cinquentasiete

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"Parlare?" Ha detto

"Di che vuoi parlare? Non ti è bastato ciò che mi hai detto prima?" Continua Ginevra

"È proprio di questo che dobbiamo parlare"

"A me sembra che sei stato più che chiaro, questo bambino non lo vuoi, quindi è inutile parlarne."ha detto prima di sedersi sul letto.

"E se ti dicessi che io lo voglio?" Dico io sedendomi sul letto accanto a lei.

Ginevra ridendo mi risponde "Non ci credi neanche te".

"È la verità" dico io serio cercando di convincere lei.

"Non è vero" continua non credendomi.

Continuo a guardarla con faccia seria, aspettando che capisca che è la verità. Passò qualche secondo, e lentamente la faccia di Ginevra cominciò a dimostrare sincera incredulità.

"Sei serio..?" Mi chiese

"Sono più che serio"

Respirai profondamente prima di aprire bocca e dire ciò che penso a Ginevra.

"Io questo bambino lo voglio, perché mi hanno aiutato a capire la vera importanza dei bambini fin dalla nascita".

Lei mi guarda e mi sorride e anche se è ancora incredula mi stringe forte a lei.

"Domani pranziamo fuori, usiamola come occasione per dirlo ai miei genitori" gli dico io.

"Sei sicuro che la prendano bene?" Mi chiede Ginevra

"Non ti preoccupare, la prenderanno bene, soprattutto mia sorella" le rispondo per rassicurarla.

Nel mentre che mi avvicinavo alla porta per uscire mi sento chiamare da lei

"Dormi con me stasera?" Mi chiede.

Non sapevo cosa rispondere inizialmente poi ci ho pensato e ho detto di sì.

Sorridendo torno da lei, e lentamente insieme ci addormentiamo.

La notte passò velocemente e il mattino scorse con la solita calma di chi è riuscito a liberarsi di un peso sulle spalle, chiamo i miei genitori e con la scusa di rivederli li invito a pranzo insieme a Ginevra,come eravamo d'accordo.
Nel mentre che staccavo la chiamata, si affaccia alla porta Pedri, il quale si mette sullo stipite con le braccia conserte.

"Ciao Pedri" dico io salutandolo.

Lui mi prende dal polso e mi porta nella mia camera e quella di Ferran.

"Si sto bene, grazie per avermelo chiesto, te?" Gli dico io ironico visto che non mi aveva ancora rivolto parola.

"Fai poco lo spiritoso che ti devo aiutare a vestirti" mi dice lui iniziando ad aprire le ante dell'armadio di Ferran.

"Quello è di Ferran, il mio è di qua" dico portandolo nell'altra stanza dove ci sono tutti i miei vestiti e alcuni di Ferran.

"Peggio di Elisa" dice entrando dentro la stanza armadio.

"Lo so" dico iniziando a cercare delle idee dei vestiti da mettermi.

"Questo?" Chiedo a Pedri facendogli vedere una camicia con sotto un pantalone elegante.

"Mica devi andare alla presentazione del vincitore del pallone d'oro, devi andare a un pranzo con i tuoi genitori Pablo, mettiti una maglia, con sotto questi pantaloni" mi dice lui prendendo la mia maglia preferita e un paglia di jeans strappati.

"Vatti a vestire, io nel mentre ti scelgo le scarpe" mi dice lui avvicinandosi a tutte le scarpe che avevo portato, partendo dagli scarpini arrivando alle miei paia di dunk preferite.

Torno di la dopo essermi messo ciò che aveva scelto Pedri.

"Tieni metti queste" dice dandomi un paglio di Jordan personalizzate con il mio nome e numero sopra.

"Vuoi che mi riconoscano tutti così" dico io indicando le scarpe scelte dal mio migliore amico.

"No, ma riprendono la maglia, quindi stai zitto e metti le scarpe" mi dice come se fosse mia madre quando ero in ritardo per gli allenamenti.

Mi sono messo le scarpe date precedentemente da Pedri, devo dire che stanno più che bene con queste outfit.

"Pedri te hai sbagliato lavoro" dico io incredulo guardandomi allo specchio.

"O sono io che sono uno gnocco pazzesco" dico girandomi verso di me.

"Sono io che ho sbagliato lavoro" dice il mio miglio amico alzando la testa verso di me dal telefono.

"Se proprio, torna a giocare a calcio che è meglio" dico facendolo ridere.

"Rimarrò fedele al mio lavoro" dice per poi alzarsi e salutandomi.

"Pedri aspetta" dico io fermandolo.

"Cosa dico ai miei" chiedo io.

"Prima di tutto devi stare calmo, e poi fai un discorso sensato, vedrai andrà tutto bene, io tuoi la prenderanno bene" mi dice Pedri sorridendomi.

"Ti voglio bene Hermano"  gli dico abbracciandolo.

"Anche io" mi dice lui prima di staccarsi.

"Ora vado, sennò penso che Elisa vomiti anche la madonna" dice lui facendomi sorridere.

"Toccherà anche a Ginevra vero?" Chiedo io.

"Purtroppo si" mi dice lui per poi chiudere la porta della mia camera.

Verso le 11 e 30 sento bussare alla porta.

"Avanti" dalla porta entra Ginevra con un tutina che riprendeva come ero vestito io.

"Ginevra, voglio renderlo ufficiale" dico io avvicinandomi a lei.

"Cosa?" Mi chiede lei.

"Voglio che tu sia la mia ragazza e la madre del nostro bambino" dico appoggiando una mano sulla sua pancia e l'altra sulla sua guancia.

"Certo che lo voglio essere" dice prima di lasciarmi un bacio sulle labbra.

"Ora andiamo sennò facciamo tardi" dico staccandomi da lei.

Lei prende le chiavi della macchina, visto che io non ho ancora la patente. Andiamo nel ristorante dove ho dato appuntamento a i miei genitori.

"Ciao mamma, ciao papà, ciao Aurora" dico salutando mia sorella con un bacio sulla  guancia, mentre i miei genitori con un abbraccio.

"Andiamo dentro" dice mio padre.

"Papà lei è Ginevra, Ginevra lui è mio padre Pablo, lei è mia mamma  Gavinin e lei è mia sorella Aurora" dico presentando la mia famiglia.

"Lei è Ginevra la mia ragazza" dico fiero di me.

Ci sediamo nel tavolo ordinato in precedenza da me, ordiniamo e poi mangiamo così abbiamo preso, quando ci arriva il dolce, inizia il mio momento dove devo parlare di ciò che ho fatto.
So che non è un errore, perché io lo voglio, ma ho paura di come la possano prendere.

"Mamma, papà" dico chiamando la loro attenzione.

"C'è un'altro motivo perché io vi ho inviato a pranzo con me e Ginevra" dico.

Dico prima di prendere un grosso respiro.

"Io e lei aspettiamo un bambino" dico velocemente.

mi corazon para ti~~Pedri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora