Capitolo cinque - parte prima

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Anastasia

Sono stravaccata sul divano, mentre aspetto che Alex arrivi a casa. Mi passo una mano sulla faccia, e respiro profondamente. Sono state delle ore abbastanza complicate, Grace ha smesso di parlarmi ed è tutta la giornata che mi evita. Mi dispiace che ci sia rimasta male, ma sta ingigantendo la questione. Comunque, non mi ha dato modo di spiegarmi, spero di riuscire a farlo il più presto possibile.

Chris è sulla soglia della porta, con la divisa da basket. Ha i pantaloncini corti, e si mette un giacchetto leggero sopra, prima di salutarmi. «Mamma mi aspetta in macchina, poi va diretta a lavoro. Se vuoi esci a salutarla»

«Se mamma ti vede con i pantaloncini a dicembre, ti farà rientrare dentro»

«Cosa c'è di male?»

«Cosa c'è di giusto?»

«E va bene, vado a cambiarmi». Corre su per le scale, e poco dopo scende di nuovo, ma stavolta con dei pantaloni lunghi.

«Ciao ciao»

«Cammina» gli tiro un buffetto sulla testa, in punta di piedi, e lui apre il portone principale ed esce. Mi affaccio anche io dalla porta, per salutare mamma. Le faccio un cenno con la mano e le sorrido, lei fa lo stesso. Rientro in casa, ormai sola, e inizio a preparare tutto sul tavolo della cucina, perché di far salire Alex in camera mia non se ne parla.

Prendo i quaderni, dei fogli, accendo il P.C. portatile, preparo dell'acqua e dei bicchieri, ed è tutto pronto.

Poi mi concedo qualche altro secondo in cui mi distendo di nuovo sul divano, sperando che possa riposarmi nuovamente. Mi butto sul divano, e prendo il telefono.

Proprio quando sono quasi del tutto persa nei meandri di internet, una chiamata mi risveglia.

Rispondo, senza pensarci più di tanto. Dall'altro capo, la voce di Alex fa eco. «Potresti uscire ed aprirmi la porta? Non mi ricordo qual è il portone di casa tua»

«Arrivo» mi limito a rispondere. Mi alzo pigramente dal divano, e vado verso la porta. Premo il pulsante vicino al citofono per aprire il cancello, poi spalanco la porta e lo vedo là fuori. Prova ad entrare nel cancello, ma non si apre. Riprovo a sbloccarlo, ma continua a non aprirsi. Mi avvicino per aprirlo dall'interno, e finalmente si sblocca. Ed è lì, in quel momento, che lo vedo.

Proprio dietro ad Alex, in una costosa macchina nera, una folta chioma di capelli corvini mi sorride, con un sorriso laterale che, se non lo conoscessi, troverei adorabile. «Fate i bravi» si limita a dire. Io non rispondo, Alex ride. Poi entriamo dentro casa e chiudo la porta.

🩶

Viktor

Chissà cosa le ho fatto per meritarmi questo tipo di trattamento.

Riparto con la macchina, e in pochi minuti arrivo a casa. Quando entro trovo un non familiare clima di tensione. Poggio il giacchetto sull'appendiabiti e vado in cucina, dove vedo Arya, Mireya e Andras seduti a fissarsi.

«Che è successo?» domando preoccupato.

Non ricevo immediatamente una risposta, quindi domando di nuovo. «Che diamine è successo?»

«Arya si è fatta scoprire!» sbotta Mireya.

«Non dire cazzate!» risponde la diretta interessata.

«Calmatevi» la voce profonda di Andras riecheggia nella stanza.

«Mi spiegate che sta succedendo?» chiedo mentre continuo a non capire.

«Una stronzetta della sua classe l'ha vista» risponde Mireya. Guardo Andras, sperando di ottenere una risposta più esaustiva.

I Knew You Were TroubleWhere stories live. Discover now