Capitolo 5 - Nelle profondità dell'Averno - 1°parte

23 8 0
                                    

Dankan era cresciuto in fretta, raggiungendo quasi le dimensioni di un Demone, ma mantenendo l'agilità di un Gorgone. Due delle sette corna che aveva sulla testa si erano sviluppate più delle altre, facendolo rassomigliare a un Figlio della Fiamma. Anche se ormai era diventato un abile gladiatore, ricordava con dolore il giorno in cui arrivò a Dmonia su un carro trainato da Raptor, all'interno di una gabbia metallica. Xartan, l'attuale signore dell'Averno, era allora il Generale delle legioni dell'Impero. Aveva tagliato la testa a suo padre, Kassian, solo per infilzarla su uno spuntone dell'enorme porta metallica che proteggeva l'ingresso della città, piena di altre teste di capitribù come trofei a dimostrazione della supremazia militare del popolo del fuoco sugli altri.

Una volta raggiunta la Keronte, il carro fu imbarcato e trasportato all'interno della grande voragine nelle profondità della terra. Da quel momento in poi, la luce del sole sarebbe stata solo un vago ricordo. Davanti ai prigionieri si stagliava la più grande città dell'Averno nella sua magnificenza, pronta a inghiottire per sempre le vite di coloro che un tempo erano liberi di vagare in superficie. Il carro venne portato giù lungo una strada a spirale che scendeva fino in fondo al baratro, mentre gli abitanti del luogo osservavano compiaciuti il carico di dannati scortato dall'esercito, diretto verso il mercato straordinario allestito per l'occasione nel circo, di fronte all'imponente dimora dell'Imperatore. Arrivati nell'ultimo girone, le gabbie furono aperte, i prigionieri furono legati e venduti al miglior offerente in cambio di piccoli dischi metallici che, per un Figlio della Foresta che viveva libero, avrebbero avuto meno valore di una pietra. Ma in quel luogo, erano quelli a decidere il destino di tutti.

Agamon, noto schiavista, acquistò Dankan per trenta monete d'oro. Il ragazzo era in buone condizioni e sembrava fisicamente robusto. Insieme a lui, acquistò molti altri Gorgoni quel giorno. Il prezzo pagato andava direttamente a rimpinguare le casse dell'Impero, con cui venivano pagati anche gli stipendi dei legionari. Lo schiavista era abile nell'addestrare i suoi acquisti, che una volta istruiti potevano valere molto più di quello che lui li aveva pagati.

I cadaveri dei Gorgoni morti, invece, vennero venduti in blocco a un gruppo di commercianti del primo girone. Dopo averli macellati, ne avrebbero ricavato preziosi tagli di carne per i palati dei più abbienti, veleno per le pozioni degli Stregoni e pelli rinomate per elasticità e resistenza.

La dimora di Agamon era situata nel terzo girone. Un quarto della superficie di questo anello era dedicato agli schiavisti. Dietro enormi cancelli metallici, oltre agli alloggi padronali, c'erano prigioni e scuole di addestramento per schiavi. Una volta arrivati, Dankan, insieme ai suoi compagni più giovani, fu presto scortato nelle miniere situate nelle profondità del cono vulcanico, dove era stata costruita la città di Dmonia. Quest'ultima prendeva la sua caratteristica forma dall'immane lavoro di estrazione di minerali, soprattutto ferro, operato dagli abitanti del passato. Restavano ormai solo piccoli giacimenti di oro, argento e pietre preziose, raggiungibili attraverso gallerie e cunicoli scavati a partire proprio dal terzo anello.

Lì, nelle profondità della terra, gli schiavi di sesso maschile non adatti per età o prestanza fisica a fare altro, venivano noleggiati dai proprietari delle miniere, che li sfruttavano per estrarre i preziosi minerali utilizzati soprattutto per la forgiatura di monete e gioielli. Era un ambiente duro e pericoloso che metteva a dura prova la tempra di coloro che erano costretti a lavorarvi. Spesso si verificavano incidenti, anche mortali, ma il valore di ciò che veniva estratto valeva la perdita di qualche Gorgone.

Periodicamente gli schiavi tornavano al loro padrone, che decideva se continuare a utilizzarli come minatori, il lavoro più umile e faticoso, o impiegarli per altre mansioni. Servivano braccia anche per le fucine, la costruzione di abitazioni, la manutenzione di strade e strutture cittadine e per tutti quei lavori faticosi per cui i Succubi potevano pagare. I più forti è prestanti, invece, venivano addestrati per battersi nel circo, rischiando la propria vita. In tal modo, potevano guadagnare anche qualche moneta con cui affrancarsi dalla condizione di schiavi.

Transcendental Worlds - InfernoTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang