23. Scomparsa

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Ma ricordati sempre
che i mostri non muoiono.
Quello che muore
è la paura che t'incutono.

Cesare Pavese

Christian

Gennaio 2022

Ore 23.00

Quest'anno, ad Asheville, le temperature sono molto basse. Non capita spesso; al massimo si raggiungono i due gradi sotto lo zero. La casa è abbastanza grande da riscaldare, devo accendere sempre i condizionatori, infatti, sono in funzione da quando ho messo piede nella mia villa, circa un'oretta fa. 

Il lavoro prosegue senza troppi intoppi, ci sono sempre alti e bassi, ma con caparbietà e costanza, porto avanti la mia missione: salvare più vite possibili. Da circa un mese ho avviato una mia associazione, l'obiettivo principale è offrire assistenza medica a chi non riesce a pagarla. 

È nato tutto dall'incontro con una ragazza che è corsa in ospedale in cerca di aiuto, aveva suo padre con una patologia particolare, difficile da curare in assenza di metodi innovativi e costosi. Non mi dilungherò molto, voglio solo dire che ha riacceso in me un ricordo doloroso. 

So cosa significa arrivare a fine mese a stento, privarsi di qualsiasi cosa per riuscire a non finire in mezzo a una strada e allora si è accesso qualcosa in me. Ho iniziato a pensare al mio passato, ho ricollegato la mia sofferenza nel volto di quella fanciulla e ho rivisto me stesso che da bambino soffriva in silenzio. 

L'oggettività medica potrebbe definire il cuore come un semplice muscolo, capace di pompare sangue; se non ci fermiamo a tale definizione, può essere dotato di un'anima quando batte per gli altri. Prima di andare a letto, decido di rilassarmi con una doccia calda in vasca cullato dalla melodia battente delle gocce che picchiettano contro le persiane, creando un connubio perfetto. 

Apro il rubinetto della vasca così da riempirla. Nel frattempo mi spoglio completamente togliendo tutti i vestiti sporchi che ho utilizzato a lavoro. Li lancio sul lavandino e chiudo l'acqua. Mi immergo e serro gli occhi, poggio la testa ritraendola all'indietro. Resto lì, in quella posizione perdendo la cognizione del tempo. 

La mia mente vaga nei meandri del subconscio perdendosi in ricordi legati alla nostalgia. Intravedo quelle pupille verdi smeraldo; sono adornate di un bagliore raro. Non l'ho detto a nessuno, mi manca. 

Ci vorrà molto per lasciarla andare, nonostante siano passati due anni. Abbiamo trascorso soltanto tre mesi a conoscerci, eppure sono bastati per creare una connessione intensa con lei. Sono quel tipo di persona che crea un legame davvero particolare con le persone. 

Non tutti riescono a comprendermi, nemmeno James. Il filo che mi unisce è qualcosa di intenso, si incastra in filamenti del mio animo e scava mettendo radici. Sfrutto la malinconia dell'assenza per non dimenticare, non posso farlo se ho assaporato attimi di felicità. 

Questo è il motivo per cui soffro ancora per ciò che è successo a mia madre, per la malattia di Evelyn e per le incomprensioni con Taylor. Sono state le tre donne più importanti della mia vita, meritano di non essere spazzate via dalla mia memoria. Non posso, anzi, non voglio. 

Riapro le palpebre, sospiro amareggiato e inizio a insaponare ogni parte del mio corpo. Non appena concludo, lavo via il sapone e afferro l'accappatoio posto al lato destro della vasca. Esco, mi asciugo velocemente e mi avvio verso la camera da letto. 

Infilo una maglietta grigia e dei boxer neri. Un enorme sbadiglio fuoriesce dalla mia bocca, mi rendo conto che è giunto il momento di andare a dormire. Sposto le coperte, mi sdraio sul materasso e mi copro.

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