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Anna

Di mattina per me, era tragico svegliarsi, sarei voluta restare nel letto per altre infinite ore, ma purtroppo mi toccava alzarmi e cambiarmi. Rubai una delle gonne lunghe di Nad, e da sopra infilai un top bianco senza spalline.

-sei tu quella nuova?- mi affacciai nella cella di Viola dove trovai una ragazza mai vista prima. Il giorno prima avevo sentito dire da Liz l'arrivo di una nuova ragazza.

-si, piacere Gemma- mi fece un sorriso timido, e notai subito il suo occhio rosso. Mi venne in mente la scena di Mirko che mi colpiva l'occhio, e rabbrividì all'istante. Chissà come se l'era procurato lei.

-io sono Anna. Ti fa male l'occhio?- indicai la parte arrossata, e la vidi abbassare la testa

-forse mi sbaglio, ma quasi sempre le persone le capisco a pelle. Quando te la sentirai di parlarne puoi venire da me, ci sono passata pure io- dissi e così ebbi di nuovo la sua attenzione. Il suo sguardo era lo stesso che avevo io quando ero succube di Mirko. Mi prendevo la colpa delle sue azioni, e finivo sempre per pagarne io. Ero una vittima, ma all'improvviso, in un solo attimo ne ero uscita con tanti segni sulla pelle.

Stare lontana da lui e non vederlo mi stava aiutando. Ma sapevo che se fosse morto, o se ne fosse uscito vivo, io non sarei mai stata pronta ad accettarlo. Avevo chiuso in una bolla ciò che era accaduto tempo prima, e fingevo che ciò non mi toccasse minimamente. Adesso era lui il mio problema.

-ti ringrazio- sussurrò con voce flebile, e così la salutai lasciando la sua cella.

Più tardi, dopo la mensa occupammo il salone del dormitorio. Dopo aver sistemato i capelli di Serena mi andai a sedere ad uno dei tavoli vuoti per restare da sola, e prendere ago e filo. La mia più grande passione era sempre stata quella di cucire.

Dopo aver lasciato la scuola avevo cominciato a lavorare nel negozio di Tina, una sartoria del mio quartiere dove avevo imparato tutto sul mestiere. Avevo sempre la schiena a pezzi, ed i crampi alle dita, ma era ciò che più mi rendeva felice.

Nunzia mi aveva permesso di usare l'ago a patto che dopo che avessi finito, glielo avrei ridato. Così cominciai ad accorciare un paio di pantaloni di Silvia che le andavano troppo lunghi. Sentì il rumore di una sedia spostarsi, e quando alzai gli occhi mi trovai davanti a Gemma. Le feci un breve sorriso e tornai a guardare la stoffa.

-senti, io volevo chiederti cosa intendevi quando mi hai detto che ci sei passata anche tu- a quelle parole lasciai ago e filo e mi misi a braccia conserte per poi guardarla in silenzio per qualche secondo.

-chi ti ha fatto l'occhio così?- gli chiesi in attesa di risposta

-il mio ex ragazzo- disse come avevo previsto, e sentì un vuoto allo stomaco nel sapere che altre ragazze si fossero ritrovate a vivere la mia stessa situazione.

-tu lo sai perché sto qua dentro?- con un impercettibile movimento scosse subito la testa

-ho sparato al fidanzato mio. Lui mi alzava le mani addosso, mi manipolava, me ne diceva di tutti i colori, un paio di settimane fa stavamo a mare con degli amici nostri- cominciai a raccontare, e mi fermai per prendere fiato

-come al solito stavamo litigando e gli è partita la mano, il mio occhio era gonfio il doppio del tuo. Io me ne sono scappata, lui è venuto sotto casa per farmi la solita scenata, ed è scesa mia sorella per mandarlo via. Quando l'ho visto mettergli le mani addosso non ce l'ho fatta, ho fatto partire il proiettile senza nemmeno pensarci. Non ero cosciente di quello che avevo fatto, ma è stata la cosa più giusta che potessi fare- la guardai ascoltarmi con attenzione, ed il suo sguardo si riempì di lacrime

Annarè | Ciro RicciWhere stories live. Discover now