Capitolo 3

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15 Luglio, ore 9:03

Caro diario,

sto aspettando questo giorno da troppo tempo. Sono felice di poter finalmente contribuire alla crescita scientifica con il mio laboratorio marino, sono quasi certo che i visitatori ne resteranno sbalorditi. Ho allestito la mia aula come meglio potevo, inoltre mi occuperò di tutti i settori, e non metto in dubbio le mie conoscenze ma metto in dubbio la mia capacità di clonarmi. In ogni caso, sono felice di essere importante per lo staff. Sono troppo ansioso, mi presenterò lì con mezz'ora di anticipo. Dick apprezza chi arriva in anticipo, spero solo di stargli un po' simpatico.

Castiel era già pronto quella mattina, si era svegliato prima che suonasse la sveglia. Anzi, non si era neanche svegliato, non aveva dormito affatto, e gli andava bene così, era felice, con un batticuore che non lo lasciava in pace e un'ansia maledetta che gli bloccava il respiro. Si sentiva soffocare, una lunghissima apnea che sarebbe terminata solo la notte successiva, chissà, forse prima, forse dopo, non gli interessava veramente, voleva solo mettersi a correre verso il nuovo museo che si trovava esattamente dall'altra parte di Lawrence. Non aveva una macchina, ma aveva una bicicletta. Avrebbe potuto portare la bicicletta sulle spalle fino a lì per tutta l'adrenalina che aveva in corpo.

Non si vestì di tutto punto per l'evento, preferiva essere alla mano con le persone a partire dall'abbigliamento, decise di indossare quella bella giacca di tuta bordeaux comprata a tre dollari al mercatino dell'usato sopra una qualsiasi maglietta verde, e quel paio di jeans talmente consumati che dall'azzurro erano diventati bianchi sulle ginocchia e sul sedere. Chissà per quale motivo si guardò allo specchio attentamente, anche il didietro. Gli piacque il suo outfit. Troppo sportivo? Come se non gli importasse di essere a un evento importante. Andò nel panico. Si controllò sei o sette volte ogni volta che passava davanti allo specchio. E se le scarpe da ginnastica fossero state troppo... da ginnastica? No, doveva assolutamente indossare quelle scarpe. Altrimenti avrebbe dovuto rimettere la giacca di tuta nell'armadio, e non ne aveva l'intenzione. Voleva nascondere le mani nelle tasche. O la testa nel cappuccio! La testa nel cappuccio! Non era uno struzzo, come gli veniva in mente? Sorrise a se stesso allo specchio sperando di essere carino. Al suo solito si sentì una scimmia.

Perché non radi quell'accenno di barba, Castiel? Perché non metti il tuo trench con camicia e cravatta? Metti quegli stivali di pelle! Castiel, non capisci un accidente. Castiel! Castiel, ascolta, non imbarazzarti. Non ti mangiano mica i visitatori, e non stai andando lì per incontrare l'uomo della tua vita. Oh, l'hai pensato di nuovo. No, non pensarlo. Dimenticatene. Dimentica di essere gay. Non è difficile. No, no, non pensare di nuovo che resterai scapolo a vita solo perché hai paura di apparire troppo gay davanti alle donne e di spaventarle e farle scappare. Mica puoi fingere che ti piacciano le donne. Sei frocio dalla testa ai piedi, renditene conto. Ma, diamine, calmati ora, è solo una fottuta inaugurazione del museo.

Si trastullò il cervello rimproverandosi per tutto il tragitto in bici fino all'entrata del museo. Una volta lì, dimenticò tutto ciò che si era mentalmente detto, e iniziò a sorridere spontaneamente.

«Sei sempre così in anticipo» gli sorrise Dick, vestito elegantissimo, più firmato del Presidente. «Buongiorno. Sai già cosa fare, vero?»

Castiel si strinse nelle spalle, con un mezzo sorriso. «Ho avuto modo di pensare solo a questo, ultimamente. Non ti deluderò.»

«Non lo fai mai» Dick gli strizzò l'occhio ed entrò all'interno della struttura, seguito a ruota dal ragazzo.

Si guardò intorno, appuntando mentalmente tutto ciò che doveva essere fatto quella mattina: intrattenere i bambini dalle dieci alle undici e quindici nella sala preistorica; dalle undici e quindici alle dodici guidare i visitatori attraverso le varie sale in un rapido riassunto del compito di ognuna; dalle dodici fino all'orario di chiusura, alle quattordici e trenta, posizionarsi nell'aula di scienza marina, la sua aula. Eh sì, era sua. E quando ci passò davanti si fermò a guardarla, era perfetta come l'aveva lasciata. Il bellissimo planisfero che riempiva un muro intero con tutti gli oceani e i continenti gli stava sorridendo. No, non gli stava sorridendo. Castiel, non fingere di essere pazzo. Guarda davanti a te. Guarda, stai per inciampare, ecco, sei inciampato, ora Dick ti sta guardando divertito... o no, no non ti guarda divertito. È imbarazzato! Imbarazzato? Guarda davanti a te, Castiel, dannazione, mantieni la calma. E non inciampare davanti ai visitatori adulti, solo davanti ai bambini se succede. Quelli dai quattro agli otto anni, quelli più grandi sono già dei piccoli stronzetti che ti chiamano sfigato e poi lo raccontano ai loro amici che lo racconteranno ad altri loro amici e sarai lo zimbello della città.

Does the Moon actually attract the OceanTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon