Capitolo quattro

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Anastasia

«Buongiorno». Entrambi entrano in cucina, con le occhiaie che gli arrivano alla mandibola, gli occhi rossi per il poco sonno, i capelli disordinati e il cervello ancora spento. È così che faranno quindi? Fingeranno che non sia successo nulla?

Anche le mie occhiaie sono abbastanza pronunciate, ma lo sono sempre state, e nessuno sembra farci caso quando sono più marcate. In più c'è anche il mio caro amico, il correttore. Quando la situazione è grave uso quello, anche se non lo è, in realtà. Lo uso solo per rimuovere quel grigiastro fastidioso che rovina sempre tutto.

«Buongiorno a voi» risponde mamma. Come fa a non accorgersi di come sono ridotti questi due cretini?

«Dormito bene, stanotte?» li punzecchio io.

Logan si limita a fare un cenno con il capo, Chris nemmeno risponde.

«Nervosa?» ribatte a sua volta mio fratello.

«Si, stanotte sono stata privata del sonno» dico in tono ovvio, sperando che mamma si insospettisca, ma non succede. Continua a prepararsi il suo caffè, girata di spalle.

Chris mi sussurra qualcosa all'orecchio, qualcosa che somiglia molto ad un 'Non dire niente o ti uccido', ma non mi importa. Non so se effettivamente avrei il coraggio di dire a mamma che quei due sono evasi di nascosto per andare ad una festa con dei soggetti poco raccomandabili.

«Forza, muovetevi» incito i due orsi con il cervello ancora in letargo di fronte a me. «Io vado ad aspettarvi in macchina».

Dico ciò che faccio, mi dirigo alla macchina con lo zaino in spalla e il giubbotto pesante, viste le temperature.

Poco dopo mi ritrovo tra i due criminali che hanno passato la notte qui: uno perché ci abita, l'altro perché era necessario affinché il loro scontato e poco originale piano avesse luogo.

Il percorso verso scuola non è mai stato così lungo. La tensione all'interno si riuscirebbe a tagliare con un coltello, siamo tutti in ansia. Qualcuno pensa che farò la spia (Chris e Logan), qualcun altro pensa soltanto a tutto ciò che è successo la scorsa notte (io).

Mamma parcheggia, e tiro un cazzotto alle costole di Logan perché non sembra voler scendere. Quando siamo tutti giù, saluto mamma dal finestrino, e lei riparte.

Appena vedo Aaron, all'interno dell'atrio, mi avvicino. Succede così ogni mattina, quando vedo un volto conosciuto.

Mentre cammino a passo svelto, accorciando il più possibile quegli imbarazzanti secondi in cui io e Aaron ci fissiamo negli occhi mentre lui aspetta che io arrivi ad una distanza sufficiente per iniziare una conversazione, vado a sbattere contro qualcuno.

«Oddio, scusami!» dico sinceramente dispiaciuta.

Quando mi giro e vedo una biondina scontrosa, il dispiacere nel mio petto cessa istantaneamente. «Scherzavo, non mi dispiace esserti andata a sbattere contro» dico con un chiaramente finto sorriso, che spero la irriti.

«Qualcuno si è svegliato con la luna storta oggi»

«Si. Ora lasciami in pace, Kendall»

E mi lascia in pace davvero. Strano, davvero strano. Mi sento un attimo scossa, forse ha finalmente capito che esistono tante attività migliori di infastidirmi. Un miracolo, domani nevicherà. Ma che dico, domani cadranno direttamente pezzi di cielo.

Dopo essermi fermata qualche secondo a causa dello shock, ricomincio la sfilata verso il mio amico.

«Perché ieri non eri alla festa?»

I Knew You Were TroubleWhere stories live. Discover now