Il falso erede

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Gavin's pov

Non mi piaceva stare con le mani in mano, anche se capivo l'esigenza di zio Percy e di Noah di voler evitare altri casini. Purtroppo, il fatto che tutto quello era in parte colpa mia non aiutava di certo.

Guardai L'oracolo di Delfi che non faceva altro che fissare il computer su cui stava lavorando ma non stava davvero facendo qualcosa. Fissava lo schermo ma non lo guardava realmente; mentre Noah se ne stava allungato sul divano a fissare il soffitto.
Ed era strano: mio cugino era iperattivo e il fatto che riusciva a starsene tranquillo era preoccupante.

Al contrario suo, io non riuscivo a stare fermo.
Sbuffai.

- Vogliamo davvero restare così? Qui? - chiesi.

Ovviamente parlavo con Noah non con la zia.

- Ne abbiamo parlato - mi rispose - Non ho intenzione di mettermi a competere con mio padre -

Rachel sospirò.

- Percy sa quello che fa - disse guardandomi - Lo sa da tutta la vita. Io lo conosco da molti anni e non fa mai le cose a caso. Fidati di lui -

Scossi il capo.

- Non è che non mi fido è... - mi bloccai perché la donna mi fissava ad occhi spalancati- Cos...cosa ho fatto? -

Poi si girò lentamente verso Noah che continuava a farsi bellamente gli affari suoi e non si era accorto del repentino cambio di atteggiamento dell'Oracolo.

- No...ah...- fece sgranando ancora di più gli occhi, se possibile.

Fu a quel punto che mio cugino sembrò riprendersi e si girò a guardarci. E fu sempre in quel momento che i vetri esplosero...

                               ***

Noah's pov

A svegliarmi furono i sussurri e delle voci che non conoscevo.
Aprii gli occhi e mi guardai intorno, per quanto mi era possibile, visto che ero allungato su un pavimento e...provai a muovermi ma senza successo: avevo le caviglie legate e le mani bloccate dietro la schiena da qualcosa di freddo e duro; mi sentivo qualcosa in bocca, forse una stoffa e qualcosa mi bloccava le labbra, dall'odore sembrava nastro adesivo.

Era inutile dire che non ricordavo quello che era successo: era stato un attimo, mia zia mi aveva chiamato, i vetri erano esplosi e una luce bianca aveva invaso tutto lo spazio, poi avevo perso i sensi.

Ora mi trovavo in uno spazio buio e grande, l'aria era rarefatta, quindi ero in un luogo chiuso. Mentre cercavo di capirci qualcosa quello che mi sembrava un portellone si aprì, riempiendo lo spazio di luce, accecandomi e rendendomi ancora più difficile capire dove mi trovassi. Strinsi gli occhi cercando di riprendermi e mi sentii afferrare per un braccio. Riaprii gli occhi mentre mi facevano mettere seduto e a quel punto potei vedere chi era stato ad attaccarci, che era la stessa persona che mi aveva, palesemente, rapito. E non ne rimasi nemmeno troppo sorpreso: la figlia di Thanatos.

- Ben svegliato, Jackson - mi disse afferrandomi il viso - Sei più resistente di quello che pensassi. Ed è proprio per questo che ti porterò direttamente dai miei committenti. Mi hai fregato una volta, non pensare che succederà di nuovo - 

Scansai il viso per farle lasciare la presa e mi accontentò, per poi alzarsi in piedi e scrutarmi dall'alto. 

Come avevo già potuto notare dal nostro primo incontro, quella ragazza aveva lo stesso colore dell'onice e quei capelli rosa erano un contrasto a dir poco assurdo. 

Sbuffò.

- Il viaggio sarà lungo, molto lungo. Quindi stabiliamo qualche regola di convivenza temporanea - disse - Attualmente ti trovi su una nave diretta in Inghilterra, dentro un container per il grosso trasporto di materiali. Se non vuoi passare...non so ancora quanto tempo esattamente, qui dentro, legato e imbavagliato dovrai collaborare un pochino. Sono stata chiara? - 

La fissai. Ovvio che non avrei seguito le sue regole...però, se era vero quello che aveva detto zio Nico allora quella ragazza era molto più forte di quello che aveva dimostrato e forse, non aveva nemmeno lei idea di che cosa fosse. E per quanto mi riguardava...ero in gamba, sapevo combattere e difendermi ma ero consapevole di essere meno forte della figlia di un dio, in modo particolare se stavo parlando del dio della Morte.

- Sei inquietante - borbottò per poi chinarsi su di me e togliermi il nastro adesivo dalla bocca, togliendo poi anche il panno - I tuoi occhi sono particolari - 

Mi passai la lingua sulle labbra. 

- Li ho ereditati da mio padre - dissi con voce roca.

La violenza non aveva funzionato con lei, forse era il caso di andare con la diplomazia e capire che cosa voleva, che cosa le avevano promesso e perchè aveva deciso di tradire la sua natura di semidea per...soldi forse? 

Me la sarei potuta cavare benissimo, ma solo se studiavo la giusta strategia, inoltre, anche se ero in mare non potevo fare granchè, visto che da mio padre avevo ereditato l'aspetto ma non i poteri.

- Perchè mi hai rapito? - gli chiesi - E dov'è Gavin? - 

Si strinse nelle spalle.

- Non c'è, lui non mi interessa - 

- Ma non eri venuta da noi per l'erede di Serpeverde? - chiesi.

- Appunto - disse indicandomi - Non l'hai capito ancora? - 

La guardai confuso.

- L'erede è mio cugino...i sogni e tutto il resto... - 

Adesso si che mi stavo confondendo. 

Si strinse nelle spalle.

- Era per depistarvi no? Noah Jackson, ti facevo più sveglio... - sussurrò - Sei. Tu. L'erede. E quando i tuoi familiari lo capiranno saremo già dall'altra parte del globo - 


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⏰ Last updated: Apr 27 ⏰

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