Profezia

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Noah's pov

Quando papà aveva detto che saremmo andati da zia Rachel non pensavo che avremmo fatto 3 ore di treno per raggiungerla dove viveva temporaneamente per lavoro. E no, non il lavoro di Oracolo: Rachel Elizabeth Dare faceva l'avvocato per volere dei genitori, mi avevano raccontato, una volta, che aveva dovuto cedere alle richieste dei genitori per aiutare mio padre nella guerra contro Crono che c'era stata a Manhattan quando i miei genitori avevano 15 anni; faceva poi, oltre al lavoro ufficiale, anche l'artista itinerante e ovviamente, era l'Oracolo di Delfi, nel tempo libero di solito, o almeno quando semidei impazienti non andavano a farle richieste assurde.

- Almeno l'hai chiamata? - gli chiesi quando ci ritrovammo davanti allo studio legale dove lavorava.

- Non ho un telefono. Ovviamente no - mi rispose mio padre.

- E un messaggio Iride? - 

- E se glielo faceva mentre aveva davanti un cliente? Come glielo spiegava? - 

- Ma perchè io mi faccio ancora domande per i tuoi comportamenti? - chiesi.

- Perchè hai il cervello di tua madre - mi rispose con nonchalance. 

Guardai Gavin che era mortalmente pallido e aveva due occhiaie sotto gli occhi da far paura. Ovviamente dopo tutti quei sogni premonitori, mio cugino non aveva più chiuso occhio: era questa la differenza tra noi due, io c'ero abituato perchè ero figlio di semidei, lui no, di solito i maghi non avevano quel problema dei sogni che erano tutto tranne quello.

Eravamo andati io, Gavin e mio padre. Secondo papà non aveva senso spostarci tutti insieme e io ero in parte rassicurato e in parte no. Mettiamola così: papà ci avrebbe sempre difeso e con successo, non che non ne fossimo in grado da soli, ma era mamma quella diplomatica ed era sempre lei quella che aveva un piano, il piano di scorta, il piano di scorta del piano di scorta e il piano di scorta del piano di scorta del piano di scorta. Papà caricava a testa bassa e sperava che nessun dio lo trasformasse in un criceto (storia lunga anche quella).

Entrammo nel palazzo e raggiungemmo il piano dove si trovava l'ufficio di Rachel. L'ascensore si aprì in un atrio luminoso che gridava soldi ovunque e al bancone della reception era seduta una donna sulla cinquantina dall'aria arcigna e severa. Andammo proprio verso di lei che ci guardò schifata. Forse per lei non avevamo l'aria di persone degne di chiedere consulenza a un avvocato di quell'ufficio.

- Prego? - ci chiese arcigna.

- Stiamo cercando la dottoressa Dare, se è libera vorremmo chiederle consulenza - 

- Avete un appuntamento? - chiese la donna.

- No. A sorpresa - rispose mio padre.

Niente da fare, non ci pensava lui alle cose prima di dirle. Era un adulto grosso e vaccinato ma...ma, alle volte si comportava come un ragazzino.

- Noah, ci pensi tu o...provo a convincerla io - mi chiese Gavin.

- Ci provo io - gli risposi - Se proprio non ci riesco, intervieni - 

Mi avvicinai al bancone e diedi una gomitata a mio padre. 

- Lo scusi, a mio padre piace scherzare - dissi - Sono il nipote della Dottoressa Dare e visto che eravamo in zona abbiamo pensato di passarla a trovare. Ecco, se non ha clienti, potremmo andare a salutarla? - 

- Senza appuntamento non riceve nessuno. Prendete appuntamento e tornate quando sarà disponibile - mi rispose.

Feci un sorriso forzato. Proprio acida la signora! Forse io almeno ci provavo come mamma ma...purtroppo avevo la pazienza di mio padre. Mi voltai a guardare Gavin e papà sogghignò. Aveva capito quello che avremmo fatto. 

Mio cugino si avvicinò.

- Non serve che provate ancora. Un no è un no per tutti - rispose la donna. 

Ma Gavin la guardò negli occhi, sussurrò parole in una lingua che per me era sempre stata sconosciuta e lo sguardo della donna si fece vacuo. 

- La dottoressa Dare è libera? - chiese non staccando gli occhi dalla signora.

- Certo - 

- Può indicarci il suo ufficio? - chiese ancora Gavin.

- La seconda porta a destra, in fondo al corridoio - rispose imbambolata.

- Grazie mille, ora si dimentichi di averci visto - 

- Io non vi ho visto - 

Papà si diresse dove ci era stato indicato e lo seguimmo. 

- Inquietante - disse guardando Gavin - Non ti vedo spesso fare incantesimi - 

- Io sono inquietante - borbottò mio cugino - Tu sei una specie di forza della natura -

Papà gli sorrise e, arrivato davanti la porta dell'ufficio di Rachel, la spalancò senza bussare. Lei non fece una piega, si limitò a fulminarlo.

- Percy Jackson - lo apostrofò. 

Lui sbuffò e si diresse alla scrivania, buttandosi sulla sedia di fronte a lei.

- Con te non c'è mai gusto - disse - Non riesco mai a farti spaventare - 

- Sei infantile - rispose lei - E poi i miei sensi di Oracolo vanno in tilt quando ti avvicini. Nemmeno le profezie sanno più che cosa farsene di te - 

Papà alzò le mani in alto. 

- Tranquilla, non sono qui per me, ma per lui - disse mio padre voltandosi a guardarci e indicando Gavin.

Zia Rachel lo guardò e...a mia discolpa posso dire che non l'avevo mai vista in versione Oracolo, ma mi prese un colpo quando le si rovesciarono all'improvviso gli occhi e cadde sulla sedia, apparentemente priva di sensi.

- Ci siamo - borbottò papà - E io che speravo in un nulla di fatto - 

Poi Rachel alzò la testa e spalancò occhi e bocca: gli occhi erano totalmente verdi e luminosi e dalla sua bocca cominciò ad uscire fumo verde. Indietreggiai e lo stesso fece Gavin.

  "Una nuova alba sorgerà con la venuta del Re delle tenebre,

figlio di Serpeverde, tu che sei nato maledetto, la scelta fare dovrai

se il mondo cader farai o coloro che son dannati salverai.

Il Basilisco tuo alleato sarà o colui che ti distruggerà?

La scelta sempre tua sarà, ma dietro di te qualcosa dovrai abbandonar" 

Poi cadde di nuovo all'indietro, svenuta.

- Che schifo - disse papà.

Mi voltai a guardare Gavin che era diventato, se possibile, ancora più pallido. 

Rachel decise di risvegliarsi proprio in quel momento. Battè le palpebre e mi fissò.

- Oh Noah, come sei cresciuto! - disse per poi rendersi conto delle nostre facce e sbuffare - Accidenti! L'ho fatto di nuovo - 

HALFBLOODWhere stories live. Discover now