<<Vuoi darmi delle spiegazioni Aleksander?>>
Strinse il pollice e l'indice sul naso sbuffando sonoramente <<Non sono cazzi tuoi Camille, tornatene in camera>> le ordinò in seguito
<<Quella puttana>>
Non fece in tempo a finire la frase Camille, che fu sbattuta contro la parete con la mano di Aleksander chiusa intorno al suo collo.
<<Senti ragazzina, impreca ancora una volta contro Evelyn e ti faccio fare la fine del topo>>
<<S...so..no i..o la tua fidanza...ta>> cercò di dire con voce strozzata Camille
<<Questo non significa che puoi permetterti di mettere bocca su Evelyn, Camille... tu non sarai mai lei, quindi statti al tuo posto>>
Lasciò la presa su Camille facendola cadere a terra. Uscì dallo studio e si diresse verso il garage, ma fu fermato dalla figura di suo fratello che gli rivolse un'occhiataccia.
Non parlò Viktor, si limitò a lanciargli la collana che Evelyn poco prima si era strappata dal collo.
<<Sei un coglione Aleksander>> si limitò a dirgli
Deglutì a fatica Aleksander e continuava a guardare la collana che si trovava sulla sua mano, tuttavia non rispose e sorpassò il fratello dirigendosi verso una delle sue macchine.
Sentiva il bisogno di uscire da quella villa, di evadere dal turbinio di pensieri che iniziarono ad affollargli la testa.
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Quando Evelyn arrivò a casa si fiondò dritta nella sua stanza, le lacrime scendevano copiose lungo il suo volto e camminava talmente veloce che non si rese conto di Rafael e di come aveva iniziato a seguirla.
<<Evelyn>>
La richiamò ma lei lo ignorò, o almeno cercò di farlo perché non appena entrò dentro la camera la mano di Rafael le impedì di chiudere la porta.
Rafael le afferrò il viso e la guardò attentamente <<Chi ti ha ridotta così?>>
Aleksander avrebbe voluto dirgli, ma sapeva bene che non poteva, così si limito a scostare il viso senza dare una risposta alla domanda di suo marito. Rafael tuttavia le prese le mani e l'accompagnò in bagno.
Nessuno dei due parlava, lui le sciacquò delicatamente il viso, l'abbracciò più volte quando si rese conto che il corpo di lei era scosso dai tremori, e dopo che ebbe finito l'accompagnò a letto e si sdraiarono insieme.
Le avvolse le braccia intorno e la strinse più che poteva <<Mi... mi dispiace Evelyn>> disse poi
<<Per cosa?>>
<<Per Edward, sono stato un bastardo e fai bene ad odiarmi>>
Evelyn sollevò lo sguardo su Rafael, occhi contro occhi, nessuno dei due parlò più. Non seppe spiegarsi perché ma lo sentiva sincero, e quelle scuse parvero scacciare via tutti i dubbi che aveva avuto su di lui.
Rafael la strinse finché lei non crollò in un sonno profondo, la guardò per tutto il tempo e si meravigliò di come la sua bellezza prevaleva anche quando aveva il viso affranto e gonfio per via delle lacrime.
Ne ammirò ogni tratto, gli occhi erano chiusi e rilassati, cercò di ricordare i momenti in cui li aveva visti allegri, e gli venne in mente solo quella volta che lui le fece trovare la moto nuova nel garage.
Ne aveva sentito la risata, e fu sicuro che per le sue orecchie era un suono celestiale, così si promise che quel suono sarebbe stato l'unico che voleva sentire nei prossimi giorni.
<<Chi ti ha fatto piangere amore mio?>> le chiese sussurrando, sapeva che lei non lo avrebbe sentito ed era sicuro che se anche l'avesse fatto non gli avrebbe comunque risposto.
Si rese conto di aver sbagliato tutto con lei, e se ne rese conto quando un singhiozzo, un altro, smorzò l'aria. Era stata cresciuta e addestrata a regola d'arte lui questo lo sapeva, ma solo quando vide le sue lacrime capì che Evelyn non era fatta d'acciaio, e che anche lei aveva un cuore dei sentimenti, che fu costretta però a soffocare a causa di suo padre.
Si chiese, dunque, chi avrebbe potuto far riemergere in lei tali sentimenti, ma non ci pensò più di tanto, la strinse più forte e le posò un bacio fra i capelli prima di cadere anche lui in un sonno profondo.