Dedicata a -Elisabeth-
La festa della Nazionale, in teoria, avrebbe dovuto essere una di quelle serate leggere, da dimenticare facilmente, ma quella era ben lontana dall'essere una serata normale. La musica rimbombava nel locale, ma il mio cuore non riusciva a smettere di battere forte. Vederli insieme, mano nella mano, proprio davanti a me, era troppo. La mia migliore amica e uno dei miei ex. Due pezzi del mio passato che, evidentemente, avevano deciso di farsi beffe di me.
-Congratulazioni?- La mia voce, incredibilmente, suonava come una domanda. Ma davvero, che altro avrei potuto dire?
-Che bella coppietta che vedo davanti a me- commentò Gianluca al mio fianco, il suo tono sarcastico un mix di ironia e qualcosa che assomigliava alla frustrazione.Lo fissai cercando di capire se stesse scherzando o se fosse serio. Gianluca era il migliore amico di Davide, e Francesca, la sua ex, era da sempre la mia confidente. Eppure, non c'era più nulla di confidenziale tra di noi, non dopo quel bacio traditore che avevo visto scambiarsi in un angolo della sala.
-Ragazzi, veramente, lo sappiamo che magari è difficile da digerire- iniziò la mia migliore amica cercando di minimizzare la situazione.
-Ma va, tranquilla, siamo adulti, se vi amate a noi va bene. L'importante è che siate felici- risposi cercando di mantenere una calma che non sentivo nemmeno lontanamente. -Vero Gian?- dissi sperando di trovare una spalla su cui appoggiarmi.
-Sì, sì, come no- rispose lui l'ironia schioccante nelle sue parole, ma io non ero d'accordo. Così gli tirai una gomitata. -Ahia- si lamentò. -Comunque, scherzi a parte, Elisa ha ragione- aggiunse, ma il suo tono non era affatto convincente. -Ma ora vi lasciamo godere la serata.- disse prendendomi per il braccio con una forza che non mi lasciava spazio per protestare.I miei tacchi, troppo alti per correre, mi impedivano di seguirlo, così mi fermai, bloccata dal nervosismo e dalla frustrazione.
-Ti puoi calmare?- chiesi con il tono più acido di quanto avessi voluto.
-No- rispose secco afferrandomi con un gesto deciso e senza possibilità di risposta. Mi sollevò come un sacco di patate, senza alcuna gentilezza.
-Gian, mettimi giù adesso- cercai di mantenere la calma, ma la rabbia mi saliva in gola.
-Non ci penso nemmeno. Tu vuoi restare nel loro raggio? Non credo proprio. Quindi ora andiamo via- rispose più duro che mai, facendo accomodare me in macchina senza nemmeno chiedermi se fosse quello che volevo.Mi sistemai sulla sedia, sistemando i miei capelli e il vestito, ma non riuscivo a smettere di guardarlo, furiosa. Il respiro corto, il cuore che non si calmava.
-Si può sapere che ti è preso?- chiesi la voce che tremava di rabbia.
-Mi dà fastidio, Elisa. Davide ha rotto il codice dell'amicizia, e anche Francesca a quanto pare- disse a voce bassa ma incisiva.
-Ormai la vostra storia e la mia sono acqua passata- cercai di convincere me stessa più che lui.Gianluca mi guardò con una smorfia di disapprovazione, il suo sguardo intenso e lo sfiorare la fronte mi fece capire che non mi stava credendo. Non lo disse, ma la sua faccia gridava "Non ci posso credere".
-Lo so che te lo stai ripetendo nella testa, ma non è così facile, Elisa- rispose, infine, con un tono che non nascondeva un'ombra di amarezza. -Sai, lui è il mio migliore amico, ma vederli insieme no. Non ce la faccio.-
Si passò una mano tra i capelli, frustrato, ma dentro di me qualcosa stava esplodendo. Era un caos, il mio corpo era teso, le mani sudate.
-Davide ha avuto il coraggio di fare una cosa del genere, e io dovrei semplicemente dimenticare tutto come se nulla fosse?- sbottò, la sua voce che vibrava di rabbia.
-Lo so che è difficile- ammisi con il volto verso il parcheggio. -Ma ogni cosa ha una fine, Gianlu. E tu non hai bisogno di rimanere attaccato a quello che è stato. Se davvero lo fai, loro vincono. E io non voglio che tu sia quello che perde.-Le parole mi uscivano come un fiume in piena, ma non riuscivano a fermare il groviglio di emozioni che mi scuoteva. Gianluca mi guardò per un attimo, con quel mix di sguardo triste e arrabbiato che mi spezzava il cuore.
Poi, senza dire nulla, Gianluca uscì dalla macchina con un passo deciso. Il suono delle sue scarpe contro l'asfalto sembrò più forte del solito.
-Vieni, torniamo dentro- disse, senza esitazione. Non sembrava una proposta. Era un comando. -Tanto a loro non dà fastidio- aggiunse cercando di mascherare l'ironia, ma c'era qualcosa di più profondo nella sua voce.
Rientrammo nel locale, che sembrava più pieno di prima. La musica aveva preso un ritmo frenetico, la sala era in fermento, eppure dentro di me c'era solo silenzio. Ogni risata, ogni chiacchiera, sembravano lontane. La visione di Davide e Francesca, ancora abbracciati al centro della pista, mi trafiggeva come una lama. Il mio passato, il nostro passato, sembrava dissolversi davanti ai miei occhi.
Gianluca si fermò vicino a me, notando che il mio sguardo era fisso su di loro. Mise una mano sulla mia spalla, ma non riuscì a nascondere la frustrazione che si mescolava con la sua tristezza.
-E poi ero io quello che doveva farsene una ragione e che per te era acqua passata- sussurrò al mio orecchio come se avesse appena capito. -Ma non ti preoccupare Eli, a noi non interessa.- La sua voce cercava di rassicurarmi, ma c'era rabbia e delusione sotto quelle parole.
Annuii senza dire nulla, ma dentro di me sentivo qualcosa spezzarsi. Non riuscivo a distogliere lo sguardo, a ignorare il tradimento che stavo vedendo in faccia, la mia mente non smetteva di urlare contro me stessa per non aver visto quello che stava accadendo.
-Ma non ci importa, va bene. Andiamo a divertirci- disse cercando di distrarmi con una risata forzata.
-Divertirci?- risposi con un sorriso che non aveva nulla di genuino. -Ti avverto che sono una pessima ballerina.-
-Sì, sicurissimo- rispose lui ma il suo tono non tradiva nessuna sicurezza.
-Che hai in mente?- chiesi non potendo fare a meno di sentirmi persa.
-Niente, puro divertimento- rispose il suo sorriso di sfida che non riusciva a coprire il disagio che anche lui stava cercando di ignorare.Seguendolo mi sentivo come se stessimo cercando di fuggire da qualcosa che ci stava inseguendo, ma non avevo idea di cosa stessimo cercando davvero.
Quando la musica cambiò, diventando più intima, mi avvicinò a me durante un lento. La sua espressione era indecifrabile. Fissava i miei occhi con una intensità che mi fece gelare, e prima che potessi dire qualcosa, mi baciò. Il suo bacio non fu dolce, fu bruciante, carico di tutto ciò che non riuscivamo a dire, di tutto ciò che stavamo cercando di nascondere. Non fu una risposta a una passione, ma a una rabbia silenziosa che ci aveva avvolto.
Quando si staccò, mi guardò con un sorriso beffardo, come se avesse appena vinto una battaglia.
-Tanto non gli dà fastidio- disse lanciando uno sguardo a Davide e Francesca. Ma loro erano troppo lontani, troppo occupati a fare finta che tutto andasse bene.
-Già, non gli dà fastidio- sussurrai e senza pensarci troppo, lo tirai di nuovo verso le mie labbra.
Mi sentii come se fossi dentro una bolla, come se non ci fosse più nulla di reale intorno a me. Ma una domanda mi bruciava dentro: era davvero solo un atto di distrazione o qualcosa di più? Cosa significava davvero quel bacio?
-Forse le risposte che stiamo cercando non le avremo mai- disse Gianluca con uno sguardo che cercava di essere più sereno. -Ma loro si sono dati una possibilità. E noi dobbiamo accettarlo.-
-Non eri tu quello contrario fino a qualche minuto fa?- chiesi incredula.
-Non dopo questo bacio- rispose con un sorriso che aveva un sapore amaro.

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short story piloti e calciatori (RICHIESTE APERTE)
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