Capitolo 8

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Erano veramente pochi quei pomeriggi in cui lo studio legale non si riempiva di clienti e poteva permettersi di stendersi sulla poltroncina in comode posizioni sgarbate che davanti ai clienti non poteva fare, o alzare il volume della radio che ogni giorno trasmetteva le canzoni del momento e forse ogni tanto qualche vecchio successo o band sconosciute che disperatamente cercavano pubblicità. Capitavano spesso canzoni da adolescenti che a Sam non dispiacevano affatto, sicuramente le privilegiava rispetto alle orecchie sanguinanti che gli provocava Dean con tutto quel rumore maledetto e il metal e il rock e l'hard rock che aveva spudoratamente copiato da papà e che non riusciva a sopportare. Che senso aveva ascoltare della musica che invece di rilassarti faceva venire il mal di testa? Non se lo spiegava. Non si spiegava troppe cose di Dean.

Per questo alzò il telefono e decise di chiamare Charlie Bradbury, una delle psichiatre più richieste e carissima amica di Sam, che avrebbe aiutato Dean senza alcun riguardo. Suo fratello non capiva che era una situazione abbastanza urgente e che per prevenire eventuali depressioni e sociopatia doveva fare qualcosa, perché per quanto ne sapeva, Dean era sempre chiuso in casa senza provare di farsi un futuro e a scrivere su quelle inutili carte stellari per scoprire qualcosa che la scienza aveva scoperto prima di lui, non era così che si sarebbe guadagnato da vivere, non l'avrebbe mai preso nessuno alla NASA o anche in qualunque stazione astronomica di tutti gli Stati Uniti. Non aveva neanche finito il liceo, era subito andato a riparare macchine con Bobby Singer, che lui si ostentava a chiamare "zio", Sam questo non lo capiva: chi era Bobby per lui? Nessuno. Solo un amico stretto di papà che si era presentato al funerale e si era preso Dean in disparte per fargli chissà quale discorso sulla vita, no, a Sam non piaceva Bobby, a Sam non piaceva nessuno che Dean frequentasse, non era neanche capace di trovarsi una fidanzata perché era troppo occupato a bere e sporcarsi le mani con l'olio delle macchine. Più volte si disse "menomale che non sono Dean". Spesso. E glielo ripeteva anche Jessica. Nessuno apprezzava abbastanza Dean, e forse perché era giusto così, non c'era niente da apprezzare in Dean perché era uno stronzo egocentrico con ambizioni troppo grandi e possibilità troppo piccole. Solo quel Bobby Singer e Benny il ragazzo dei camper lo apprezzavano, perché erano straccioni senza futuro come lui.

Se Dean avesse sentito quelle parole che Sam stava pensando lo avrebbe ammazzato. Ma a Sam non importava, voleva aiutarlo in qualche modo, e sapeva che chiamare Charlie sarebbe stata la cosa più giusta.

Il cellulare squillò un paio di volte, e poi una voce femminile riempì la cornetta. «Studio psicologico e psichiatrico della dottoressa Bradbury, posso aiutarla?»

«Salve, sono Sam Winchester, la dottoressa è lì?»

La donna sembrò contrariata a quella domanda. «Signor Winchester, la dottoressa è occupata, se vuole un appuntamento deve parlarne con me.»

«Ho bisogno di parlare con la dottoressa, per piacere, sono un suo amico. L'appuntamento è per mio fratello» insistette.

«Insisto nel dirle che la dottoressa- Sam!» la donna venne interrotta da un timbro più nitido e giovanile.

Sam tirò un sospiro di sollievo. «Ciao Charlie, stai lavorando?»

«Ho cinque minuti di pausa, c'è qualche problema? È successo qualcosa?»

«È Dean. Voglio quella terapia, voglio che inizi il prima possibile.»

Dean sedeva per terra nel centro del salotto dell'officina con la testa china tra le gambe, e stava contando i secondi da così tanto tempo che credeva sarebbe morto in quel modo, contando. Non sapeva cosa gli era passato per la mente. Era impazzito, forse. Non si stava assolutamente pentendo di ciò che aveva detto ma ne era terribilmente imbarazzato, cosa si sarebbero detti quella sera? Di cosa avrebbero parlato? Perché anticipare tutto in questo modo? Non voleva arrivare subito al sodo, lui era così carino, era così dolce, e allora perché gli aveva detto di essersi fatto una maledetta sega su di lui?

Does the Moon actually attract the OceanDonde viven las historias. Descúbrelo ahora