Passarono velocemente i giorni successivamente a quell'episodio che lasciò Evelyn interdetta. Non sapeva cosa fosse successo, eppure sentiva che il suo corpo non rispondeva alla sua mente e per lei questo non doveva mai accadere, perché aveva promesso di non perdere il controllo, non più, eppure fu come perderlo, perché non sembrava essere lei, la padrona, ma era come se Rafael si fosse impadronito di lei obbligandola silenziosamente a non muoversi, non era stata capace a sottrarsi al suo tocco, ed è sicura che lui, di certo, non avrebbe comunque accettato un rifiuto.
Passò in rassegna il suo riflesso allo specchio, l'abito le fasciava alla perfezione le forme del corpo, i capelli cadevano in morbide onde e facevano contrasto contro il bianco candido del vestito, ma a lei non importava, sistemò ulteriormente il cinturino che teneva ben salda la pistola, perché quella morsa al petto le faceva presagire che quella, non sarebbe stata una semplice cerimonia.
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Il silenzio riempiva l'abitacolo della Tesla di Trevor, e la strada sembrava essere più corta dell'ultima volta, o forse erano i pensieri di Trevor "l'ho davvero buttata in pasto ad un leone" era una domanda che lo tormentava, eppure non poteva fare altrimenti, l'avevano puntata e lei col suo carattere non poteva più stare dentro quella casa.<<Stai facendo una cazzata Rafael>> furono le parole del migliore amico, ma lui non lo ascoltava, fremeva sotto gli strati del suo abito nero a doppio petto, voleva arrivasse il prima possibile, voleva che lei mettesse per iscritto che da quel giorno in poi sarebbe appartenuta a lui <<Tu non sei così>> e diceva bene, perché lui si considerava contro quell'atto che era il matrimonio, un vincolo che non ti dava più spazio per vivere. Era sempre stato libero lui, eppure dal momento in cui i suoi occhi si posarono sul corpo di lei, sul sangue che lei versava fiera non capì più nulla, e le sue certezze si fortificarono quando giorni prima lei si presentò in casa sua, parlando come solo un capo famiglia sapeva fare <<Rafael>> lo richiamo l'amico cercando di attirare la sua attenzione, ma non servì perché quando la domestica annunciò l'arrivo della sposa si affrettò a superarlo non prima di riversare per l'amico parole che sapeva bene essere perfette per mettere fine alle sue paranoie <<Io non faccio cazzate Daniel, dovresti saperlo, tutto ciò che faccio ha un fine, e lei sarà all'altezza delle aspettative. Sarà capofamiglia insieme a me, prenderà il mio posto quando io non ci sarò e ti farà assaporare la sua tempesta se la contraddici, quindi abituati presto alla sua presenza in questa casa, nelle missioni e nelle nostre vite>>.
L'aspettava sotto l'arco, lui che di solito era una persona paziente non riusciva a stare fermo, era tutto troppo facile, era tutto troppo semplice. Era davvero così che doveva andare? Si guardava intorno, pochi invitati, due occhi chiari a sostenere quella sua scelta e gli uomini a controllare il perimetro, li guardò tutti uno ad uno, e si fermò su uno che più alto degli altri lo guardava a sua volta, non riuscì a scorgerne lo sguardo per colpa degli occhiali da sole, e un senso di irrequietezza si espanse nel petto. Tenne d'occhio o almeno ci provò perché improvvisamente sembrava essere sparito nel nulla, quindi sperò vivamente che Evelyn arrivasse il prima possibile e non ebbe tempo di finire il suo pensiero che sopraggiunse accompagnata dal fratello, la guardò, la osservò, la mano stringeva quella di Trevor, mentre un'altra mano le sfiorò il viso causando in Rafael un moto di fastidio all'altezza dello stomaco, un ragazzo, poco più grande di lei le diede un bacio in guancia e si guardarono intensamente negli occhi, chi era?
Camminava lenta, la mano stringeva quella di Trevor e tremava. Guardava l'uomo che da lì a qualche minuto sarebbe stato suo marito e voleva scappare, non aveva paura, ma non voleva quell'unione. Era necessario, se lo ripeteva in continuazione mentre avanzava lungo la navata. Si guardò intorno e si bloccò quando incontrò due occhi chiari e si chiese chi fosse quella ragazza seduta in prima fila, ma non ebbe tempo di pensarci più di tanto perché la mano di Trevor scivolò via dalla sua e il profumo di Rafael le invase le narici. Occhi contro occhi, lo guardò e le si mozzò il fiato nel vedere quanto potesse essere bello nel suo abito nero. <<Abbi cura di lei>> furono le parole di Trevor rivolte all'uomo che aveva di fronte prima di posare un bacio in fronte alla sorella e andarsi a sedere.
Lo guardava di sott'occhi, c'era qualcosa che non andava se lo sentiva, mentre erano seduti l'uno accanto all'altro e l'ufficiante di fronte, poteva scorgere l'irrequietezza di Rafael, si chiese cosa gli passasse per la testa.
