"I Mietitori"

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Noah's pov

- Vedi di fare rapporto - dissi a Gavin quando tornammo alla base.

- Sono il capo, perchè devo fare rapporto? - mi chiese.

Lo guardai male.
Da bambini lui era quello calmo, razionale e anche un pò fifone. Io ero quello impulsivo e che di solito non sentiva nessuno e combinava guai. Con il passare degli anni sembrava quasi che avessimo invertito i ruoli.
Per certi versi mia madre mi diceva spesso che preferiva il me ragazzino perché quello attuale gli ricordava la calma e la razionalità micidiale di mio padre e non era buon segno. Di solito quando papà tirava fuori quell'atteggiamento c'era da preoccuparsi sul serio e mamma diceva che io ero esattamente la stessa cosa.

- Cerca di dare il buon esempio ai nostri sottoposti Gavin - dissi a mio cugino - Se continui a combattere con questa impulsività penseranno di poter fare come te. Peccato che tu non ti fai nulla visto che sai difendere il tuo corpo con la magia e gli altri no -

Gavin si limitò a sospirare ma non ribattè. Scrollò le spalle e se ne andò, speravo diretto in ufficio a fare quello che gli avevo detto.

Mi strofinai il viso e mi guardai intorno. La base a quell'ora era quasi deserta. Non era orario di lavoro quindi a parte me e Gavin c'erano solo le altre tre persone che erano intervenute quando era stato lanciato il segnale d'emergenza per i Tori della Colchide. Ma effettivamente non era servita tutta quella mano d'opera.

La Base dei Mietitori si trovava al primo piano e nel primo piano interraro di un palazzo residenziale. Nel primo piano si trovavano "gli uffici" da dove gestivamo gli affari, facevamo le ricerche e controllavamo la città e gli avvistamenti dei mostri; nel piano interrato avevamo il deposito delle armi e le stanze per l'addestramento.
Al secondo piano del palazzo invece c'era l'appartamento che condividevo con Gavin.

I nostri genitori avrebbero voluto che restassimo a casa con loro, in fin dei conti era un luogo sicuro ma eravamo abbastanza grandi da gestirci da soli, inoltre, con l'attività che avevamo era meglio avere più libertà di movimento. Senza contare che avere la base operativa letteralmente sotto casa era comodo per entrambi.

Uscii dalla Base per andare all'appartamento ma non feci in tempo ad entrare che il cellulare squillò.
Mamma.
Sospirai, incrociai le dita e risposi.

- Noah! Come è andata? Hai fatto già? - mi chiese a raffica.

Ecco, a questo punto avevo un grosso problema: io frequentavo l'università da due anni, parallelamente all'attività che tenevo in piedi con Gavin e proprio quel giorno avrei dovuto dare un esame di una certa importanza che avrebbe influito sulla tesi dell'ultimo anno; il problema stava nel fatto che io mi ero presentato all'esame e avevo anche risposto all'appello, ma il comportamento sconsiderato di Gavin mi aveva fatto mollare la sessione in quattro e quattr'otto per andare a salvargli letteralmente il didietro.

Zia Hermione era di un'intelligenza pari a quella di mia madre, che era figlia di Atena, ma Gavin aveva preso indubbiamente l'abilità di mettersi in mostra, senza pensare alle conseguenze, di suo padre, e molto spesso dimenticava che studiare i mostri e le loro caratteristiche era fondamentale.
Quando avevo capito che se non fossi intervenuto il mio cugino sconsiderato ci avrebbe rimesso la pelle, non avevo avuto molta scelta.

- Ni - feci.

- Che significa Ni?! -

- Ecco c'era questa emergenza...un paio di Tori della Colchide stavano portando scompiglio nel traffico di New York e visto che non potevo propriamente ignorare la cosa... -

- Noah Jackson! - sbottò mia madre dall'altra parte - Avevamo un patto o sbaglio? -

Sospirai.
Si, lo avevamo.

Entrambi i miei genitori avevano fatto di tutto per evitare che finissi in mezzo al circolo vizioso della vita dei semidei e io mi ci ero infilato con tutte le scarpe quando avevo fondato "I Mietitori" con Gavin. All'inizio ci avevano assecondato e quando eravamo diventati bravi e forti mia madre mi aveva obbligato a sedere a tavola con lei per fare un discorso.

"- Non voglio che continui questa vita. Voglio che ti costruisci un futuro normale, come un normale mortale -" aveva detto.

Io mi ero ribellato perché in fin dei conti quella vita mi piaceva e riuscivo a rendermi utile per una buona causa.
E a quel punto avevamo trovato una via di mezzo: avrei continuato a fare il Mietitore e a cacciare mostri ma nel frattempo mi sarei iscritto ad un'università e mi sarei laureato in modo di avere, in futuro, la possibilità di cambiare la mia vita.
E di conseguenza gli esami prima del lavoro.

E questo spiega perché mia madre si era leggermente alterata.

- Era questione di vita o di morte capisci? -

- Avete formato una squadra con dei dipendenti per quale razza di motivo? - mi chiese giustamente.

- Diciamo che i Tori della Colchide non sono propriamente alla portata di tutti -

Dirgli che era colpa di Gavin non mi sembrava il caso. Non era mia madre quella che si faceva problemi a dirgliene quattro.

- Vero... - mi concesse - Ma non metto in dubbio che... -

- Mamma ti prego - la fermai.

- Noah...oggi erano i Tori della Colchide e domani sarà il Minotauro o un gigante. Ogni giorno ne troverai di più forti e arriverai al punto che sarai tu stesso a cercarne e più forti saranno e più ti butterai a capofitto ad affrontarli - disse - Questo è il motivo per cui non volevo che facessi questa vita -

Sospirai e guardai fuori dalla finestra. Il caos di New York era immutabile, tutti i giorni, senza eccezioni, con mostri o senza. E le parole di mia madre, più che un rimprovero, mi sembravano una condanna.



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