Parte 3 - Tempo

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"I hope I never lose the bruises that you left behind" -Lewis Capaldi
Spero di non perdere mai le cicatrici che mi hai lasciato dietro"

Avete mai pensato al tempo? A volte sembra interminabile, altre volte fugace. Sembrerebbe che tutto ruoti attorno ad esso. Ma cosa succederebbe se il tempo non contasse nulla? Se volessimo che non fosse mai esistito, per cancellare i ricordi? Quanto tempo ci vuole per dimenticare qualcosa o qualcuno? È possibile, o siamo noi che lo vogliamo? È come se avessi avuto un'amnesia per un po', perché non ricordavo nulla di lui, di Ezra.

Avete presente le cicatrici? Quelle indelebili e invisibili sul corpo? Quelle sì che fanno male, che ti lasciano intatto all'esterno ma dentro ti spezzano come quando fai cadere un bicchiere di vetro. Fa davvero male, perché non c'è niente e nessuno che possa in qualche modo ripararti, prevenire il danno o alleviare il dolore. Il cuore, più di ogni altra cosa, è pieno di cicatrici. Come lo ripari? Servirà il tempo a lenire tutte le nostre ferite?

E tu, che mi segui ovunque, hai un sacco di cicatrici. Cicatrici che ho cercato di rendere meno dolorose, meno evidenti, quando avevo problemi ben più grandi dei tuoi.

Mi sono messa da parte, trascurata, per te. Perché in quel momento sembrava la cosa giusta, o almeno così mi sembrava. Ora che è tutto finito, mi hai lasciato i dolori, le tue cicatrici indelebili, che spero di non perdere mai, perché ora sono anche mie. Non importa quanto tempo sia passato o passerà, è così.

Sono passati quattro anni senza che ci sentissimo. Quattro anni di dolore. E poi riappari in un sogno. Perché? Pensavo di stare bene senza di te, avendo tutto quello che mi hai lasciato dietro. Quindi non dovrei sentirmi sola? Come faccio a vivere con questo peso costante?

Dopo quel primo incubo in cui scappavo da lui ne ho avuto un altro. All'inizio mi sentivo persa, cercavo qualcosa, magari dentro di me. Avrei voluto sparire in un sogno per ritrovarmi completamente. Poi lui, alto, capelli ricci e quegli occhi di un blu accecante, ma allo stesso tempo come la rugiada che si crea per caso e si dissolve tra le piante. Avevo solo bisogno di qualcuno su cui appoggiarmi, su cui aggrapparmi.

Mi ricordo ancora il nostro primo incontro. Ero finita in un giardino di girasoli, i miei preferiti. Stavo raccogliendo dei fiori quando Ezra si avvicina e mi dice: "Quindi non sono l'unico a cui piacciono?". Io lo guardo sorridendo. Iniziamo a camminare insieme tra i girasoli, e a un certo punto iniziamo a correre.

Ci sentiamo liberi, felici. È come se il tempo si fermasse, come se tutte le cicatrici e i dolori svanissero.
Ma questo è solo un ricordo  di quello che era, di quello che avremmo potuto essere. Ma la realtà è diversa. Siamo lontani, separati da chissà cosa. Eppure quelle cicatrici sono ancora lì, a ricordarmi di te.

Mi chiedo quanto tempo ci vorrà per dimenticare, per lasciare andare. Quanto tempo impiegherò a guarire da queste ferite che mi hai lasciato addosso. Forse il tempo non è sufficiente, forse non basta per cancellare tutto.

Ma nel frattempo, continuerò a portare queste cicatrici come un segno del passato. Come un promemoria di ciò che eravamo, di ciò che abbiamo vissuto insieme. E spero che un giorno, queste cicatrici diventino solo un ricordo lontano, un capitolo chiuso della mia vita.

Ma fino ad allora, continuerò a cercare il coraggio di lasciare andare, di guarire e di trovare la mia strada senza di te. Perché le cicatrici possono essere dolorose, ma non mi definiscono. Sono solo una parte di me, una parte che spero di non perdere mai.

A un tratto la terra sotto di me sembra perdere solidità, mi sento cadere nel vuoto.
Nulla.

Mi ritrovo in un luogo sconosciuto, circondata da un'oscurità opprimente. Mi sento persa, disorientata. Cerco di trovare una via d'uscita, ma ogni passo che faccio sembra portarmi sempre più lontano dalla realtà. La paura si insinua dentro di me, avvolgendomi come una morsa.

Poi, all'improvviso, mi ritrovo in un'auto in movimento. Non sono io a guidare, tuttavia lui è accanto a me. Il buio intorno a noi sembra inghiottire ogni cosa, ma i suoi occhi brillano come stelle nel cielo notturno. Siamo inseguiti da qualcuno, ma non riesco a capire chi. La tensione sale, il mio cuore batte all'impazzata nel petto.

Poi, in un attimo, la persona che stiamo inseguendo scompare nel nulla. Lui si ferma di colpo, esce dall'auto di corsa. Io cerco di seguirlo, ma tutto diventa confuso. La realtà si distorce, le immagini si mescolano in un vortice di emozioni contrastanti. Non so cosa sta succedendo, ma la sensazione di deja-vu mi avvolge come una nebbia fitta.
La confusione e l'angoscia mi abbracciano, lasciandomi senza parole. Cosa sta succedendo? Cosa significa tutto questo? Le risposte sembrano sfuggirmi, come se fossero nascoste nel labirinto dei miei pensieri.

Mi ritrovo in un labirinto oscuro, le pareti di pietra ruvida sembrano stringermi, confondermi. Cammino senza meta, cercando di trovare una via d'uscita, ma ogni passo che faccio sembra portarmi sempre più lontano dalla verità. L'aria è densa e umida, il suono dei miei passi risuona nelle orecchie come un eco spettrale. Le pareti del labirinto sembrano guardarmi, come se avessero una volontà propria, come se volessero tenermi prigioniera tra i loro confini intricati.

A un certo punto, mi ritrovo in un luogo familiare ma distorto. È come se fosse il mio quartiere, ma tutto sembra essere stato trasformato in un'immagine sbiadita e inquietante. Le case sono avvolte da un'atmosfera di decadenza, con finestre rotte e porte sbilenche. Le strade sono deserte, senza un'anima in vista. L'odore di muffa e abbandono aleggia nell'aria, lasciando una sensazione di tristezza e solitudine nel mio cuore.

Cammino per le strade deserte, cercando una risposta, cercando di capire cosa sta succedendo. Il pavimento è dissestato, con crepe che si estendono come ferite sulla superficie grigia. I lampioni sono spenti, gettando solo ombre spettrali lungo il mio cammino. Il silenzio è opprimente, interrotto solo dal suono dei miei passi che echeggiano nel vuoto.

Le immagini sfocate e sbiadite si intrecciano nella mia mente, come se fossero frammenti di un puzzle che non riesco a completare. La confusione si fa strada dentro di me, lasciandomi con una sensazione di smarrimento e impotenza. Mi sento come se fossi intrappolata  in un sogno senza fine, un labirinto di pensieri ed emozioni che si intrecciano e si confondono.

E poi, all'improvviso, vedo lui. Ezra. È lì, di fronte a me, con lo sguardo intenso e gli occhi che sembrano scrutare l'anima. Il suo viso è pallido, come se fosse stato scolpito nella pietra, ma i suoi occhi brillano di una luce misteriosa. Mi avvicino a lui, cercando risposte, cercando conforto. Ma quando lo raggiungo, scompare nel nulla, come un'illusione che si dissolve al tocco. La mia mano afferra solo l'aria fredda, lasciandomi con un senso di vuoto e delusione.

La paura mi avvolge come un mantello.

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