Capitolo 2

953 97 7
                                    

14 Luglio, 02:34

Caro diario,
come al solito sono tornato a casa adesso, alle due e trentaquattro precise. Mi sento così stanco. Da quando l'inaugurazione si avvicina lavoro anche fino a sera tardi al museo per allestire l'aula di biologia marina, dormo sempre di meno, l'unico momento di relax è stato contro quel tronco per due o tre ore. A proposito, c'era un tipo davvero carino seduto sul proprio telo da spiaggia dall'altra parte del viale. Mi ha beccato mentre lo squadravo per bene, che imbarazzo. Mi ha anche salutato, e ho ricambiato mentre stavo bollendo di vergogna. Prima che se ne andasse ci siamo guardati di nuovo, ed è finita lì, non l'ho più visto.
Vado a dormire, sabato mattina sarà il grande giorno e abbiamo solo domani per finire tutti i lavori e le pulizie che ci sono da fare. Mi rende contento il fatto che potrò mostrare l'aula di biologia marina a qualche curioso e dire loro tutto ciò che so, è la materia scientifica che mi piace di più, anzi, forse è l'unica materia che mi sia mai piaciuta anche al liceo. L'oceano è pieno di sorprese, sia nelle che brutte, lo apprezzo in tutti suoi aspetti, ma credo che questo tu lo sappia già. Avrò parlato più volte di quanto amo il mare su questo diario che di me stesso.
Vado a dormire davvero, ora.
Cas

14 Luglio, 16:53

Era appena finito il riposo pomeridiano e Dean si sentiva troppo agitato per andare al lavoro. Non aveva dormito bene quella notte, e la mattina restò deconcentrato mentre sistemava l'automobile della signora Ellen. Non combinò guai, ma quasi. L'ansia l'aveva completamente destabilizzato, era davvero così importante quel museo? Era un museo. Come poteva essere agitato per un museo? Non c'era l'amore della sua vita lì dentro, non avrebbe incontrato l'uomo o la donna dei suoi sogni, non avrebbe incontrato un pezzo grosso che gli avrebbe offerto il lavoro più appagante del mondo. E allora perché si sentiva così dannatamente schiacciato dalla pressione che il pensiero questo museo gli faceva?
La notte sognò una persona, una persona strana. Era seduto sulla sabbia bianchissima e sottile di Miami a scrutare l'oceano, di notte fonda, saranno state le quattro? Le tre?
Vide se stesso sedersi accanto a lui sotto le stelle, ma non riuscì a vederne il volto. Lo scenario cambiò e si trovò nuovamente alle spalle di questo tipo e di se stesso, che osservavano un grandissimo planetario. Dean indicava la luna, e quando l'altro spostò lo sguardo su di lui gli sembrò di crollare: lo aveva già visto quel ragazzo. L'aveva visto eccome, ma non ricordava dove, aveva una faccia troppo familiare.
Quando si svegliò aveva già dimenticato il volto del ragazzo, ma si ricordava perfettamente cosa stava facendo.
«Dean» si sentì chiamare mentre restava seduto sulla sedia girevole «ho bisogno di una mano con quei motori, di nuovo.»
«Che hai fatto?»
Bobby si strinse nelle spalle. «Io niente.»
Dean lo guardò di traverso, poi guardò i motori e riconobbe di averli sistemati lui quella mattina.
«Qualche idiota un po' troppo pensieroso ha fatto le ore piccole stanotte.»
«No, no ti sbagli» si giustificò «è il caldo.»
«Fai questo lavoro da dieci anni e il caldo non ti ha mai dato al cervello. Due cose ti danno al cervello, le femmine e l'alcol» commentò Bobby prendendo uno dei due motori.
«Ci penso io» disse Dean avvicinandosi, ma si ritrovò la mano di Bobby a tenerlo lontano.
«Non fare altri danni e vai a dormire.»
«Ma...»
«Ti sembro così vecchio da non poter sistemare un motore? Togliti dai piedi, vai a dormire.»
Dean lo ringraziò sottovoce, raccolse le sue cose e andò dritto all'appartamento. Erano appena le 19 e si sentiva stanco come non mai, ma non riuscì a dormire neanche dopo una doccia purificante. Si stese sul letto e sentì i muscoli rilassarsi totalmente, ma gli occhi non volevano saperne di riposare. Gli balenò in mente la mattina precedente al parco. Vide una maglietta nera aderente e poi tornò a guardare il soffitto, lo conosceva a memoria quel maledetto soffitto.
C'erano due ragnatele agli angoli della stanza da letto, una crepa nel muro davanti a lui, una passata di stucco accanto al lampadario più scura dell'intonaco, il lampadario dal quale fuoriuscivano i fili rossi e verdi, il segno accanto a lui di una zanzara spiaccicata. Il tempo passò con una lentezza estenuante, sentiva il silenzio fargli fischiare le orecchie e l'aria farsi pesante. Si alzò all'improvviso e per due secondi gli si offuscò la vista, e quando si riprese si alzò e si sedette nel salotto, prendendo l'ultima carta su cui stava lavorando. Passò così tutta la serata, poi andò a dormire prima del solito.

SPAZIO AUTRICE
I capitoli sono brevi- lo so, tra poco arriveranno quelli lunghi, non preoccupatevi. Vedrò di aggiornare una o due volte a settimana, così da avere il tempo di scrivere e rielaborare.
Grazie mille per i voti e per le letture, a presto
Un abbraccio, Angelica

Does the Moon actually attract the OceanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora