11. Giraffa caramellata

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Le sue labbra scottanti si godono ogni millimetro della mia pelle, la punta del naso mi solletica, le scosse fredde dell'anello allacciato alla narice.

Mi addenta di slancio.

Gli pianto una ginocchiata nell'addome e lo spingo via, ruzzola al di fuori del letto, trascinando le coperte con sé.

La sua risata si irradia nella stanza, striscia negli infissi.

Mi precipito ad accendere la luce. «Ma che ti dice il cervello?»

«Devi vedere... faccia in que-esto momen-» farfuglia tra le risate. Si rialza, passa il pollice sotto le palpebre inumidite. «Stavo scherzando! Non pensare male, non ho nulla in contrario ma sono etero, tranquillo.»

«Non toccarmi, leccarmi o qualunque cosa! Che schifo!» Strofino il palmo lungo il collo, mi passerei perfino una grattugia per cancellare la scia di saliva.

«Ti ha fatto così schifo che hai staccato Remi e gli hai mentito.» Assottiglia lo sguardo, il ghigno impertinente di chi pensa di avere tutto sotto il suo potere.

«Sì! No! Cioè no e no, ti sbagli! Erik, tu che vieni a casa...non potevo dirgli che mi sono dimenticato e che non posso vederlo. Tu sei maniaco e insopportabile, dici cosa senza senso! E io sono un deficiente che non ha detto nulla sul fare da babysitter a mia sorella!»

Spalanco la porta sotto la sua faccia stranita dalla mia ramanzina senza filo logico. Non finirò la serata a badare a Belle e a far credere a quello scolapasta che starò in casa! Per una volta affronterò Erik e gli dirò che non ho intenzione di fare come dice lui!

Mi blocco a metà scala. Mamma sta abbracciando Erik, gli occhi gonfi di felicità. Gli avrà appena detto della sorpresa. Volteggiano, riflessi negli occhi ingenui di Belle.

Ian si accosta al mio fianco. Le narici dilatate, le labbra disserrate. Ha un'avversione per i gesti romantici.

Erik spiega i piani del weekend, mamma vede Belle felice che stringe la mano a Ian, lui che sta sorridendo più del solito. Tutti felici. Cosa posso dire? Devo uscire con un ragazzo? Devo uscire con un amico che è cosi importante da far saltare i piani?

Chi prendo in giro? Sono proprio io che non ho il coraggio di scontrarmi con Erik.

Abbiamo finito altri esercizi extra in soggiorno in compagnia di Belle assorta su Masha e Orso. Mi sposto in cucina per riscaldarle la cena.

Leggo con una buona dose di coraggio i diversi messaggi di Remi, non ha frainteso nulla. È un miracolo. Gli dispiace che stia male, mi ordina di riposarmi e mi ha inviato una foto della sorpresa: dal lato del passeggero della sua auto, un bouquet di rose e un orsacchiotto. Si è ricordato della foto del mio letto zeppa di peluches. Sorrido da ebete mentre gli scrivo che domani sarò suo.

«Che cucini di buono? Abbiamo tanta fame!»

Sobbalzo alla voce fastidiosa e beffarda di Ian, nascondo rapido il cellulare in tasca. «Abbiamo? Scusami se sono maleducato, ma quando te ne vai?»

«Ian resta qui! Lui è il mio baby sitter!» Belle in veste di eroina, si lancia contro di lui, un cane rabbioso che non molla il suo osso.

«Invece Ian deve andarsene!»

Un primo singhiozzo incontrollato di Belle. Strizza gli occhi ed esplode in lacrime.

Ian la prende in braccio. «Babi stava scherzando» la consola con voce tenera, le sistema una ciocca dietro l'orecchio e in un attimo frena Belle. Lei che quando si ostina su qualcosa è difficile da tenere a bada. Come fa a soggiogare tutte!

«Non chiamarmi così!» Vorrei azzeccargli il mestolo che ho in mano in piena fronte.

Il mento tremolante e corrucciato di mia sorella, i suoi occhi patinati di lacrime mi hanno trattenuto dal dire di no.

This could be nothingWhere stories live. Discover now