28. Chi sono realmente?

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È innegabile che nel mondo esiste tanta gente

meschina che vuole trionfare su tutto

quello che si eleva di un solo palmo dalla mediocrità.
Søren Kierkegaard

Christian

Gennaio 2022

Ore 9.30

Ho solo un nome nella mia testa: il suo. Quei dati riportati sul computer di Will non mi permettono di dormire la notte. Ogni volta che chiudo gli occhi, il suo volto compare nei miei sogni. Ha uno sguardo gelido; la sua avarizia l'ha indotto ad approfittarsi di una ragazza innocente per il solo scopo economico.

Chi si abbassa a tali livelli giocando con la vita degli altri? Provo ribrezzo nei confronti di queste persone; sempre se si possono considerare tali. Ho come la sensazione che il mio controllo stia iniziando a vacillare.

Sono giorni che provo ad appostarmi davanti casa sua, in attesa di capire dove la tiene nascosta. Non faccio altro che pensare al modo di fargliela pagare, spaccargli quel sorrisino rivoltante mentre esce di casa per i suoi porci comodi.

Questi tarli mentali mi tormentano senza tregua, fino a quando la parte più razionale del mio cervello si desta dal suo sonno e torna a strillarmi come un bambino. Sono un medico, non posso pensare di voler morto qualcuno, va contro la mia etica professionale.

Nonostante ciò, credo che dargli una bella lezione, mi farebbe stare meglio. Ed ecco che quella voce torna a perseguitarmi. "Uccidilo, è un essere ignobile. Fai un favore alla società intera!"

Devo sempre scacciarla dai miei pensieri, altrimenti accade come quella volta che, mentre mi trovavo, all'età dei ventitré anni, nei pressi di un locale -uscita organizzata da James - ho quasi soffocato con le mie mani un ragazzo che molestava una fanciulla.

So che difenderla non è stato sbagliato, ma non sono nessuno per porre la fine della vita di un altro essere umano. Quella voce continuava a spronarmi, tuttavia, nell'esatto momento in cui il respiro di quel tizio divenne corto e il viso impallidito, Evelyn comparve davanti a me.

Incrociai il suo sguardo e, solo in quell'istante, mi resi conto che avrei arrecato un dolore maggiore: deludere la persona che più amo e me stesso. Non potevo trasformarmi in un uomo migliore se mi fossi abbassato al suo livello, inoltre mi avrebbero accusato di omicidio e avrei posto fine al mio futuro.

Non potevo tradire la promessa che feci da bambino a mia madre; non in questo modo violento. Chiamai una pattuglia e, con Evelyn che mi stringeva le mani, denunciai quell'uomo. Furono necessarie molte sedute terapeutiche prima che i miei demoni iniziassero ad avere minore influenza su di me.

Ora, a distanza di circa dieci anni le barriere costruite a fatica mostrano segni di cedimento. Quel dolore spinge contro le pareti, graffia con gli artigli perché vuole riemergere e distruggermi totalmente. Vuole ritornare ad attaccare nello stesso punto che, anche se è fragile, è riuscito a reggere fino a oggi.

Non ho più Evelyn o mia madre a sorreggermi; ho la presenza di Taylor, ma in questo momento è proprio lei in pericolo. È come se la luce che avevo ritrovato, si fosse lentamente affievolita fino a spegnersi.

L'oscurità tenta di agganciarmi e trascinarmi con sé. Il solo modo che aiuta a distrarmi, è immergermi totalmente nel lavoro. Sono nel mio studio, sto affrontando una frenetica ricerca per carpire delle informazioni su di me.

Il primo tentativo decido di attuarlo attraverso il database dell'ospedale, quello di nuova generazione, ma essendo di recente installazione, si ferma a una data di circa dieci anni precedenti. L'unica soluzione è quella di recarmi nell'archivio, così da poter sfogliare i documenti più vecchi.

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