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Lavinia pov

Mangiare una pizza non sarebbe stato un problema. Nemmeno vedersi da Dina e Mina lo sarebbe stato.

Cercare di non rovinare quello che stavamo ricostruendo a poco a poco: quello sarebbe stato difficile. Ci voleva estrema attenzione.

La stessa attenzione che serve quando costruisci un castello fatto di carte da gioco. Nessun passo falso o movimenti affrettati. Una carta alla volta.

Un passo, alla volta. Esattamente come quelli per cui ti applaudivano da bambino.

L'altra cosa che sarebbe stata difficile sarebbe stata spiegare al cuore che mi tamburellava nel petto che noi eravamo soltanto amici. Solo così le cose sarebbero potute andare bene.

Questo significava dimenticarsi ogni contatto, ogni sapore o odore per il bene della nostra amicizia.

Sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Ecco perché quella sera, arrivata a casa, misi a soqquadro l'intero armadio, sperando di trovare qualcosa di adeguato da indossare. Dopo circa tre ore e quattro telefonate a Step, riuscii a trovare quello che pensavo essere giusto: un paio di pantaloncini scuri con la camicia bianca arrotolata sulle maniche. I capelli li avrei tenuti raccolti e il trucco non l'avrei messo.

Quando sentii il campanello avevo meditato già da dieci minuti sul mettermi o meno il profumo. Non uscivo mai senza, nemmeno per andare in spiaggia.

Scendendo le scale pensavo solo al fatto che sarebbe stata una normale uscita tra amici e che non avevo ragione di agitarmi.

Quando lo vidi, però, sperai che il cuore non mi si vedesse sotto la stoffa.

La camicia bianca che aveva scelto di indossare, quella con il taschino, era una delle mie preferite; mentre i pantaloni scuri gli fasciavano le gambe perfettamente scendendo giù dritti, accompagnati dalle sue inseparabile scarpette di tela bianche.

Il profumo lo aveva messo anche lui e in quel momento ringraziai di averlo fatto: non potevo essere l'unica ad esserne attratta come un'ape sul miele.

«Bella camicia.» Dissi sperando di non arrossire.
«Sì» Sorrise tanto da chiudere appena gli occhi. «Anche la tua non è male.» Sorrisi e poi iniziai a camminare. Lui mi seguì.

Avevo la netta sensazione che se avesse continuato a guardarmi così, la serata sarebbe stata piuttosto lunga.

Come immaginavo, la tensione fu semplice da tenere a bada. Parlammo di tantissime cose. Dell'università, dei corsi che proprio non riusciva a frequentare e degli insegnanti che puzzano di naftalina. Mi spiegò che, visto come andavano in aula molti dei ragazzi, avrebbe preferito indossassero delle divise per non sentirsi mai inferiore a tutti quei figli di papà. Rimpiangeva il liceo per quella ragione.

Avrei voluto abbracciarlo e dirgli che non aveva niente meno degli altri per sentirsi in quel modo, ma pensai che non fosse il momento di provare l'imbarazzo che solo un abbraccio tra due persone che erano solite conoscersi, sa lasciarti.

Io gli raccontai delle vacanze di Natale con i miei parenti, dei fiori della signora Tricarico e dei libri che stavo scrivendo.

«Credevo ti piacesse leggerli.» Sorrise guardandomi mentre masticava la sua fetta di pizza.

«Sicuramente è meno stressante che scriverli.» Ammisi. «Però è una bella sensazione. Quando scrivi le cose vanno esattamente come vuoi tu. Nessun colpo di scena, o meglio sì. Ma solo quelli che scegli tu; nessuna distrazione. Sei tu l'artefice della storia.»

Mi guardava incuriosito con la testa leggermente inclinata quasi mi studiasse, ma quell'espressione la conoscevo.
Voleva farmi una domanda a cui non avrei sicuramente saputo rispondere, quindi gli fui grata quando scelse di rimanere in silenzio. O comunque, di aver cambiato la domanda.

«Non ti perdi mai tra tutte quelle parole?»
«Ho una scaletta, così non sbaglio mai.» Mi corressi sorridendo. "O quasi. Perchè a volte mi rendo conto di aver scritto cose che non hanno senso e penso di voler cancellare tutto.» Strappai un altro pezzo di pizza per portarmelo alla bocca.

«Perchè?»
«Perché cosa?»

«Perché dici che non ha senso se viene direttamente dalla tua testa.» Poggiò il mento sul palmo per guardarmi meglio.
«Io credo che quello che cancelli sia la parte più intima della storia. Nessun errore, solo una grande paura di permettere agli altri di leggerti.»

Chapeau.

Non riuscii a dire niente mentre riflettevo sul fatto che tutte le volte in cui avevo provato a scrivere di lui, la penna passasse così forte sul foglio da trasferire quelle parole sull'altra pagina.

Ma questo non glielo avrei detto, non potevo.

«Tu piuttosto alla fine hai letto quel libro che ti ho consigliato?»

«Ho letto anche altro di quell'autrice.»
La risposta mi lasciò ancor più senza parole. Ogni volta che provavo a chiedergli se avesse letto qualcosa di consigliato di me, roteava gli occhi al cielo e sorrideva ripetendo che un giorno lo avrebbe fatto. Anche se quel giorno non arrivava mai.

«Sul serio?» Tornai a guardarlo mentre annuiva lentamente con il capo, senza mai smettere di guardarmi. Aveva sempre portato i capelli all'indietro quindi quei due ciuffi di capelli che gli nascondevano gli occhi mi impedivano di capire se stesse o meno dicendo la verità.

«Quale avresti letto oltre 'oh my darling, clementine'?» Chiesi incrociando le braccia sul tavolo.

«La sposa del mare.» Rispose serio, senza esitare.

«Hai usato i post-it?»
«Non ne ho bisogno.»
«Tutti hanno bisogno dei post-it.» Sbuffai. «Significa che non l'hai letto.»

Il modo in cui segnavo ogni frase di ogni pagina dei libri di Amity Gaige, mi rendeva maniacale. Non riuscivo a credere che qualcuno potesse leggerla senza annotare niente, o senza evidenziare una frase di quelle che ti restano stampate nel cuore per sempre.

Stava mentendo, era ovvio. Quello che uscì dalle sue labbra poco dopo mi lasciò di stucco.
Cercai di rimanere il meno sorpresa possibile, ma proprio non riuscivo a crederci.

«Chiunque è difficile da amare se lo si ama abbastanza a lungo»

Non stava sorridendo. Mi stava guardando negli occhi. «Ma in realtà il libro è pieno di frasi che mi sono piaciute, molte mi facevano pensare a te. Ecco perchè non ho avuto bisogno dei post-it»

«Ti è piaciuto?» Non dissi cosa. Se il pensare a me o le frasi. La risposta che mi dette dopo mi fece pentire di non averlo specificato, perché ci ripensai per tutta la notte.

«L'ho amato»

Nota autrice

Ho amato questo capitolo, harry >>

Le stelle dentro | Harry Styles |Where stories live. Discover now