Solo amici

70 9 13
                                    

Harry pov

Forse non avrei dovuto dirle di aver letto altro di Amity Gaige; però ero stato bravo a omettere come avessi sottolineato ogni singola frase che mi ricordasse lei, con i post-it arancioni.

Mi capitava spesso di volerla vedere o sentire, così quando tutto diventava troppo, aprivo un libro che mi aveva consigliato e iniziavo a leggere cercandola in ogni virgola, in ogni punto e in ogni discorso diretto.

"La sposa del mare" mi era piaciuto di più, però. Forse per la profondità degli abissi o per la mutevolezza del mare.

L'idea di scrivere un libro rendendolo un grande botta e risposta tra moglie e marito non riusciva a farmi staccare dalle sue pagine.

Su una cosa ero stato sincero: le frasi di quel libro mi erano entrate dentro talmente tanto da ricordarle a distanza di mesi.

Ce n'era stata una in particolare che non avevo solo sottolineato, ma sulla quale avevo appuntato anche una piccola stella, e diceva proprio questo:

"È faticoso portare il peso di parole per sempre inespresse".

In quel momento sentii tutto il peso di quelle emozioni non dette, lo sentii partire dal petto, fino a raggiungere le braccia e incatenarsi alle mani.

E più la guardavo mentre cercava di dividere la pizza in pezzi più piccoli, più mi si stringeva il cuore: l'avevo lasciata da sola quando ne aveva più bisogno.

Improvvisamente non avevo più fame; ero stato piuttosto ingordo con il senso di colpa.

Dovevo dire qualcosa, però, perché il silenzio a cui eravamo abituati, in quell'occasione, stava diventando sempre più difficile da sopportare.

«Dovremmo andare a nuotare.» Lavinia mi guardò con la fronte aggrottata, ma un sorriso crescente sulle labbra e capii di aver fatto centro.

«A quest'ora? Dopo aver mangiato?» Scosse la testa mentre io mi allungai incrociando le braccia sul tavolo, fino ad appoggiarci la testa per guardarla.

«Non vale se mi guardi così.»Si coprì il viso con le mani, ma la raggiunsi.

I suoi polsi tra le mie mani erano davvero piccoli, talmente tanto da avere paura di farle male. Li accarezzai e aspettai qualche momento; quando abbassò le mani, non lottò per togliere le mie quindi rimasero sul tavolo, a sfiorarsi sotto gli occhi di tutti: loro non avevano avuto paura e si stavano amando prima di noi.

«É forse un sì?»
«Solo perché sei sleale.»

Mi accorsi di aver sussurrato solo perché lei rispose nello stesso identico modo. La serata doveva ancora iniziare.

Il mare di notte era bello da guardare, ma aveva sempre terrorizzato entrambi; quindi quando le proposi di nuotare, sapeva già dove intendessi farlo.

Arrivammo allo stabilimento in meno di dieci minuti, e in almeno cinque di questi non si dimenticò di ricordarmi quanto fossi sleale.

Non c'era nessuno, ma tante volte il proprietario dello stabilimento ci aveva concesso qualche lusso e starcene nell'idromassaggio, era uno tra quelli.

Naturalmente ci conosceva da anni e ci eravamo meritati la sua fiducia molte volte, in tantissime occasioni.

Questo non bastò a non guardarmi intorno, però.
Aprii la staccionata bianca e permisi a Lavinia di passare, poi la seguii fino a bordo piscina.

«Se ci scoprono-»
«Non ci farebbero niente, poi tu sei molto amica del bagnino.»

Che idiota. Che.Idiota.

«Peccato che sia in vacanza.» Mi guardò divertita. «Per una settimana.» Iniziò a sbottonare la camicia prima di parlare ancora.

«Come sai che sono amica di Step, comunque?»

In realtà pensavo foste più che amici, avrei voluto rispondere. Come potevo spiegarle di aver lottato contro l'istinto di prenderlo a pugni quando li avevo visti ballare settimane prima, e contro quella parte di me che avrebbe voluto dirle tutte quelle parole che provavo a nascondere, e che la parola "amico" non fosse tra quelle, all'istante?

