17-l'atteso appuntamento

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Metto le ultime due spruzzate di profumo e faccio un giro su me stessa per poi mettermi in posa davanti ad Alyssa e Margaret chiedendo loro se i vestiti che indosso mi donano.

A:" Se con Thomas va a finire male ricordati che ci sono sempre io libera eh"
Mi dice scherzando Alyssa mentre fa un occhiolino.

M:" Sana seriamente... questo modello di cargo ti sta da DIO!"

Mi guardo allo specchio ed osservo il mio corpo...
I cargo mi cingono perfettamente la vita stretta e si stendono meravigliosamente sulle gambe sottili e lunghe.
Il top giallo, mi arriva un po' sopra all'ombellico e mi fascia il elegantemente il seno.
Ha dei buchi sulla schiena e il colore si intona perfettamente con i miei capelli, lascia intravedere tutta la parte del collo e delle clavicole sporgenti.

I capelli mi contornato il viso, come avevo già programmato, li ho raccolti in una coda alta così da lasciar vedere la particolarità del top dietro la schiena.
Come scarpe, ho optato per delle semplicissime nike bianche... la comodità prima di tutto!

Per gli accessori invece ho scelto un paio di occhiali da sole da mettere sui capelli e un infinità di braccialetti di tutte le dimensioni e marche.
Ho messo anche una collanina con il ciondolo della luna.

È la prima volta che mi faccio "bella" per un ragazzo.

Sono un po' emozionata... sono le 16.30 e mancano ancora 45 minuti prima che io debba uscire di casa quindi obbligo Margaret a scattarmi qualche foto da postare sulla mia pagina instagram.

Ok... è giunto il momento tanto atteso... sto per varcare la soglia della porta d'ingresso e una volta fatto, non sarei più dovuta tornare indietro. Margaret ed Alyssa mi rassicurano dicendomi che sarebbero state nel bar accanto per qualunque cosa; mi dà conforto sapere di avere delle amiche su cui contare.

Arrivo ai giardinetti e mi siedo sulla panchina attendendo...
È lo stesso luogo dove è successa quella cosa con Heric, eravamo propio lì, davanti ai miei occhi, sotto quel capannone che ripara un po' dal freddo.
Mentre sono assorta nei vaghi pensieri di quella sera, una voce maschile e solare richiama la mia attenzione. Mi volto ritrovandomi davanti quel ragazzo dalle iridi verde natura che trasmette allegria e serenità; con dei jeans skinny e una normalissima felpa.
PERCHÈ HA MESSO DEGLI ORRENDI JEANS SKINNY!?
POTEVA INDOSSARE DEI MAGNIFICI CARGO O COMUNQUE DEI PANTALONI LARGHI! PERCHÈ HA MESSO QUEI MALEDETTI JEANS CHE ROVINANO L'ESTETICA MASCHILE!

Mi alzo velocemente e in modo impacciato lo saluto grattandomi leggermente la nuca.

S:"Ehm... ciao Tommaso" Gli sorrido.
Lui in mia risposta, fa una faccia strana; poi ripenso a quello che ho appena detto e...
TO-TOMMASO CHE? DIO ROSSANA MA CHE HAI DETTO? ODDIO ODDIO ODDIO ORA COME FACCIO AHHHHH

S:"Thomas!! THOMAS THOMAS, non Tommaso scusa mi sono confusa.... scusa, scusa, scusami ancora" Inizio ad agitare le mani in segno di negazione

La colpa di tutto alla fine è sempre sua, di quel menefreghista di Heric, è lui che ha iniziato a chiamarlo così e ora mi ha influenzata! A lui però non importa niente, mica ce le deve fare lui le figuracce!!

