Evelyn.17

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Erano passate due settimane dall'evento, e, Evelyn si era chiusa in camera sua senza parlare con nessuno.
Non sapeva descrivere il suo stato d'animo e il perché si sentisse... Strana? 

La mente continuava a viaggiare da sola in balia dei ricordi, degli occhi che lei un tempo aveva amato follemente, e si chiedeva se lo amasse ancora è forse per questo che sto così? Si chiese internamente, ma non trovò risposta, quindi stufa di stare sdraiata nel suo enorme letto scese di fretta le scale e trovando la domestica intenta a pulire le disse:

<< Elsa dì al signor Ferreira che sono uscita>>

<<E dove vuoi andare?>>

La voce di Rafael riecheggiò nell'immenso salone obbligando Evelyn a voltarsi completamente verso suo marito
<<Ho bisogno di fare una passeggiata>> rispose, e lui le fece cenno di seguirlo ignorando completamente le sue parole
<<Rafael se devi dirmi qualcosa lo farai più tardi>> parlò di nuovo Evelyn
<<Perderemo giusto una manciata di minuti Evelyn, poi sarai libera>> non le diede altra scelta, e quindi lei, lo seguì.

Il silenzio rimbombava fra le pareti e l'unico rumore che si sentiva era quello dei passi di Rafael seguito dai passi di Evelyn.
Solo quando furono dentro al garage lei parlò <<Perché siamo qui?>> chiese al marito
<<Volevo darti il mio regalo di nozze, è arrivato circa due giorni fa ma i tuoi ordini alla servitù mi hanno impedito di disturbarti>> disse poi lui guardandola in viso per poi spostare lo sguardo oltre la sua figura spingendo, così, la ragazza a voltarsi.

Un sorriso le illuminò il volto ha un sorriso meraviglioso si disse Rafael 

<<Questa è...>> cercò di dire Evelyn ma lui la interruppe
<<Kawasaki Ninja ZX-4R MY, l'ultima della sua generazione, tutta tua>>

Si avvicinò a lei, che però, era intenta a guardare la meraviglia che si stagliava di fronte ai suoi occhi. Sussultò, però, quando le mani di Rafael le circondarono la vita
<<Visto le condizioni in cui versava la tua, ho pensato di regalartene un'altra>>> e lei, sorrise di nuovo.

<<Non dovresti viziarmi>> disse con tono divertita voltandosi poi verso di lui, senza staccarsi
<<Sei mia moglie, non è così che si fa?>> rise, e lui ne rimase incantato 

<<Vado a provarla>> disse prima di montare in sella e far ruggire il motore.

Partì sgommando lasciandosi Rafael e l'immensa villa alle spalle, amava correre, il vento che le dava la sensazione di volare e il senso di libertà che provava mentre sfrecciava fra le strade di New York. Era diretta nel suo posto del cuore, così lo chiama il Brooklyn Bridge Park. Quella distesa di verde, che le regalava il panorama di Brooklyn, aveva raccolto e accolto tutto ciò che le riguardava, e sapeva regalarle attimi di pace di cui, si rese conto, di aver bisogno.

Era oramai sera inoltrata quando arrivò, lasciò la moto sul ciglio della strada e s'incamminò verso il prato, ad ogni passo, però, il cuore sembrava volerle sprofondare nello stomaco. I ricordi viaggiavano ancor più veloci dei pensieri. Strinse gli occhi quando si rivide fra le braccia di Aleksander, un moto di malinconia sembrò volerla divorare e guardò oltre quelle due figure che poi capì essere due semplici ragazzi capitati nella sua traiettoria.

Si andò a sedere su una delle panchine che fiancheggiavano il prato e chiuse gli occhi, avvertì una presenza alle spalle ma non ci fece troppo caso. Ripassò a mente ogni singolo momento, l'attacco alle spalle, l'uccisione del padre, il matrimonio, l'incendio e... Aleksander. Non ci fu modo di rimettere in ordine i pensieri, tanto meno i sentimenti che sembravano voler fare a cazzotti per decidere quale far emergere, nonostante il suo completo assorbimento dai pensieri riuscì a distinguere nuovamente quel rumore di passi che la fece voltare di scatto pronta ad attaccare chiunque si stesse avvicinando, solo che, rimase pietrificata quando si accorse che i passi che sentivano appartenevano ad una persona che conosceva bene.

