La musica di Memphis su un palcoscenico di Las Vegas e tour initerrotti

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Caro diario,

Ti stavo raccontando che mi ero sposato con Priscilla ed ero diventato papà di una bellissima  bambina che avevo chiamato Lisa Marie. Nonostante i fim non mi soddisfacessero avevo trovato il ruolo che preferivo: quello del padre. Ma i tempi in America stavano iniziando drammaticamente a cambiare.

Mentre in quell'anno mi stavo riavvicinando ai palcoscenici e cercavo di condurre la vita in una direzione nuova, avvenne un incidente a Memphis: due mesi dopo la nascita di mia figlia, Martin Luther King Jr fu assassinato. Quella vicenda mi colpii nel profondo e mi scosse l'animo perché il leader dei diritti civili diceva grandi verità. Guardai il funerale in diretta piangendo come un bambino. Pochi mesi dopo, mentre stavo lavorando al "68° Comeback Special", Bob Kennedy fu ucciso. Il pezzo che eseguii nello speciale, "If I can dream", era ispirato dall'umore della nazione. Ero cosciente della dichiarazione di intenti che stavo mettendo in atto e cantare quella canzone ebbe su di me un grande impatto. Dopo aver registrato le famose scene per lo spettacolo televisivo, avvolto nella mia tuta bianca con la scritta " Elvis " dietro la schiena, promisi che non avrei più cantato brani in cui non credevo.

Quello Speciale fu una delle tante idee che misi in atto contro il volere del Colonnello: quest'ultimo voleva che fosse uno speciale di Natale sullo stile di Andy Williams o Bob Hope; io avrei dovuto cantare 26 canzoni di Natale, ma fu messo in minoranza dal produttore della NBC Bob Finkel e dal regista Steve Binder oltre che dalla stessa Eileen. Tutti erano d'accordo, me compreso, che uno spettacolo diverso da quello di Parker mi avrebbe riportato alla ribalta come il Re. Non volevo assolutamente cantare delle canzoni natalizie in cui non credevo e grazie ai due ragazzi venne messo in scena uno spettacolo grandioso. All'inizio avevo avuto il timore che, con tutti gli stupidi film che avevo realizzato, la mia musica fosse stata dimenticata anche a causa dell'arrivo della Beatlesmania dalla Gran Bretagna. Non fu affatto così. Appena salii sul piccolo palcoscenico televisivo, insieme a il chitarrista e il batterista degli esordi, Scotty Moore e DJ Fontana che sostituiva Bill Black che era morto per un tumore al cervello, mi resi conto di trovarmi realmente a casa. Mi sentivo vivo e rinato. Cantai molte vecchie canzoni e misi in atto qualche piccolo sketch. Ero pronto a ricalcare i palcoscenici come una volta.

Lo speciale fu mandato in onda il 3 dicembre 1968, già il 19 dicembre il Colonnello aveva firmato un contratto con l'International Hotel di Las Vegas, ancora in costruzione. All'epoca non ero cosciente del fatto che quello sarebbe diventato la mia prigione dorata. Ero in forma e pieno di energie e non vedevo l'ora di poter cantare davanti moltissimi fan che urlavano il mio nome in preda alla loro ammirazione nei miei confronti. Per adeguarmi ai nuovi anni cambiai look: avevo bisogno di colletti più alti e basette più spesse aggiungendoci poi una jumpsuit. Chiedevo sempre a Eileen che sapeva che quello stile mi rendeva più bello davanti ai fan. Con il ritorno sul palcoscenico avevo bisogno di nuova musica così, all'American Sound Studio, creai molti nuovi brani: : "Long Black Limousine", "Wearing that loved on Look", "Suspicious Minds", "In the ghetto", "Kentucky rain" e "Only the strong survive". Era qualcosa di inspiegabile essere ritornato in uno studio di registrazione in compagnia di Eileen. Era come essere ai vecchi tempi.

Nonostante mi piacesse la nuova vita che stavo conducendo la mia salute cominciava a manifestare dei piccoli problemi: mi ammalavo piuttosto spesso con febbre e tonsillite. Non mi preoccupavo ancora a differenza di Eileen che cercava di documentarsi su tutto ciò che poteva causarmi un'influenza così frequente. Io invece seguivo i consigli dei medici e di Nick che mi davano sempre più pillole, non potevo fare altro per poter essere in forma.

Iniziai il nuovo anno con un altro contratto di quattro settimane a Las Vegas girando un documentario che mostrava le prove e i concerti. Tra agosto e settembre ci dedicammo rispettivamente alla registrazione di quello che accadeva in studio, sul palco e alle prove generali. Eileen riprendeva tutto con la telecamera e io cercavo di coinvolgerla nel mio lavoro facendole cantare qualche brano all'unisono; la prendevo in braccio e cantavamo seduti su una sedia con davanti lo spartito con le parole. Quando dovevo suonare con la chitarra lei si metteva dietro il leggio e davanti a me osservando ogni singolo movimento. Ridevamo e scherzavamo come dei ragazzi adolescenti e mi piaceva vederla sbellicarsi dalle risate perché la sua risata era sincera e spontanea. In quei momenti eravamo solo noi due mentre il resto del mondo non esisteva più. Durante le prove all'Hilton la facevo salire sul palco per ballare. Erano dei momenti di totale spensieratezza in cui ci divertivamo come fratello e sorella. Il giorno del concerto vero e proprio ero molto nervoso e avevo faticato anche a mangiare; nel backstage chiaccheravo e ridevo con la mia band e quando mi chiamarono sul palco tutto  il nervosismo scomparve. Mi divertivo con le coriste e baciavo le fan che accorrevano numerose. Proprio durante il primo concerto mi fermai davanti a Eileen che riprendeva tutto, orgogliosa, e la baciai. Fu come tornare indietro di anni quando eravamo dei semplici adolescenti in preda alle prime cotte. L'amavo ma amavo anche Cilla e non potevo fare nulla per evitare questo forte sentimento che mi faceva impazzire.

Fairytale #Wattys2023Donde viven las historias. Descúbrelo ahora