Capitolo due

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"Okay, guardie? Portatelo in prigione!" Ordinò Irwin con voce ferma, distogliendo lo sguardo da James, che sbuffò incrociando le braccia mentre cinque guardie lo circondavano.

"Ecco, sapevo che non mi avresti creduto, idiota che non sei altro!" Replico James, com tono tagliente. A quello, Irwin si girò verso la strega oscura facendo illuminare i suoi occhi.

"Ringrazia che non ti sto rinchiudendo nel Tartaro ma ti sto solo rispedendo in prigione." Lo minacciò, non lasciando che il colore dorato dei suoi occhi si spegnesse. Sapeva che non avrebbe fatto paura a James -non era quello il suo intento, dopotutto- ma voleva solo dimostrare che era disposto a molte cose: non era più il ragazzino che era cinque anni prima.

"Irwin, non puoi!" Esclamò quello, anche i suoi occhi blu adesso avevano preso la stessa sfumatura dorata di quelli della strega bianca, mentre veniva circondato dalle guardie del re. "È pericoloso!" Nonostante fingesse di essere preoccupato era lampante che non lo fosse: avrebbe potuto distruggere quelle guardie con uno schiocco di dita, ma perché non lo aveva ancora fatto?

La strega bianca inarcò un sopracciglio. "Pericolo non era il tuo secondo nome, James?" Lo provocò, citando le stesse parole usate da James tanti anni prima.

James spalancò gli occhi, non riuscendo a credere che Irwin lo avesse veramente detto. "Idiota, dico solo che devi credermi! Lei è..."

"Con il corpo imprigionato nel Tartaro, James! E, in teoria, dovrebbe essere anche morta!" Sbottò il re, mentre un'aurea dorata lo avvolgeva. "Da ottocento anni!"

"Beh, notizia del giorno: è viva e vegeta e sta naturalmente cercando vendetta!"James spalancò le braccia, e ciò fece fare alle guardie un passo avanti. "A cuccia, voi cinque. Non gli farei mai del male." Roteò gli occhi al cielo, annoiato dal comportamento dei cagnolini del re.

"Ne ho abbastanza." Il ragazzo scosse la testa. "Ti prego, smettila o sarò costretto a fare cose che, per qualche motivo, ancora non voglio fare."

Questa frase colpì particolarmente James che, nonostante i cinque anni in prigione per colpa di Irwin e le accuse rivoltegli, provava ancora dei sentimenti per il re. "Te lo dico io perché non vuoi spedirmi nel Tartaro!" Urlò quello. "Perché, in fondo, a me ci tieni ancora!"

Il riccio socchiuse gli occhi. "Hai fatto scoppiare una guerra, ucciso mia sorella e rovinato la mia famiglia!"

"L'unica colpa che puoi darmi tra queste che hai appena elencato è quella della guerra. Non sono stato io ad uccidere tua sorella, quanto volte-..."

"Basta!" Gli occhi del re si illuminarono di rosso, segno che la sua magia stava per prendere il sopravvento. "A te non è mai importato del mio Regno! Tu hai la Foresta Oscura, che Amaris naturalmente non toccherà!"

Infatti, la domanda sorgeva spontanea: per quale motivo James si stava preoccupando per Alvagar, il regno che aveva escluso i maghi oscuri, lo stesso regno contro cui aveva scatenato guerra cinque anni prima? James sarebbe potuto rimanere in prigione, o nella Foresta: sicuramente Amaris, la strega oscura più potente degli ultimi due secoli che aveva scatenato guerra contro Alvagar numerose volte, non avrebbe distrutto il suo luogo di nascita.

Doveva esserci qualcosa sotto, sì, Irwin ne era sicuro.

"E, per favore, se te ne vai ora forse non ti darò un ergastolo."

James spalancò gli occhi, che assunsero un colore dorato più intenso rispetto a prima. "Stai facendo di nuovo lo stesso errore, Irwin Bèchalot." Sussurrò minacciosamente. "Sai, pensavo che fossi diverso dal padre che tanto hai odiato durante la tua vita, ma invece siete identici!"

Il Medaglione Di AlvagarWhere stories live. Discover now