Capitolo 36

7.1K 291 9
                                    

POV di Henry

La poltrona di pelle verde scuro sulla quale sono seduto inizia a diventare scomoda per me, è troppo rigida. Una nuvola di fumo invade il mio campo visivo, che vizio del cazzo! Sono uno dei pochi "fortunati" a poter essere a casa di RJ, oltre alle puttane ovviamente. È mio cugino, mi ha parato il culo un numero infinito di volte, gli voglio bene, ma è una totale testa di cazzo. La sua vita è sempre stata troppo vuota, piena di traumi che lo hanno reso più strafottente e aggressivo della norma, e ha finito per interessarsi alla mia di vita, come fosse la sua. Conduce un'esistenza di sperperi e lusso grazie ai miei soldi, ma lavora per me meglio di chiunque altro. Spesso non ha avuto idee "pulite", è più portato a giocare sporco, però la sa lunga e questo ci ha sempre permesso di cavarcela. Di lui devo accettare il marcio e la grandiosità, è così. Alla fine dei conti è il fratello che non ho mai avuto. Spinge all'indietro una ciocca di capelli spettinati e aspira nuovamente la sigaretta che gli penzola tra le dita. È accasciato sul divano, le palpebre pesanti, ma il cervello sveglio come sempre.

"Allora aspetto tue notizie?" Gli chiedo alzandomi per andarmene.

"Ti chiamo io. Quell'artista da strapazzo sposterà la sua mostra del cazzo, con le buone o con le cattive. Credo lo convincerò con le buone." Si alza anche lui, per accompagnarmi, come al suo solito, alla porta.

"RJ non fare cazzate. Non siamo criminali." Gli dico scuotendo la testa, questi suoi modi di pensare mi infastidiscono.

Una ragazza completamente nuda ci passa affianco, lanciando un'occhiata di troppo a me e, sorridendomi maliziosa, si siede sul divano giocherellando con i suoi capelli biondi.

"Dimentichi che un breve ma intenso periodo della mia vita l'ho vissuto nel ghetto, amico." Dopo la sua solita scusa, si volta verso la ragazza leccandosi il labbro inferiore alla sua vista.

"Sì, ma non sei del ghetto quindi comportati da manager quale sei." Apro la porta, sapendo che è troppo distratto per ascoltare oltre le mie parole.

"Sì, certo. Magari riesco anche a commissionarti la mostra e fottiamo Sean." Un ghigno viene emesso dalle sue labbra umide, "Che idiota cornuto del cazzo!" Ride di nuovo, questa volta rumorosamente e si poggia alla porta che ho appena varcato.

"Dacci un taglio!" Alzo un po' la voce; sa che mi da fastidio quando butta in mezzo la faccenda di Amanda.

"Ehi ehi. Sei nervoso! Se vuoi ti presto Samantha." Continua a ridere.

"Non mi interessa." Rispondo freddo.

"Ah giusto! Preferisci limonarti la santarellina."

"Non parlare così di lei, chiaro?"

"Forse hai dimenticato per cosa ti serve. La stai trattando troppo bene, amico." Aspira del fumo socchiudendo le palpebre, "Dovevi lasciarla a casa mia, avrei pensato a ricordarglielo io." Lancia il mozzicone di sigaretta sulle aiuole davanti a noi e mi rivolge il più falso dei sorrisi.

La verità fa male in certi casi, verità che io a lei in parte ancora nascondo.

"Mi hai rotto il cazzo. Aspetto una tua chiamata." Gli rivolgo le spalle raggiungendo lentamente la mia auto.
Guardo il mazzo di chiavi tra le mie dita, mi era mancata tanto.

POV di Lily

«Domani inizi il lavoro? -H»

Digito in fretta la risposta affermativa. Quella di ieri è stata una giornata strana, non avevo avuto tempo di parlare con Harry nonostante i suoi messaggi. Alcune parole di Henry sul suo conto ancora mi frullano per la testa e non so se sono state frutto della rabbia a causa degli eventi del party, se sono state causate da gelosia nei miei confronti o dette semplicemente per ferirmi. Non mi sembra giusto dover rinunciare ad un'amicizia solo perché mi viene imposto. Harry si sta dimostrando un amico, una persona di cui potermi fidare. Ho bisogno di qualcuno su cui contare, soprattutto adesso che con Henry le cose non vanno sempre per il meglio. Il cellulare vibra di nuovo.

Gabbia d'oroWhere stories live. Discover now