Capitolo 4 - Demorgon il gladiatore - 2°parte

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Agamon si diede subito da fare e, nel giro di poco tempo, mise in piedi un evento straordinario. Le voci sul nuovo campione vennero magistralmente diffuse per tutta Dmonia, creando un forte interesse verso il Demone che voleva riscattarsi. Preparò uno scontro con alcuni sfidanti di basso livello, una caccia al Tricerato e un combattimento speciale con un grande campione imbattuto da diverso tempo. L'Imperatore Tartarux si posizionò sul balcone della sua dimora per assistere ai giochi, mentre il popolo fremeva e si accalcava lungo i bordi del proprio girone. I più piccoli sedevano a terra, con le gambe a penzoloni. Agamon fece distribuire stecche di carne essiccata per i ceti più poveri, in modo da rendere lo spettacolo ancor più indimenticabile.

Xartan si presentò nell'arena vestito della sua armatura cerimoniale, lucida e ricca di ornamenti dorati. Cavalcava uno splendido esemplare di Xerberux anch'esso adornato per la parata. Poi prese la parola per introdurre il nuovo gladiatore al pubblico:

«Mio signore, sovrano di questo Impero, e voi, popolo di Dmonia, ci tenevo a essere io a presentare il nuovo acquisto di questa arena. Un Figlio della Fiamma, ritrovato durante l'ultima campagna militare, cresciuto tra le tribù selvagge dei Gorgoni, figlio di un'antica casata caduta in disgrazia, ha deciso di riscattarsi lottando dinanzi a voi per riguadagnare la libertà. Ho preso a cuore la sua causa e ho personalmente addestrato il ragazzo all'uso delle armi. Una maschera copre il suo volto, celando la sua identità finché non avrà affrancato il suo nome... Ma ora bando alle ciance, ecco a voi Demorgon!»

In ogni girone c'erano dei banditori che ripetevano le parole del Generale affinché tutti potessero sentirle. Una volta finito il discorso, comparve nel circo un Demone con un'armatura leggera da legionario semplice, con le classiche lame sulle braccia, le protezioni sulle ali e un elmo completamente chiuso con solo tre buchi per gli occhi e la bocca. Appena raggiunse Xartan, si notò subito la somiglianza nella stazza e nel fisico tra i due. Tolto l'elmo, il gladiatore aveva sotto una maschera di pelle aderente nera con tre strisce rosse, anch'essa con fori per gli occhi e la bocca.

Dagli spalti si diffuse un brusio di commenti per tutta Dmonia: in molti si chiedevano chi fosse costui e a quale casata appartenesse. Una volta finite le presentazioni, i due tornarono nei sotterranei dell'arena, dove li aspettava Agamon. Il Generale cominciò a spogliarsi lontano da sguardi indiscreti, per poi vestire gli abiti di Demorgon, che fino a quel momento erano stati indossati da Vellerux, istruttore dei gladiatori e fidata guardia del corpo dello schiavista. L'idea era venuta proprio a quest'ultimo per fugare ogni possibilità di associare il gladiatore al capo delle milizie dell'Incubo. Nel frattempo, alcuni combattenti intrattenevano il pubblico lottando senza arrivare allo spargimento di sangue, mostrando mosse complesse e coreografiche che difficilmente si sarebbero usate in battaglia.

Per il primo scontro, Xartan fu messo di fronte a un paio di Gorgoni armati di lance. Estrasse le sue lame e attese impassibile una loro mossa. I due si fecero avanti cercando di accerchiarlo. L'incontro fu molto rapido e con poche mosse gli avversari vennero letteralmente fatti a pezzi. La velocità e la forza di Demorgon lasciarono tutti di stucco: in un batter d'occhio, un avversario perse un braccio mentre l'altro venne trafitto al ventre. Le loro armi riuscirono a malapena a sfiorare il corpo del Generale, che passò quindi a finirli, staccando la testa a uno e trafiggendo l'altro al cuore mentre si allontanava strisciando senza il braccio.

L'arena era un bagno di sangue e la folla entusiasta cominciò ad acclamare il nuovo campione che si ritirò senza nemmeno un graffio dopo aver massacrato i due poveri antagonisti. Nei sotterranei, Agamon intercettò il suo nuovo pupillo dicendo:

«Mio signore, sarebbe bene che gli incontri durassero un po' di più. Il popolo è qui per assistere a un'esibizione e non a una veloce carneficina...»

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