Capitolo cinque - parte seconda

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Viktor

Mi ha lasciato da solo in salotto, quindi mi affretto a raggiungerla.

Ha il suo solito muso, che le rovina i lineamenti precisi e delicati. Le labbra strette, le sopracciglia corrucciate, e lo sguardo basso. Le braccia sono incrociate sul torace.

Sono sicuro che non gradisce affatto la nostra presenza. Ma più che quella di Alex, disprezza la mia, di presenza.

Sono ancora più sicuro che il suo odio infondato nei miei confronti abbia subito un picco di crescita. Peccato. Scherzo, me ne farò tranquillamente una ragione, trovo solo divertente darle fastidio. Proprio per questo sono rimasto qui.

Entro in cucina, e la vedo intenta a pesare della farina, con accanto la madre, che rompe delle uova in una ciotola. Davanti al frigo aperto, invece, c'è Chris, che ripone disordinatamente il cibo che gli lancia Alex. E a me cosa è rimasto da fare? Supervisionare?

Scelgo l'azione migliore: aiutare i ragazzi. Mi avvicino, e inizio a lanciare alternato ad Alex tutto quello che è nelle buste, finché non termina.

Chris richiude il frigo, e va subito ad aiutare la mamma e la sorella, che stanno mescolando con le mani l'impasto, preparato poco prima.

«Ca...» sento la voce di Anastasia, che si corregge subito «...volo».

La risposta che riceve è uno sguardo truce da parte della madre. «Sta attenta», la rimbecca. «Chris, tu prepara la glassa. Io inizio a riscaldare il forno. Tu tesoro continua ad impastare»

La cosiddetta 'tesoro' alza gli occhi al cielo, non penso che mescolare sia una cosa che la aggrada molto.

Ognuno si dirige a svolgere il proprio compito, tranne me e Alex. Rimaniamo lì, impalati, per un po', poi il mio amico decide di abbandonarmi.

«Vado in bagno». Fantastico. Ora, sono rimasto l'unico palo della stanza.

Anastasia continua ad impastare goffamente, e mi impunto a fissarla. Emette un verso infastidito, e quando Chris chiede, un po' innervosito, cosa c'è, lei risponde. «Le maniche»

«Cosa ti hanno fatto?»

«Mi danno fastidio. Sono lunghe e larghe, e anche se le tiro su, dopo poco cadono di nuovo»

È il mio momento.

«Te le tiro su io» propongo.

«No»

«Anastasia!» la riprende la madre.

«Che c'è?»

La madre sbuffa molto infastidita, io mi avvicino da dietro. Le maniche, effettivamente, le arrivano alle nocche. Lei stacca le mani dall'impasto e le solleva, per facilitarmi il lavoro.

Le prendo i lembi della manica destra con delicatezza, e la tiro su con altrettanta delicatezza.

Non mi ero accorto di quanto fossimo vicini, finché non mi accorgo di avere degli occhi incredibilmente azzurri puntati addosso. Non mi giro verso di lei, ma la vedo con la coda dell'occhio. Mentre le tiro su anche l'altra manica, lentamente, mi giro finalmente verso di lei, per trovarla a pochi millimetri di distanza. Riesco quasi a sentire i battiti del suo cuore. La faccia le diventa paonazza, sbarra gli occhi, e si rigira di scatto. Mi tira uno spintone con la spalla, che dovrebbe essere forte, ma non mi sposta nemmeno di un centimetro. Indietreggio comunque però, per rispetto nei suoi confronti.

Nessuno sembra essersi accorto di ciò che è appena accaduto. Tutti sono ancora impegnati a farsi i fatti propri.

Alex torna dal bagno, gli do una pacca sulla spalla per capire se è tutto ok, se fosse successo qualcosa. La sua espressione tranquilla risponde subito al mio interrogativo.

I Knew You Were TroubleWhere stories live. Discover now