17.You ain't nothin' but a troublemaker (parte II)

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È il momento. La serata comincia. Si alzano tutti, il tavolo si svuota.

Fuggo dalla presa di Remi, da qualunque chiarimento mi voglia rifilare. Non ho voglia di sentire proprio nulla.

Senza farci caso, ci separiamo dagli altri, dalla ragazza col caschetto, da Remi, dagli altri sconosciuti. Meglio così.

Alfie mi lancia assidue occhiate, si starà mordendo l'interno della guancia per non proferire sull'argomento ragazze tra Ian e Chase.

«Che vi prende? Siete strani» si insospettisce Anne, scrutando le nostre facce.

«Non puoi capire» sostiene Alfie, scacciando ogni suo dubbio con un bacio sulla sua guancia.

Alfie vuole fare una brutta fine stasera. Ma proprio brutta.

Arriviamo all'esterno del locale, una fila immensa parte dall'ingresso e sfuma in strada, ostacolando i passanti.

«Non riusciremo mai a entrare!» ci informa Dion, abbandona le braccia lungo i fianchi, spande un brontolio che si disgrega nei segreti della notte.

Tre omoni pattugliano l'ingresso e non sembrano molto amichevoli.

Ian fruga qualsiasi dettaglio invisibile agli altri, racchiuso tra le persone in fila, nei lampioni, negli edifici circostanti. Avanza di qualche passo, accompagnato dal fumo disseminato dalle sue narici.

L'enigma che sfida i miei miseri limiti.

«Possiamo andare da un'altra parte e goderci la serata!» Jessie tenta di contrattare ma gli altri sono inamovibili.

«So cosa stai pensando, mi amor» sostiene Chase, legando i suoi occhi complici a Ian.

«No! Non ci provate!» obietta Alfie.

Un'azione impaziente di compiersi, che rema contro ogni buon principio, balza tra i loro neuroni interconnessi.

«Io ci sto!» L'euforia di qualche ricordo spunta dagli occhi di Dion.

Ian scaglia la sigaretta via, un lieve assenso della testa conferma la sua partecipazione a qualunque cosa abbiano in mente.

Percorriamo un vicolo, stretto tra il locale e il palazzone adiacente. Una rete metallica circonda il perimetro di una rientranza, una comune porta provvista di maniglia, salta fuori tra due cassonetti. A qualche metro, l'ennesima strada in piena movida, il suo canto attira verso i suoi sogni di perdizione.

Entriamo dal retro...Come?

Jessie si fa prendere dall'ebbrezza della seducente trasgressione alle regole. In equilibrio, sui suoi tacchi vertiginosi, si arrampica con agilità e salta dall'altra parte, riservandoci una riverenza.

«Io mi sono già innamorato» mormora Dion accarezzato dalla strana magia del colpo di fulmine.

Aiutiamo le altre due ragazze a superare la rete e poi è la volta del nostro turno, tra i deliri di Rory, le incitazioni di Chase e Ian e Alfie che non smette mai di cantilenare che è "una grande idea del cazzo".

Ian armeggia tra la serratura e il telaio della porta con una carta plastificata offerta da Chase. Uno scatto.
La musica ci invita ad entrare.

Sono l'ultimo a varcare la soglia, tentenno nei miei passi in un ristretto corridoio svogliatamente irradiato da lucine smorte. Scoviamo un mini magazzino, entriamo in possesso di bottiglie e bicchieri.

Ci inoltriamo verso la musica che diventa man mano più nitida. Luci calde e rosse si specchiano nell'ammasso di corpi accaldati, nei bicchieri straripanti di ogni intruglio.

This could be nothingWhere stories live. Discover now