13.

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Mandai avanti un piede dopo l'altro, spingendomi a fatica verso la sala grande. Vidi in lontananza Pansy, che parlava con Daphne, insieme agli altri.

C'erano tutti, seduti a mangiare, tutti tranne Mattheo e Astoria. E non era difficile fare due più due per capire che non era solo un puro caso, e che si stavano divertendo parecchio nel dormitorio di uno dei due.

Mi sedetti accanto a Blaise, alla mia destra.

"piton ha ridato lo stesso compito della volta scorsa, a tutti, perchè a quanto pare l'incantesimo, non era abbastanza potente come si aspettava lui."
Draco spiegò a Blaise irritato, con la sua solita voce arrogante.

Erano passati pochi giorni dall'accaduto, tutto era tornato alla "normalità" per quanto di normale ci possa essere nelle nostre vite.

Nel frattempo, Draco e Astoria si erano "lasciati", anche se non c'era mai stata una vera e propria conferma che loro due si frequentassero al di fuori del sesso.

Mattheo era stato in silenzio in questi giorni, era come se stesse cercando di evitarmi in tutti i modi, e non è che di solito mi cerchi, per parlare o passare del tempo insieme, tutt'altro, ma non perdeva una sola occasione per deridermi, infastidirmi o provocarmi.

Pansy, seduta di fronte a me, si voltò verso qualcosa che aveva attirato particolarmente la sua attenzione, e non passò un secondo che mi ritrovai a puntare lo sguardo verso Astoria, che camminava verso la nostra direzione, la gonna leggermente stropicciata, alzata fin troppo, i capelli appena scompigliati e l'aria di una che ha appena fatto la corsa della sua vita.

La osservai in ogni piccolo dettaglio, i miei occhi leggermente socchiusi, un'espressione probabilmente irritata sul volto, sarà la sua presenza ad infastidirmi.

"qualcuno era impegnato" disse con voce scherzosa Theo, che intanto stava mangiando un pezzo di brioche.

"chissà a far cosa" commentò poi Draco, nessuna gelosia nei suoi confronti, al contrario sembrava quasi sollevato dal fatto che lei non fosse più una sua responsabilità, non che lo fosse mai veramente stata, dopo tutto.

Astoria sorrise.

Puttana

E per qualche motivo automaticamente il mio sguardo si alzò dalla puttana al puttaniere che camminava con aria superiore e menefreghista verso di noi.
Un passo dopo l'altro, una mano nella tasca mentre l'altra accompagnava libera i movimenti del suo corpo.

I ricci erano abbastanza definitivi da riuscire a contarli con un attimo di concentrazione, aveva appena cambiato taglio, definendo il suo mullet. Le labbra sottili e rosate, gli occhi stanchi e rilassati.

Cazzo se era attraente, non importa cosa stesse facendo, non importava nemmeno quanto lo odiassi, mentirei se dicessi che non è attraente.

Ed è quello che continuo a fare con lui. Mento perché in fondo, l'altro giorno aveva ragione, non riesco a sopportare il fatto che io possa mai desiderare anche solo il contatto con quel mostro.

Mattheo si sedette affianco a me, nonostante ci fosse un posto libero affianco ad Astoria e a Blaise.
Non mi permisi nemmeno di guardarlo negli occhi, non lo avrei fatto perché sapevo che era tutt'altro che una buona idea.

Presi in mano una crostatina dal centro del tavolo e ne presi un morso, posandola poi sul mio piatto. Masticai e sentì ogni minima fibra del mio corpo chiamare il suo nome, come se non potessi stargli lontana, come se avessi disperatamente bisogno del suo tocco, delle due viscide e sporche parole.

Mi ritrovai a stringere le cosce, chiudendole e serrandole automaticamente assieme. Non mi aveva rivolto la parola, non mi aveva guardata, nemmeno sfiorata e io sentivo un calore in mezzo alle gambe, che non aveva nessuna spiegazione.

𝑻𝑯𝑬𝑹𝑬'𝑺 𝑵𝑶 𝑮𝑶𝑰𝑵𝑮 𝑩𝑨𝑪𝑲Where stories live. Discover now