Capitolo sei

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TW:
mental healt
Se suscettibile a questa tematica,
è consigliabile non leggere questo capitolo.

Ci tengo a voi in quanto scrittrice e amica, l'ultima cosa che voglio provocarvi sono problemi.

Se vi va, nei messaggi sono sempre disponibile❤️‍🩹.

Nikolai

Un'altra mattina come le altre. Una giornata che non ha senso vivere.

Mi alzo dal letto, o quello che ne è rimasto. Cerco di raccogliere i brandelli delle lenzuola che ogni volta che mi risveglio trovo a terra.

Sul materasso ci sono ancora i solchi dove poco fa c'erano le mie dita, che stringevano la stoffa con la stessa forza con cui avrei voluto strapparmi il cuore. Continuava a battere, si, ma era come se fosse fermo da sette anni. Da quel giorno.

Dopo aver smesso di fissare il materasso, cerco di riposizionare il velo che tengo ancora tra le mani. Non riuscendoci, lancio tutto alla rinfusa e mi dirigo nervoso verso il bagno.

Trattengo l'impulso di prendere di prima mattina la lametta posizionata sulla mensolina dello specchio proprio di sopra al lavandino.

Piuttosto, prendo la confezione di ansiolitici che tengo vicino. Sfilo via dalla piccola copertura in alluminio la pasticca, e tutta giù. Veloce e indolore. Mi attacco con la bocca al rubinetto, per mandarla giù con più facilità.

Poi, continuo con l'altra confezione di pasticche, molto più spoglia, i motivi sono ovvi. Stessa procedura di quella precedente.

Ingoio a fatica stavolta, mentre guardo il riflesso di un corpo vuoto trasformarsi lentamente.

Non sono ancora abituato a guardarmi allo specchio, e probabilmente non lo sarò mai.

Torno in camera, dove accumulo tutte le energie rimaste, che sono davvero poche, per vestirmi.

Non voglio, non posso andare a scuola. Sono un morto vivente. Ma ho già fatto un'assenza ieri, e Andras non mi permetterà di farlo ancora, non questa settimana.

Mi preparo, come ogni singolo giorno della mia vita, e scendo di sotto, ad aspettare i ragazzi.

Scendendo le scale, riesco già a intravedere la testa bionda di Andras che fa capolino dal bancone della cucina.

«Ma buongiorno» esclama entusiasta. «Dormito bene stanotte?» continua.

La vera domanda terminerebbe a 'dormito', comunque la risposta sarebbe no.

Non voglio farlo preoccupare, però, quindi mi limito ad annuire e scambiare un sorriso di circostanza.

Come di routine, poi, mi fiondo su una poltrona per aspettare che tutti scendano. La necessità di cambiare questa routine è più forte di me, voglio cambiarla, voglio imparare a vivere, ma non ne ho la forza.

Nel giro di poco tempo scendono insieme Viktor e Alex, che mi salutano. Poi è il turno di Mireya e di Arya.

Arya sembra ancora scossa, dopo ciò che è successo ieri, e Alex non ha per nulla una bella cera. Inizio a preoccuparmi.

«Alex, che è successo?» domando subito nervoso.

«Niente...» si prende tra le mani il capo, «solo un po' di stanchezza»

«So riconoscere la stanchezza, e qui c'è altro che un po' di stanchezza» si aggiunge Andras.

«No, fidati. Sto bene»

I Knew You Were TroubleWhere stories live. Discover now