Capitolo 2 - Dankan di Kmora - 2°parte

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Il giorno dopo, il giovane Dragone si preparava a partire quando Kassian si avvicinò per dargli gli ultimi consigli:

«Devi essere molto cauto con il Basilisco. È un animale astuto e guardingo, un predatore furtivo che esce dalla sua tana solo quando ha fame. È abile ad arrampicarsi e un ottimo nuotatore. Il suo veleno non dà scampo; pochi istanti dopo il morso, la vittima si paralizza e smette di respirare.»

Il ragazzo, che intanto continuava a sistemare la sua sacca da viaggio, disse:

«So che quando ero in fasce, ti sei beccato un morso, ma sei riuscito a salvarti...»

L'esperto cacciatore, ricordando lo sgradevole incidente, confessò:

«Quel giorno fui molto fortunato. Avevo catturato un piccolo di quella specie che si aggirava attorno al villaggio. Tenendogli la testa ferma con un bastone biforcuto e dopo averlo afferrato con la mano, lo costrinsi a mordere il coperchio di cuoio del vasetto di terracotta che avevo portato con me. Quando stavo per liberarlo, si rivoltò mordendomi. Fortunatamente, aveva riversato quasi tutto il suo veleno nell'ampolla, e il tempestivo intervento di Tsemira mi salvò la vita.»

Dankan sorrise, affermando:

«E da allora non ti sei più schiodato da casa nostra...»

Kassian, lasciandosi scappare un sorriso a sua volta, rispose:

«Tua madre è un essere speciale: forte, indipendente, intelligente e altruista. Vedi, quasi tutti quelli che conosco pensano solo a sé stessi. Alcuni costruiscono una famiglia, prendendosi cura del partner e dei figli, altri prendono sotto la propria ala anche qualche amico, ma alcuni hanno ali così grandi, da proteggere tutti quelli che gli stanno intorno.»

Il ragazzo lo ascoltava interessato, così continuò a parlare:

«Quando divenni capo villaggio, sconfiggendo nel Cerchio dei Guerrieri tutti gli altri pretendenti, pensavo solo alla gloria e ai privilegi che avrei avuto. Le femmine avrebbero fatto a gara per stare con me, tutte... tranne l'unica che avevo sempre desiderato. Ma che importava? In fondo, avrei trovato sicuramente la maniera di consolarmi.»

Il patrigno disse ancora:

«Dopo l'incidente, capii l'importanza del ruolo che ricopriva Tsemira, rinunciando ad avere una famiglia, pur di proteggere e servire il clan, senza contare il coraggio che aveva dimostrato nel mettere al mondo un figlio da sola. Il suo esempio fu di grande ispirazione per me. Compresi quanto i nostri ruoli fossero simili e quali sono i doveri di un capo. Ben presto nacque una grande affinità e un amore sincero tra di noi, basato sulla visione comune che avevamo della vita.»

Dankan, con la sua solita irriverenza, asserì:

«Peccato per il piccolo rompiscatole che ti sei dovuto accollare...»

Kassian, con sguardo sincero, confessò:

«Ricordo bene il nostro primo incontro. Ero ancora convalescente quando vidi quel mostriciattolo sorridente gattonare in giro per la tenda. Poi mi notasti e tua madre ti afferrò poco prima che riuscissi a saltarmi addosso. Chi l'avrebbe mai detto che saresti diventato il miglior figlio che un padre potesse desiderare...»

Il ragazzo, visibilmente imbarazzato, commentò:

«Dai... è meglio se me ne vado. Qua l'atmosfera sta diventando un po' troppo smielata per i miei gusti.»

Il capo villaggio, concludendo il discorso, aggiunse:

«Non ti dico di fare attenzione. Tanto sarebbe solo fiato sprecato. Cerca almeno di riportare a casa la pellaccia. Sai quanto ci tiene tua madre...»

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