<<Vi dichiaro Marito E->> l'ufficiante però non riuscì a completare la frase perché uno schizzo di sangue gli sporcò la tonaca.
Evelyn e Rafael si guardarono intorno allarmati, fu all'ora che si resero conto che quel sangue era proprio di quell'uomo, colpito in fronte. Si guardarono negli occhi e Evelyn presa da un impeto di rabbia strappò il vestito per prendere poi la pistola, non erano i tacchi a fermarla, ma aveva bisogno di spazio per camminare, e quando si trovò di fronte un uomo vestito di nero bloccò i suoi passi, Rafael alle spalle Trevor e James alla sua destra, Marcus Daniel e Lucas dietro Rafael con le armi in mano, eppure nessuno si muoveva.
<<Mostrati>> ruggì la ragazza, ma chi gli stava di fronte sorrise beffardo e si mise una mano in tasca, mentre l'altra reggeva la pistola.
<<Sei cambiata>>
Cercava in tutti i modi di ricordare quella voce, ma la memoria sembrava non volerla aiutare, si chiese chi fosse quel ragazzo, cosa volesse. E mentre tutti stavano fermi in attesa di un passo falso lui si prendeva il tempo per studiare la ragazza fasciata dall'abito bianco ora strappato lasciando scoperte le gambe lunghe e toniche. Le guardò il tatuaggio alla caviglia, un filo spinato che s'intrecciava e dava vita poi ad una rosa disegnato nel polpaccio, lo conosceva bene quel tatuaggio, era lo stesso che anni indietro era solito baciare e si sentì offeso quando lei non riuscì a riconoscerlo, fu solo dopo che lui si tolse gli occhiali che lei s'incupì
<<Aleksander>> ruggì Evelyn
<<Ferreira, io mi allontano da New York un paio di anni e tu mi soffi la ragazza?>>
Rafael, che fino a quel momento era rimasto spettatore fece un passo avanti, affiancando quella che pochi minuti prima era diventata sua moglie. Lo guardò a lungo, chiedendosi cosa ci facesse lì, ma fu la ragazza a spezzare in silenzio <<Perché sei tornato Aleksander?>> un sorriso si fece largo nel viso del ragazzo <<Sono venuto a congratularmi Evelyn>>
<<Immagino che sparare in testa a quel povero uomo sia stato il regalo di nozze>>
<<Sono un tipo originale>> la beffeggiò
Aleksander fece un passo avanti verso Evelyn e ben presto ebbe puntato le armi contro, ma lui non s'intimorì e continuò a camminare verso il suo obiettivo <<Ti conviene fargli abbassare le armi Rafael>> disse poi <<La villa è circondata>> continuò e così Evelyn con un segno fece rimettere le armi giù a tutti coloro che l'avevano alzata.
Conosceva bene quel ragazzo, e sapeva che lui non camminava mai da solo. Non era quello il momento per versare sangue <<Dimmi cosa vuoi e facciamola finita Aleksander>> tuonò allora Rafael cercando di fare scudo a Evelyn ma lei non gli e lo permise alzando di poco la mano intimandogli di rimanere al suo posto, e la cosa non fece piacere a Rafael, ma non obiettò.
<<L'attacco al Bronx è stata opera tua Alek?>> chiese improvvisamente la ragazza
<<Vorrei prendermene i meriti, ma, a quanto pare tu hai più nemici di quanto credi, ero lì sì, ma sono stato preceduto>>
E anche se non si fidava di quello che tempo addietro fu una persona fondamentale nella sua vita, non poté fare a meno di credere alle sue parole, e non si seppe spiegare il perché, ma sapeva che era sincero. Perché se c'era una cosa che Aleksander odiava più di tutte era l'essere messo all'angolo, e, a quanto pare durante l'attacco al Bronx qualcuno l'aveva fatto.
<<Allora cosa sei venuto a fare?>>
<<Sono solo venuto a trovarti, un tempo abbiamo condiviso tanto io e te, non mi sembrava giusto non venirmi a congratulare>>
Evelyn era brava a leggere fra le righe, e questo faceva impazzire Aleksander tanto quanto faceva meravigliare Rafael. Quella ragazza sembrava essere stata addestrata alla perfezione, e quando Alek le sorrise falsamente e rimise gli occhiali lei non ci pensò due volte a lanciargli uno dei suoi coltellini dalla lama affilata alle spalle. Aleksander rise di gusto quando il coltellino entrò in collisione oltre il tessuto e dentro la carne, estrarlo gli fece bruciare la pelle e sporco di sangue lo rilanciò alla proprietaria che lo afferrò con astuzia senza farsi nemmeno un graffio <<Sei proprio cambiata>> disse quest'ultimo prima d'incamminarsi definitivamente verso l'uscita della villa.