prima di interrompersi per tornare a guardarmi. Stavo ridendo anche io e questo lo fece sorridere, davvero stavolta.

Non riuscivo a pensare a niente se non quanto mi fosse mancato ridere insieme a lui. Mi fermai anche io e, colta dall'imbarazzo, sentii le guance avvampare.

Mi alzai immediatamente quando sentii la sua mano bloccarmi il polso.

«Mi ha fatto piacere.» Sorrise ancora, poi smise soltanto un attimo per chiarire. «Averti vista, non il fatto che tu sia quasi affogata. S'intend-»

«Harry.» Fermavo i suoi vomiti di parole sin dai tempi della scuola. Quando si agitava troppo iniziava a dare di matto, dando aria alla bocca anche nei momenti meno opportuni.

Una volta, per dare le condoglianze all'insegnante di Inglese, iniziò a parlare di quanto si fosse sentito solo il suo vicino di casa ad affrontare l'abbandono del suo cane.

Non riusciva a smettere di parlare, non aveva freni sociali e poteva esser frainteso da molti.

La verità è che l'agitazione non gli permetteva quasi mai di dire la cosa giusta. E lui ci stava male, così quando potevo, correvo ad aiutarlo.

Chissà come se l'era cavata quell'anno, senza di me.

Diceva che gli aveva fatto piacere vedermi, ma non si era mai fatto sentire. Chissà se era rimasto in rapporti con Sara o se semplicemente si fosse trovato una ragazza.

Scostai quei pensieri cercando di nascondere quella nota di fastidio che si interpose tra me e i miei pensieri scomodi.

Guardai la mano affusolata che ancora si trovava sul mio braccio e sorrisi prima di guardarlo.

«E' stato bello anche per me.»
Mi rivolse un timido sorriso. Iniziai a camminare lasciandolo indietro.

«Lav!»
Mi voltai per guardarlo mentre mi raggiungeva.

«Ho bisogno di chiederti scusa.»
«Scusa? Io non-»
«Lasciami finire.»

Mi fermai. «Io, beh quello che sto cercando di dire è che-»
«Harry.»
«Avrei dovuto scriverti.»
«Non mi dovevi niente.»

Scossi la testa convincendomi di quanto stessi dicendo. «Ti ho ferito.»

«Sì, lo hai fatto.» Concordò, annuendo. "Ma ero comunque il tuo migliore amico. Avrei dovuto esserci, invece ho pensato soltanto a me.» Si stava girando l'elastico al polso mentre parlavamo. Altra abitudine che poteva essere collegata all'ansia. Non sapevo cosa stesse facendo, non capivo dove volesse andare a parare. «A dire il vero, sono stato un vero stronzo.» Quindi gli rivolsi un sorriso sincero.

«Non più di quanto lo sia stata io.»
«Sono serio.»

«E' passato ormai.»
«Dici che noi non potremmo trovare un modo per poter rimettere apposto le cose?» I suoi occhi erano pieni di una speranza che non mi sentivo pronta ad annientare. D'altra parte era quello che stavo aspettando anche io.

Ci pensai su e lo guardavo mentre teneva la mascella contratta e le sopracciglia aggrottate. Aveva l'aspetto di qualcuno pronto ad essere rovesciato a terra come una vecchia brocca piena d'acqua.

Me l'ero promesso. Non avrei mai permesso che l'Inverno si portasse via quella nuova consapevolezza e, soprattutto, non sarei più inciampata nei soliti errori.

Quella che avevo di fronte era una seconda occasione: una di quelle che non avrei sprecato.

Harry non meritava di stare male.
Nemmeno io lo meritavo.

«Potremmo scoprirlo davanti ad una pizza, cosa ne dici?» Mi strinsi nella spalle, ma quando vidi le sue labbra scoprirgli i denti e le fossette, capii che quella brocca non era stata rovesciata.

Non ancora.

Le stelle dentro | Harry Styles |Where stories live. Discover now