EPILOGO

4.5K 85 9
                                    

Anna

Erano passati già due anni da quando ero uscita dall'IPM. Mio figlio aveva da poco compiuto quattro anni, e c'eravamo appena trasferiti in una delle popolari della Sanità. Il mio quartiere non lo avrei mai lasciato, ma la mia vecchia casa mi stava troppo stretta.

Avevo cominciato a lavorare da qualche mese nella sartoria di un'amica di vecchia data di mia madre, e mi aveva affidato interamente il suo negozio.

Quello era stato il mio primo lavoro di quand'ero una ragazzina di quattordici anni, ma ad oggi ero una donna e madre di ventiquattro.

-dove sta l'amore di zia- ero in balcone a fumare mentre controllavo Salvatore che giocava con le sue macchine in soggiorno, e sentì dei passi farsi vicini.

Mi voltai e vidi Rosa e Carmine, che teneva in braccio Futura che era visibilmente cresciuta.

-Sasy guarda chi c'è- Rosa prese in braccio mio figlio e lo avvicinò alla bambina che gli sorrise

-amò comm stai?- la mora mi venne in contro e mi baciò le guance per salutarmi

-stonga bon, a te c s ric?- Rosa, a differenza mia era uscita dall'IPM solo da qualche mese, ed era andata a stare da Carmine.

Da quel freddo lunedì di febbraio erano trascorsi esattamente cinque anni dalla morte di Ciro, e da lì erano cambiate parecchie cose; Totò aveva ucciso Nina per vendicarsi della morte del suo amico, Gaetano e Viola erano morti, la direttrice era stata mandata via, Nad era scappata via, Pino aveva messo la testa apposto e adesso era fidanzato con Kubra, una ragazza che era entrata all'IPM poco dopo che ebbi scoperto di essere incinta, Carmine e Rosa dopo centinaia di guerre si erano innamorati, e Filippo era stato trasferito in un'altro istituto, e adesso era fuori anche lui.

Era venuto a trovarmi qualche settimana prima. Era riuscito finalmente a diventare insegnante di pianoforte in un conservatorio, ed era tornato a casa dei suoi genitori. Tra lui e Naditza era finita dopo che lei lo aveva abbandonato in seguito alla loro fuga dall'IPM.

-questi te li ha presi Carmine- mi porse tra le mani un vassoio di paste, ed io spensi il mozzicone di sigaretta, per andare a riporle in frigo

-grazie assai- andai a salutare il mio amico e lasciai un bacio alla piccola Futura.

-venite andiamo a giocare- Rosa prese i due bambini per mano, lasciando soli me e Carmine.

Il mio amico mi seguì fuori al balcone e si accese una sigaretta che mi offrì, ma che rifiutai. Mi poggiai con i gomiti alla ringhiera e con la coda dell'occhio osservavo il mio amico.

-sono già passati cinque anni- dissi attirando la sua attenzione

-certe notti me lo sogno ancora Ca'. Lo vedo, dice che lui sta bene- confessai e sentì le lacrime agli occhi.

Spesso sognavo Ciro, mi parlava ma quando mi svegliavo non ricordavo più niente. Dalla notte della sua morte non avevo mai più tolto il suo crocifisso dal collo. Quando le cose andavano male oppure sentivo la sua mancanza, accarezzavo la piccola croce in ferro e ci posavo un bacio sopra.

-e' cos bell nun s' scordn mai Anna. È la stessa cosa con Nina- una nuvola di fumo partì dalle sue labbra e si voltò verso di me per guardarmi.

-Salvatore è la fotocopia sua, certe volte non lo riesco nemmeno a guardare, e penz ca song na mamm e' merd- continuai a rivelargli tutti i miei timori con cui ormai convivevo da quando avevo messo al mondo mio figlio.

-Salvatore è la forza tua Annè, siete tu e lui. Ma lo sai, che se tieni bisogno ij c' stong. Nun si mai sola- mi abbracciò lasciandomi un bacio sulla fronte.

-grazie Ca'- restai immobile nel suo abbraccio, e mi beai dell'affetto che ricevevo da quel ragazzo da anni ormai.

Quando i due lasciarono casa mia mi fiondai in doccia e mi cambiai indossando abiti pesanti. Lo stesso feci con Salvatore, e quando fummo pronti presi la mia auto, e guidai fino al cimitero.

Presi in braccio mio figlio e camminai fino alla tomba di Ciro. Era piena di fiori. Ogni settimana passavo a cambiarli, avevo impiegato parecchio tempo prima di trovare il coraggio di andare a trovarlo.

La mia prima reazione infatti, fu scoppiare a piangere. Era un dolore che mai sarebbe passato, ed io lo sapevo bene nonostante mi ostinassi a credere di averlo superato.

Lo avevo odiato per tanto tempo, e non appena tutto sembrava stesse andando per il meglio, lo avevo perso per sempre.

-vai a salutare a papà- misi Salvatore per terra, e andò ad accarezzare la foto di Ciro sulla lapide.

-ciao- sventolò la sua manina minuscola sulla lastra, e tornò da me.

Lo alzai da terra e lo avvicinai al mio petto per sentire il suo calore. Il suo sguardo era lo stesso di Ciro, erano simili in tutto e per tutto.

Mi abbassai all'altezza della tomba e passai anche io una mano sulla foto, per poi baciare il crocifisso che portavo al collo.

Restai alcuni minuti a fissare il vuoto e sperai che in qualche modo, in quel momento lui stesse accanto a me.

Quando trovai la forza di alzarmi imboccai l'uscita del cimitero e tornai nella mia auto.

-mo stiamo solo io e te- guardai Salvatore e gli lasciai un bacio in viso prima di mettere in moto e fare ritorno verso casa.

La vita mi aveva tolto tanto, ma dato la cosa più bella che potessi desiderare.

Quando avevo promesso il mio amore eterno a Ciro ero soltanto una ragazzina di quindici anni, perdutamente innamorata del suo primo amore, ma nonostante fossero passati quasi dieci anni, ero certa che se lui fosse ancora con me, glielo avrei giurato fino alla morte.

Annarè | Ciro RicciWhere stories live. Discover now