11. We can't speak

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«La misura di certe distanze è data dai silenzi percorsi.»
Giorgio Morabito

SHEILA

Mi ritrovo in un corridoio fuori dalla Sala Grande, vuoto e con la poco probabilità che qualcuno passi, ancora con una parte della mente addietro. Sono vicino a un muro ma quello che ci è contro per questa volta non sono io.

È quel troglodita di Riddle.

Ha le mani appoggiate sulle mie spalle per tenermi nella realtà e io sono immobile.

Lui mi ha portata qui, lui era la persona che mi ha preso la mano, lo stesso arto. Ha fatto sì che non andassi in autodistruzione anche qui e si è appoggiato lui al muro.

Ed è però lo stesso che mi ha offuscata davanti a tutti, umiliandomi ancora di più. Nonostante sia anche quello che mi ha portata fuori dal caos.
Dio come è possibile?

Lo sapevo fidarsi dell'istinto è male.
Lo è sempre stato.

Dovevo starmene in silenzio come sempre, lasciando che i loro sguardi mi scrutassero fino a consumare le loro pupille, fino a che non me ne fossi andata. Invece ho agito pensando che qui, in un posto diverso, con una persona diversa, con ragioni differenti, potessi seriamente cambiare qualcosa.

Ma se qualcosa è destinato a essere, non c'è nulla che lo possa far cambiare. Nemmeno scomparire.

E questo ora è più vero che mai.

«Vattene.» gli riferisco decisa, dopo che ha fatto tutto questo e che ha cercato di rendere le cose le cose ancora più complicate.

«Questo è un tipo di ringraziamento che non conosco, piccolina?» ridacchia lui cercando di sdrammatizzare.

Scanso le sue mani che tengono le mie spalle e lo guardo indignata.

«Non è un ringraziamento e mai lo sarà. Tu mi hai portato a questo, tu perché non riesci a trattenerti a un qualche commento e sempre tu sei riuscito a umiliarmi come volevi.» dico restando ferma a sospirare per tutta sta cavolata. «Quindi se te ne vai e torni nel tuo posto a deridermi alle mie spalle te ne sarei grata, perché non ho la voglia di sentirti dire altri insulti davanti a me.»

La vergogna mi assale e il sapere che tutti hanno visto il mio crollo è divorante. Non riesco nemmeno a pensarci.

Prima almeno le persone mi vedevano come una persona da prendere in giro, colpirmi con le parole come se fossi un sacco da box, ma non rispondevo, non controbattevo.

Mi facevo forte in quei momenti, così che le persone non mi pensassero ancora più debole di quello che già volevano che fossi.

Invece da adesso sanno che non sono forte, non ho indifferenza su certe cose e che il mio potere di resistenza contro le umiliazioni è basso tanto quanto un asticello.

Tutto per colpa di quel disgraziato. Mattheo Riddle lo stronzo che mi perseguita da sempre.

E che a quanto pare amano tutti. Lo rispettano, lo adulano, lo seguono, lo credono figo e soprattutto credono fermamente che sia qualcosa che non è.

Perché la verità è che tutto fuorché bello, magari di aspetto lo posso fare anche passare ma il resto manco per milioni di galeoni.

È quello che io odio di più, ha una ostentazione indecifrabile, è dispettoso, arrogante, vuole tutto a suo piacimento, fa di tutto per essere considerato il cattivo della scuola. La realtà però è che nettamente il più imbecille.

Infinite Darkness | Mattheo Riddle Where stories live. Discover now