12. Tentare o esitare?

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Che cosa sarebbe la vita se non avessimo

il coraggio di fare tentativi?

Vincent van Gogh

Christian

Agosto 2005

Sabato pomeriggio: ore 16.30

La casa dei Parker è enorme, anche se vivo qui da quando avevo dieci anni, mi capita di sentirmi spaesato. All'interno di un contesto in cui sono fuori luogo, eppure James cerca sempre di sdrammatizzare. È convinto che esagero. 

Mi hanno dato una camera tutta mia e non mi sembra ancora vero. Ho sistemato tutti gli oggetti a me più cari: delle fotografie, un diario in cui scrivo delle canzoni e dei vestiti che non uso più. Sono quelli che indossavo da piccolo, è strano ma è un ricordo che non ho voluto seppellire.

I signori Parker mi hanno regalato un computer tutto mio, posso utilizzarlo come meglio credo, a loro interessa che segua i corsi scolastici impegnandomi in modo egregio. Per me non è mai stato un problema, ho sempre avuto una dote innata, soprattutto nelle materie scientifiche.

Quella che mi affascina, catturandomi completamente, è l'anatomia. In modo particolare nel momento in cui ci rechiamo nei laboratori e osserviamo i tessuti al microscopio. È incredibile la loro complessità. Spesso il professore ci chiede di descriverli dal punto di vista dello stendimento delle fibre, il riconoscimento dei nuclei e capire se ci siano strati di trama connettiva. 

Quando tocca a me, resta ad ascoltarmi senza interrompermi. Mi dice sempre che il mio futuro sarà roseo, una brillante carriera mi attende. Spero con tutto il mio cuore che riuscirò realizzare il mio sogno. Tuttavia, non ho scelto il tipo di college che voglio seguire, non ho abbastanza risparmi per permettermelo e non voglio nemmeno chiedere aiuto, non posso essere un peso ulteriore. 

Sebastian si è trasformato in un nuovo amico, amo trascorrere il mio tempo con lui mentre James è impegnato nelle sue sedute di palestra oppure frequenta locali notturni. Oggi pomeriggio sono particolarmente giù di morale e ho scelto di restare chiuso in stanza. 

A un certo punto odo dei colpi di nocche sulla porta e la voce del maggiordomo che mi chiama, mi dice che qualcuno attende giù in salone. Resto stranito perché non aspettavo visite, nessuno vuole instaurare legami con un ragazzino strano come me. 

L'essere troppo bravo a scuola crea ulteriori divergenze fra i miei coetanei. Io non posso farci nulla, se soltanto si applicassero riuscirebbero a raggiungere una sufficienza. Dopo circa dieci minuti, decido di scendere e trovo una ragazza seduta sul divano che attende. 

Appena mi vede, si alza e mi guarda sorridente. La riconosco subito, il suo nome è Grace Miller. È una delle cheerleader più popolari dell'intero istituto, ogni ragazzo fa a gara per poter uscire con lei. Ha dei lunghi capelli biondi, gli occhi azzurri e delle labbra carnose rosso fragola. Il suo fisico è da urlo con le forme al posto giusto. 

Onestamente, non comprendo il motivo della sua presenza. Lentamente mi avvicino e provo a capire qualcosa, ma mi precede cominciando a parlare. Mi blocco all'istante.

‹‹Ciao Christian, ti disturbo per caso?››

‹‹Ciao. No, tranquilla.›› Raggiante si fionda verso di me dandomi un bacio per guancia, le mie gote arrossiscono velocemente.

‹‹Oh che carino, mi piacciono i ragazzi timidi.››

‹‹Ehm... posso sapere il motivo della tua visita?›› sorrido nervosamente.

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