<<Mosca è lontana Vik>> disse puntando gli occhi sull'uomo che si avvicinava sempre di più
<<Esistono gli aerei Evy, sai, grazie a quelli possiamo illuderci che varie città sono più vicine di quanto pensiamo>> rispose Viktor una volta che le fu di fronte, fece un sorriso sghembo Evelyn

<<Ti ha mandato lui?>> chiese infine, ma l'uomo scosse soltanto la testa senza emettere una parola, Evelyn, così fece per andarsene ma Viktor non era della sua stessa idea poiché la fermò chiudendo la sua mano intorno al braccio della ragazza
<<Possiamo parlare?>>

<<Hai avuto due anni per parlare con me Viktor>> ringhiò lei strattonando la presa
<<Ti ha mandato lui?>> domandò nuovamente

<<No Evelyn, sono venuto per vederti, per capire>>

<<Mi hai visto, bene, ora puoi anche tornare da dove sei venuto>>

<<Ti ho visto sì, ma non ti riconosco>> disse ancora Viktor guardando attentamente la ragazza
<<Che cazzo stai combinando?>>

<<Tu sei venuto qui, per chiedermi cosa sto facendo?>> disse sbigottita <<Sei serio Viktor?>>

<<Rafael Ferreira Evelyn? Adesso sono io a chiederti se sei seria>> abbaiò

<<Le notizie viaggiano veloci o è stato Aleksander a chiamarti?>>

<<Mi ha chiamato lui, in preda alla collera>>

Evelyn spalancò gli occhi esterrefatta dalle parole di Viktor, che avevano tutta l'aria di un rimprovero bello e buono, e la collera, prese il sopravvento.

<<Vieni qui, dopo due anni a farmi la paternale Viktor?>>

<<Sono qui perché sono preoccupato per te Evy>> le rispose lui, e lo era davvero, preoccupato, non poteva credere che la sua sorellina potesse aver fatto una cazzata di quel calibro 

<<Di cazzate ne hai fatte tante Evelyn, ma questa, le batte tutte>> diede poi voce ai suoi pensieri

<<Rafael non è diverso da Aleksander, quindi non capisco la tua preoccupazione>> si difese davanti alla verità delle parole di Viktor
<<E comunque so quel che faccio>> continuò

<<No che non lo sai tu non ti rendi conto di chi ti sei messa accanto>> la rimproverò ancora

<<Illuminami tu allora, dato che senti di conoscere mio marito, dimmelo tu chi mi sono messa accanto!>> sbottò Evelyn

<<Non spetta a me dirtelo, devi capirlo da sola Evelyn e spero che quando succeda non sia troppo tardi>> rispose lui facendo due passi indietro

<<Non osare muoverti!>> abbaiò Evelyn
<<Torni dopo due anni, inneschi dubbi e mi fai capire che Rafael è addirittura più cattivo di Aleksander e pretendi di andartene adesso? No! Tu non ti muovi da qui finché non parli!>> ordinò in seguito

<<Alek non è cattivo Evelyn, non lo è mai stato con te>>

<<No hai ragione, è stato più che cattivo, è stato crudele>> la voce le tremò mentre le parole fuoriuscivano dalle labbra e la mente era in balia dei ricordi
<<E' sparito, sono stata sei mesi a cercarlo, in ogni cazzo di buco, ho messo sottosopra una città Viktor, e lui non c'era, era a Mosca, e non ha mai pensato di parlarmi, di darmi uno stralcio di spiegazione>> continuò imperterrita mentre le immagini di lei distrutta le arrivavano forti tanto da farle male
<<Lo amavo Viktor, dovevamo sposarci, dovevamo vivere insieme e creare il nostro impero Viktor, ma lui mi ha tagliato fuori dalla sua vita, come se io fossi nulla>> una lacrima solitaria le solcò il volto, e per quanto lei fu veloce nel cancellarla Viktor se ne accorse e ne fu dispiaciuto.

Lui non poteva dirle il perché di quella fuga, e anche se l'avesse fatto era sicuro che lei non avrebbe creduto alle sue parole. Le posò una mano sulla guancia cercando di infonderle calore, ma lei scostò il viso sottraendosi al suo tocco
<<So che ti ha fatto male Evelyn e credimi quando ti dico che anche lui ha sofferto, e so perfettamente che non ho alcun diritto di dirti ciò che devio non devi fare, ma guardati attorno, e per favore fallo bene>> le disse prima di voltargli le spalle lasciandola lì, da sola con il peso delle parole che le gravavano sul cuore e sullo stomaco e le affollavano la mente.

EvelynDove le storie prendono vita. Scoprilo ora