Mi passai una mano tra i capelli prima di sbottonare la mia camicia, per poi passare ai pantaloni.

«Stai spesso sotto l'ombrellone rosso.» Mi strinsi tra le spalle. «Intuito.»

«Vuol dire che...» La camicia era quasi del tutto sbottonata, ma non avrei dovuto guardare.

«Che sono arrivato da un po'» Annuii e quando la guardai stava giocherellando con le sue mani. Feci due passi verso di lei e le coprii entrambe le mani con una delle mie.

«So a cosa stai pensando, ci ho pensato tante volte anche io.» Finalmente i suoi occhi si puntarono nei miei. «Non volevo- Non volevo che tu-»

Maledette parole. Ad un tratto, portò la sua mano sulle mie labbra e io rimasi fermo a guardarla mentre aveva un accenno di sorriso sul volto.

Era un'abitudine che aveva quando iniziavo a parlare troppo, senza dire niente. Con quella mano sulle labbra andava a sigillare tutto quello che aveva importanza; era il suo modo per dirmi "Ho capito" e in quel preciso istante, sperai che lo avesse fatto sul serio: capirmi non era semplice nemmeno per me, in quel periodo.

La guardai mentre si sfilava la camicia e la ripose vicino alle scarpe, si avvicinò al bordo e scivolò all'interno lentamente.

Non riuscivo a smettere di guardarla mentre le luci della piscina le rendevano il corpo ancora più pallido: ricoperto di lentiggini ricordava la volta celeste, mentre io non ero altro che il satellite che orbitava intorno a lei.

Quando finalmente fu comoda, mi guardò con aria di sfida.

«Non dirmi che ti sei tirato indietro proprio adesso.»

Le sorrisi prima sfilarmi la camicia e togliermi i pantaloni, poi la raggiunsi dentro.
Eravamo vicini quando le mie mani cominciarono a muoversi a pelo dell'acqua.

«Siamo solo amici.» La sentii parlare mentre era voltata verso il bordo, con le mani incrociate per tenersi ferma. «Io e Step» Non si voltò e io non me la sentii di dire niente. «Ha provato a baciarmi, ma non gli ho permesso di farlo. Dopo quell'episodio mi é stato vicino tutta l'estate, ma solo come amici.»

«Non devi darmi spiegazioni, Lav.»

«So di non doverti niente, ma volevo farlo. Voglio dirtelo.»

Mi avvicinai e sommersi le mani sott'acqua fino a raggiungere i suoi fianchi e stringerla forte in un abbraccio che non avrei mai voluto interrompere.

Il mio petto batteva contro la sua schiena, mentre il mio mento aveva trovato asilo sulla sua spalla.

«Sono felice che tu me l'abbia detto.» La stavo accarezzando sui fianchi, sotto la superficie dell'acqua. Il mio tocco doveva essere tanto leggero da non accorgersene nemmeno. Come se non fosse mai esistito e forse, sarebbe stato meglio così.

«Io sono felice che tu sia qui.» Disse lei continuando a guardare di fronte a sé, perfettamente a suo agio tra le mie braccia.

A quel punto sperai che il cuore la smettesse di battere così forte. Non avrei saputo come spiegarglielo, e se anche l'avessi fatto, avrei rovinato tutto un'altra volta.

Ecco perché quella volta, vinse la testa: mi feci indietro e la schizzai un po'.

«Anche adesso?»
«Sei impossibile, Harry!»

Finalmente la sentii ridere di nuovo, mentre tentava di schizzarmi di rimando. E per quella sera, decisi di accontentarmi di quel suono e dell'idea che fossimo tornati, ma soltanto come amici.

Nota autrice
Sono felice che questi due si siano riavvicinati, posso dire?
Chiedo scusa per il ritardo, è stata una settimana di novità. Sono tornata a scrivere e non vedo l'ora di farvi sapere di più. È anche cominciato l'editing di Teriyaki quindi sono emozionata (e un po' in ansia)

Le stelle dentro | Harry Styles |Where stories live. Discover now