Tralasciando l'inizio dell' appuntamento, il resto è andato abbastanza bene... è stato per tutto il tempo sorridente e solare, ma in dei momenti, si girava dall' altra parte come se dovesse vedere qualcuno e poi si rigirava ridendo.
Per esempio andammo in una gelateria e una volta seduti, un gruppetto di ragazzi si sedette vicino a noi; lui li guardò e si fece intendere con uno sguardo che però io non compresi.
Durante il resto della passeggiata, mentre mi guardavo intorno, sentivo che c'era qualcosa che non andava ma decisi comunque di ignorare la sensazione, ad un certo punto però, guardai alle mie spalle e rividi quei ragazzi. Ci stavano seguendo.
Mi sentii estremamente a disagio quando collegai il fatto che erano qui per Thomas e stavano ridendo di me.
Mi fermai un attimo e decisi di non fai capire a Tommaso che io avevo compreso tutto.
Provai a trovare una scusa per andarmene improvvisando una chiamata da mia mamma, ma lui se ne fregò e mi invitò a sedermi vicino a lui sulla panchina.
Vidi che provava ad avere un contatto fisico con me avvicinandosi sempre di più e facendo toccare le nostre gambe nonostante io non volessi.
Arrivai alla fine della panchina e capii che avevo due scelte: o di alzarmi e dirgli che questa cosa mi da fastidio, oppure rimanere lì e vedere come sarebbe andata a finire.
Scelsi la seconda opzione.
Improvvisamente mi mise la mano sulla coscia fortunatamente coperta dai jeans costringendomi a girare lo sguardo verso di lui, mi afferrò il volto con una mano intento a baciarmi.
Non volevo che mi baciasse, non ho mai baciato nessuno e nessuno mi ha mai baciata; non gli avevo nemmeno dato il consenso di "toccarmi".
Mentre lui avvicinò violentemente le sue labbra verso di me, io mi girai e baciò solo la guancia per fortuna.
Sentii che le lacrime stavano iniziando a nascere dentro di me, ma dovevo resistere, non dovevo piangere davanti a lui, sarei apparsa debole, ed io non lo sono.
Sentii degli squittii divertiti dietro di me: era il gruppo di ragazzi di prima, sapevo c'entrassero qualcosa.
Lui si è preso gioco di me con i suoi amici ed io ci sono cascata.

"Che fai bro? Hai preso palo da 'na regazzina? Ahahah"
Disse sghignazzando uno di loro.

Nonono, non può essere... è così umiliante!
Mi alzai velocemente dalla panchina.
Ero infuriata, ma anche educata... non avevo intenzione di fargli qualche scenata di rabbia.

"Scusami tanto, ora credo proprio di dover andare.
Credo anche che sarebbe meglio che noi due non ci frequentassimo più se per te non è un problema.
Ora ti saluto e ti auguro buona vita"
Accennai un piccolo e leggero sorriso per poi iniziare a correre il più lontano possibile piangendo.
Avevo intenzione di andare a casa.
Non andai a casa mia però.

Mi trovo in lacrime davanti casa di Heric.
Digito il suo numero sul mio telefono e inizia a squillare.
Uno, due squilli e mi risponde.
"Sana?"
"Sei a casa?" Gli chiedo cercando di non far sentire che stavo piangendo; cosa del tutto inutile dato che se ne accorge subito.
"Perchè stai piangendo?" Chiede con tono preoccupato.
Mentre lo dice si affaccia dalla finestra di camera sua e mi vede... attacca la conversazione telefonica e in meno di cinque secondi è già sulla porta di ingresso per farmi entrare.

Appena apre la porta mi inizia ad osservare... parte dal mio volto e scende più in basso squadrandomi tutta.
Poi risale velocemente con lo sguardo sulla mia faccia e inizia ad alternare lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra incantato. Aveva uno sguardo comprensivo, dispiaciuto e affascinato.
Io? Affascinante? Nah non credo proprio, avrà bevuto... altrimenti non si spiega!

Finito *l'imbambolamento*, cambia espressione e diventa più rigido, solito comportamento da Heric e prova a portare la sua mano vicino al mio viso aspettando il mio consenso per accarezzarmi.
Con la nocca dell' indice mi asciuga le lacrime sporche di mascara dell'occhio destro e poi appoggia tutta l'estensione della sua grande mano sulla mia guancia.
Non riesco più ad aspettare... unisco le mani sul mio petto ancora singhiozzando e mi butto sul suo.
Sento il suo cuore battere fortissimo in risposta al mio tocco.
Per dei secondi infiniti, lui rimane fermo; non ricambia l'abbraccio, ma non lo respinge nemmeno.
È proprio nel momento in cui mi stavo staccando che lui mi intrappola in un saldo abbraccio di appartenenza.
In questa sua prima dimostrazione, non c'era tenerezza, ricerca di affetto o altro... solo supporto, bisogno di farmi capire che potevo contare su di lui.

Nuovo aggiornamento!! Scusate se ultimamente aggiorno più raramente ma sono ancora al liceo quindi devo studiare molto e il tempo di scrivere è molto poco... spero comunque che vi sia piaciuto questo capitolo!
Se vi va lasciatemi un feedback!

Stellina per favore❤️⭐️

RossanaWhere stories live. Discover now